Il ristoratore di Prato indagato per tentato omicidio: «Ho trovato un intruso nel locale»
Il cinquantenne che si è costituito dopo l’aggressione in via Medaglie d’Oro dice di aver subito un tentativo di furto
PRATO. Molti avevano pensato che fosse una lite finita male tra spacciatori di droga, e invece potrebbe essere una cosa del tutto diversa l’aggressione che ha ridotto in fin di vita un uomo dell’apparente età di 35 anni, trovato privo di sensi e con la testa rotta poco prima dell’alba di domenica 26 ottobre all’angolo tra via Medaglie d’Oro e via Pagli.
Ieri si è costituito ai carabinieri Massimo Cosmo, un ristoratore cinquantenne originario di Napoli, residente in provincia di Pistoia e titolare di ben quattro attività a Prato. Di fronte ai militari e poi durante un interrogatorio in Procura, assistito dall’avvocato Barbara Mercuri, ha ammesso di aver colpito l’uomo poi trovato per strada e ha raccontato una storia che ora è al vaglio degli inquirenti. Dice di aver sorpreso l’uomo senza nome (che è tuttora ricoverato nel reparto di Rianimazione del Santo Stefano) all’interno di uno dei suoi locali, il pub Hop’N Drop di via Terracini. Il locale era in fase di chiusura e insieme al titolare c’era una giovane donna, poi ascoltata come testimone. Il ristoratore dice che all’inizio ha pensato che l’intruso fosse entrato per rubare, ma la reazione dell’uomo che aveva di fronte gli ha poi fatto dubitare che fosse proprio così. Di fatto l’intruso sembrava non volersene andare e c’è stato un diverbio. Il ristoratore aggiunge che gli è venuto il dubbio che lo sconosciuto fosse stato mandato da qualcuno per danneggiare le sue attività. Così sarebbe andato a controllare anche i locali che gestisce in piazza Mercatale (il Wallace, il Chiccho d’Uva e le Antiche volte). Poi, mentre tornava a casa, sempre secondo la sua versione, avrebbe trovato il presunto ladro all’incrocio di via Medaglie d’Oro e lì la situazione è precipitata. Il trentacinquenne, forse di origini nordafricane (ma nemmeno su questo c’è certezza) ha avuto la peggio, è stato picchiato a sangue, ha probabilmente sbattuto la testa sull’asfalto e ha perso conoscenza. Il suo aggressore non lo ha soccorso, si è allontanato, salvo poi ripassare vicino all’incrocio dove ha visto che si erano radunate alcune persone e c’era un’ambulanza che stava soccorrendo il ferito.
La Procura non sembra propensa a credere a tutta questa storia e sono in corso accertamenti da parte del Nucleo investigativo dei carabinieri per ricostruire la vicenda, la sua dinamica e le sue motivazioni.
Il procuratore Luca Tescaroli ha subito disposto la perquisizione dell’abitazione del ristoratore, in provincia di Pistoia, e di uno dei locali da lui gestiti. I carabinieri hanno trovato un paio di scarpe con evidenti tracce di sangue e le hanno sequestrate. Verosimilmente non ci sarà bisogno di fare un esame del Dna, perché il cinquantenne ha già ammesso le proprie responsabilità. Per questo, e per il fatto di essersi spontaneamente costituito, non è scattato l’arresto. È comunque indagato a piede libero con l’accusa di tentato omicidio, che diventerebbe più pesante se il ferito non dovesse sopravvivere.
La decisione di costituirsi si spiega probabilmente anche con la consapevolezza che presto gli investigatori sarebbero arrivati a lui, avendo a disposizione le immagini delle telecamere che dovrebbero aver ripreso la sua auto che si avvicina all’incrocio dove è stato poi trovato l’uomo in fin di vita.
