Prato, la Direzione del Pd si chiude nel caos. Contrordine: il congresso ora (forse) si farà
Mezzo partito contro la decisione del segretario Biagioni di far partire l’iter per l’assemblea degli iscritti. Lui spedisce la lettera, ma riformisti (e pure gli schleiniani) ribollono. Fossi stoppa tutto
PRATO. «Fermi tutti, compagni: datemi una settimana». Dopo cinque ore di discussione il segretario regionale Emiliano Fossi si dev’essere arreso all’evidenza: tra i dem pratesi ci sono troppe divisioni per pensare soluzioni alternative e sperimentali al caro, vecchio congresso anticipato che solo una settimana fa era stato mandato ufficialmente in pensione perché non c’erano i tempi tecnici.
Così Fossi si prende una settimana di tempo per pensarci, bloccando di fatto il percorso partecipativo con grande assemblea finale degli iscritti che avrebbe dovuto sostituirlo. Un percorso già in moto, con incontri già calendarizzati che adesso sono stati stoppati facendo agitare la base. A Prato, la dipanatura della matassa post commissariamento e post elezioni regionali rischia di spaccare a metà il Pd. Eppure sembrava tutto a posto. Dall’incontro fiorentino tra i vertici dem nazionali, regionali e pratesi era uscita una procedura inedita, proposta dal segretario provinciale Marco Biagioni, che sembrava aver ammansito tutti coloro che chiedevano da tempo il congresso anticipato. «Un processo inedito - spiegò Fossi - gli iscritti saranno chiamati prima a discutere e poi a decidere, in una grande assemblea finale che coinvolgerà tutto il corpo militante della città e della provincia. Il confronto riguarderà la definizione della linea politica sui principali temi nazionali e locali oltre che gli assetti organizzativi e la forma stessa del partito».
Una soluzione alla quale si era acconciato anche mister preferenza Matteo Biffoni, l’ex sindaco alla guida dei riformisti pratesi. «Il congresso è quello che volevano ma se come mi dicono - disse dopo l’incontro con Fossi, Furfaro e Biagioni - il congresso fisiologicamente arriverebbe a febbraio o marzo, penso che c’è un valore principale che è quello della città di Prato che andrà al voto a maggio». Insomma, discutiamo su tutto ma facciamolo in modo da arrivare preparati alle prossime, delicate elezioni. È questo che va dicendo da tempo Fossi: un argomento chiaro e semplice. Senonché a Prato qualcosa deve essersi inceppato, perché nella Direzione del 2 dicembre gli animi sono tornati ad accendersi di un fuoco che evidentemente non si è mai spento. I riformisti sono tornati all’attacco per le modalità con cui il segretario Biagioni ha anticipato la “sperimentazione” con una lettera inviata a tutti gli iscritti, senza discuterne prima con gli altri dirigenti del partito. Lo stesso Giosué Prestanti, da Carmignano, è tornato a presentare la domanda di congresso anticipato che aveva già presentato un mese fa, con firme bipartisan tra riformisti e schleiniani. Alla fine, la relazione con cui il segretario Biagioni intendeva spiegare le modalità di organizzazione del percorso partecipativo sarebbe potuta anche andare al voto ma, dicono i bene informati, avrebbe spaccato a metà i dem. Allora Fossi ha fatto l’unica cosa che poteva fare: ha fermato tutto e preso tempo per riflettere su quanto emerso dagli animi dei multiformi democratici pratesi. E anche per sincerarsi che davvero non si possa fare questo congresso anticipato che rischia di compromettere la preparazione della prossima campagna elettorale.
L’orditoio del Pd pratese lavora a pieno regime ma non tutti i fili hanno la stessa tensione e adesso rischiano di spezzarsi. Il muro alzato contro la “sperimentazione” sostitutiva e le nuove richieste di un congresso anticipato sono solo le più pesanti tra le richieste di attenzione che una larga parte del Pd pratese rivendica da tempo a livello regionale e nazionale. Se vuole rimettere in piedi il campo largo pratese e provare a vincere le prossime politiche, da Roma qualcuno dovrà ascoltare.
