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Prato, lo sfogo di Paolo Toccafondi: «Questo è un calcio malato. Vi racconto come funzionano molti settori giovanili in serie C»

Prato, lo sfogo di Paolo Toccafondi: «Questo è un calcio malato. Vi racconto come funzionano molti settori giovanili in serie C»

L’ex presidente del Prato calcio dice la sua sui debiti di serie B e C. «I tifosi continuano a dire “meritiamo di più” ma non è possibile pretendere ancora la pappa scodellata»

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PRATO. Mentre la Prato calcistica agogna di tornare tra i professionisti, il Sole 24 Ore solleva il problema del calcio di provincia, in 5 anni Serie B e C perdono 1,5 miliardi ed è proprio l’ex presidente Paolo Toccafondi, ora fuori dalla mischia dopo l’esperienza a Livorno, a spiegare perché siamo arrivati a questi numeri, lui che 10 anni fa ha cercato di cambiare il sistema.

«Come sostenevo già 10 anni fa quando ero consigliere di Lega - ha scritto in un lungo sfogo su Facebook - la serie C è tecnicamente fallita, oggi la situazione si è aggravata, con anche la B in default a causa di una deriva dei costi dovuta all’ingresso di proprietà estere che il sistema ha subito munto, della A non né parlo perché fanno un altro sport, ma basta guardare i bilanci. I club continuano a fallire e a ripartire dai dilettanti salvo poi rifallire appena rientrano nei professionisti con costi insostenibili. In questo senso è emblematico il caso di Lucca che in meno di venti anni è saltata quattro volte! I figuranti di questo circo non hanno soluzioni o meglio non le cercano, faccio degli esempi: si parla di tagliare la C che non è sostenibile perché ha 60 squadre (ne aveva 108) e allora mi domando come mai la A e la B che ne hanno 20 sono ancora meno sostenibili? Si millantano riforme per l’attività giovanile quando appena due anni fa è stato tolto il vincolo sui giovani calciatori che ovviamente permetteva un minimo di tutela e programmazione degli investimenti. In C poi quasi le metà dei settori giovanili sono infiltrati da ragazzi per i quali le famiglie pagano direttori sportivi, allenatori compiacenti o il club stesso per tenere i ragazzi ad un livello che non gli compete. E poi ci meravigliamo che si sia abbassato il livello della squadra nazionale. Troppe ce ne sarebbero da dire».

E continua: «Sono fuori dal calcio per scelta personale, ma ogni tanto non riesco a trattenermi per la passione che ho sempre per questo mondo ormai deturpato e non sopporto l’ipocrisia e le continue cazzate che specialmente in questi mesi ogni anno si sentono raccontare. Gli utenti, i tifosi; drogati da cazzate continue propinate dal circo mediatico asservito, che non riescono a vivere la passione per la loro squadra in modo autentico e cosciente. Il club dovrebbe fungere da veicolo identitario di una comunità con le sue tradizioni e la sua storia, non necessariamente calcistica, attraverso la partecipazione diretta e costante nella gestione. Invece l’unica soddisfazione dei tifosi è data dalla masturbazione mentale di dover vincere ad ogni costo perché come si sente dire ovunque, "meritiamo di più". Questo purtroppo rimane un coro durante una contestazione che non conta niente. Io sostengo invece: meritatevi di più, meritatevi di vivere direttamente la vostra fede! Non è più possibile pretendere la pappa scodellata avuta per 100 anni, altrimenti meglio fallire (altra cazzata galattica, come dimostra Lucca). Il sistema non funziona più, o meglio non ha mai funzionato»

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