Il Tirreno

Prato

La festa dei lavoratori

Prato, l’altro Primo maggio: in via Toscana si ricordano le sette vittime della Teresa Moda

di Paolo Nencioni

	La manifestazione in via Toscana a Prato
La manifestazione in via Toscana a Prato

La targa commemorativa distrutta e poi rimessa dal Sudd Cobas, l’intervento della polizia senza un apparente motivo, le tensioni coi proprietari dei capannoni: il Macrolotto è ancora una trincea

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PRATO. Un lunghissimo applauso ha accolto oggi, 1° maggio, la lettura dei nomi dei sette operai cinesi morti il 1° dicembre 2013 nell’incendio della confezione Teresa Moda di via Toscana al Macrolotto di Prato. Il sindacato Sudd Cobas ha voluto celebrare così la Festa dei lavoratori, mentre a qualche chilometro di distanza, a Montemurlo, si svolgeva la cerimonia istituzionale, una delle tre di carattere nazionale insieme a quelle di Roma e Palermo, che si è conclusa con l’intervento del segretario nazionale della Uil PierPaolo Bombardieri. Due piazze distanti più dei 13 chilometri che dividono le confezioni cinesi di via Toscana dal palco di Montemurlo. Da una parte tanti giovani con coi gilet gialli “8x5”, la rivendicazione della giornata lavorativa di 8 ore, 5 giorni alla settimana (utopia nelle piccole aziende a conduzione cinese); dall’altra i vertici dei sindacati confederali, la ministra del lavoro Marina Elvira Calderone, la madre di Luana D’Orazio per l’intitolazione della strada alla figlia morta sul lavoro quattro anni fa.

«Questa non è una guerra tra cinesi e pachistani – ha detto Sarah Caudiero del Sudd Cobas prima di leggere i nomi delle sette vittime di 12 anni fa – Ci sono solo due razze, quella di chi sfrutta e quella di chi è sfruttato».

Per due notti i sindacalisti e gli iscritti del Sudd Cobas hanno dovuto vegliare la targa commemorativa delle vittime della strage, perché dopo aver realizzato due aiuole, qualcuno le ha spianate con un furgone. I sindacalisti sospettano che siano stati i proprietari italiani dei capannoni affittati ai cinesi. Di fatto, a distanza di 12 anni, finora nessuno, compreso il Comune, aveva pensato di mettere una targa a ricordo delle vittime. E martedì in via Toscana è arrivata in forze la polizia per tentare di identificare, non si è capito bene per quale motivo, i presenti al presidio sindacale. Una situazione che ricorda da vicino quanto successo pochi giorni fa ad Ascoli, dove prima la polizia e poi la Municipale hanno identificato una fornaia che aveva esposto uno striscione per celebrare il 25 Aprile. I poliziotti in via Toscana hanno poi battuto in ritirata, ma il caso è ancora aperto.

«Quando morirono i sette operai cinesi – ha ricordato Sarah Caudiero – il Comune di Prato (allora guidato dal centrodestra, ndr) non ritenne opportuno proclamare il lutto cittadino. Ora si vuole cancellare anche la memoria di quella tragedia, ma noi non ci stiamo». A conclusione dell’intervento sono risuonate le note dell’Internazionale, in italiano, urdu e cinese. Ma la comunità cinese anche stavolta è stata ai margini. Nonostante si ricordassero sette vittime arrivate dello Zhejiang, solo due o tre cinesi si sono fermati all’inizio della strada, più per curiosità che come forma di partecipazione. Il solco tra i due mondi è ancora molto profondo.

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