A un semaforo di Londra nacquero i “cartellini”
Ken Aston, arbitro inglese ebbe l’intuizione del giallo e del rosso. Fino ad allora si espelleva a voce, e i giocatori non volevano uscire
C’era un automobilista fermo al semaforo di Kensington High Street, a Londra, quel primo pomeriggio del 22 luglio 1966. Quel signore, due giorni prima, aveva visto dalla tribuna di un giocatore dell’Argentina, il capitano Antonio Rattin, rifiutarsi di uscire dal campo dopo che l’arbitro, il tedesco Rudolf Kreitlein, gli aveva “comunicato” verbalmente la sua espulsione nel corso del primo tempo del quarto di finale contro l’Inghilterra.
Già: a voce. Perchè così funzionava, all’epoca: il direttore di gara, davanti a un fallo particolarmente grave o ad una protesta ritenuta offensiva, diceva al giocatore che doveva considerarsi espulso e con il braccio teso gli indicava, con fare autoritario, la strada degli spogliatoi. Ma quel grande rifiuto di Rattin di uscire dal campo fece un tale scalpore tra i tifosi e sulla stampa che quell’uomo fermo al semaforo decise che era tempo di cambiare le regole.
Quell’automobilista fermo nel traffico di Londra si chiamava Ken Aston, ed era considerato uno dei migliori arbitri al mondo. Aveva 51 anni e a noi italiani stava particolarmente antipatico, perchè era stato lui, quattro anni prima, a sbatterci fuori dal Mondiale cileno proprio a vantaggio dei padroni di casa. Difficile dimenticarla, quella partita: dopo soli sette minuti di gioco Aston espulse il torinista Giorgio Ferrini, reo di un fallo di reazione contro il piccolo attaccante cileno Honorino Vera (in seguito il fischietto britannico cacciò fuori – ingiustamente – anche un altro giocatore italiano, Mario David). Analogamente a Rattín, anche Ferrini si rifiutò ostinatamente di uscire dal campo. Solo l’intervento minaccioso dei carabineros cileni, che non avevano propriamente un’aria da educande, convinse il centrocampista azzurro ad abbandonare il terreno di gioco.
Ma torniamo a quel pomeriggio di luglio, a quell’auto ferma al semaforo e a quell’uomo seduto al volante. Aston, quella giornata cilena, non l’aveva dimenticata e forse si era pentito dei suoi clamorosi errori di valutazione. In quel Mondiale era capo della commissione mondiale degli arbitri, e l’episodio della protesta urbi et orbi del capitano argentino Rattin lo fece meditare.
Tanto più quando seppe che Jack e Bobby Charlton erano stati ammoniti nella stessa partita ma avevano saputo del provvedimento a loro carico soltanto...leggendo i giornali: nessuno in campo se n’era accorto. Non si poteva più andare avanti, ogni partita rischiava seriamente di essere falsata.
Forse, pensò Aston, era ora di cambiare le regole, di introdurre un segnale chiaro per tutti, giocatori e pubblico, che indicasse senza equivoci il momento dell’espulsione. Per il bene dei giocatori stessi e dello spettacolo.
Sì, ma come? E qui entra in campo la leggenda, o almeno la verità come l’ha sempre raccontata lo stesso Aston. Seduto nella sua auto, quando scattò il semaforo verde, avrebbe avuto la folgorazione: perchè non utilizzare due cartellini colorati per indicare il provvedimento, in modo da renderlo visibile anche alla tv, che proprio in quegli anni iniziava a diventare principale veicolo di diffusione del football del mondo?
Dunque, siamo al semaforo: «Yellow: take it easy. Red: stop, you’re off». «Giallo: vacci piano. Rosso: basta, sei fuori!», il pensiero che avrebbe folgorato l’ex fischietto britannico. Per far avvettare l’idea alla Fifa e soprattutto per sperimentarla in campo dovettero passare altri quattro anni: il governo mondiale del calcio, infatti, non è mai stato noto per la celerità delle sue decisioni, specialmente quando c’è da cambiare lo status quo.
Si decise, alla fine, di introdurre la novità dei due cartellini a disposizione degli arbitri soltanto quattro anni dopo, al Mondiale messicano del 1970. Aston restò con il fiato sospeso fino al termine della kermesse, vinta dal Brasile sull’Italia: ma alla fine la novità ebbe pareri positivi.
IL PRIMO GIALLO
A chi toccò il primo cartellino fiallo della storia? Era il 31 maggio 1970, partita inagurale del Mundial tra i padroni di casa e l’Urss. Kathi Asatiani, centrocampista georgiano della Dinamo Tbilisi, al 32’ del primo tempo entrò fuori tempo sull’avversario, Pulido, gettandolo a terra. L’arbitro (un altro tedesco, dev’essere un destino) Tsesnchner, decide di estrarre il fatidico, e fino ad allora sconosciuto, cartellino giallo.
IL PRIMO ROSSO
Dovranno passare altri quattro anni per assistere alla prima espulsione decretata nel corso di un incontro internazionale. Accadde a Monaco 1974, nel match del girone preliminare tra la Germania Ovest e il Cile (a proposito di Aston). L’occasione fu data all’arbitro turco Babaçan da un violento fallo del cileno Carlos Caszely ai danni di Berti Vogts. In questo caso il baffuto attaccante cileno guardò senza capire bene quel rettangolino di cartone rosso rivolto contro di lui, scosse la testa e uscì mestamente – ma immediatamente – dal campo. L’idea di Aston funzionava alla grande.
E così, ogni Federazione cominciò così a introdurre la novità anche nei propri campionati nazionali.
La Federcalcio italiana l’accolse all’inizio campionato 1973-74, un anno prima dei Mondiali in Germania. La decisione, presa dal Consiglio Federale nel settembre 1973, fu illustrata in una circolare del Settore «rbitrale che disponeva come «l’arbitro deve mostrare cartoncino – giallo o rosso – al giocatore da ammonire o da espellere levandolo in alto in modo ben visibile da qualsiasi punto del terreno di gioco e quindi anche da parte degli spettatori».
Aston era un visionario. Introdusse anche la pratica di designare un arbitro sostituto che potesse prendere il posto dell'arbitro ufficiale in caso di infortunio di quest'ultimo (l’oderno quarto uomo). Propose inoltre di indicare precisamente nelle regole del calcio la pressione atmosferica che doveva avere il pallone. Nel 1974 introdusse inoltre l'uso della lavagna per indicare le sostituzioni, in modo da permettere ai giocatori e all'arbitro di capire più velocemente chi fosse il calciatore da sostituire. Aston divenne poi membro della Football Association e capo istruttore dell'American Youth Soccer Organisation. Nel 1997 fu nominato Membro dell'Ordine dell'Impero Britannico. Morì nel 2001 a Ilford, un sobborgo di Londra. Pensate se non fosse mai passato da quel semaforo. —