Prato, ucciso e bruciato: condannato l’assassino di Jaador
Un marocchino di 51 anni dovrà scontare 14 anni e 10 mesi di reclusione
PRATO. Si è concluso con la condanna a 14 anni e 10 mesi di reclusione il processo nei confronti di Abdelhadi Hajjaj, il marocchino di 51 anni accusato di aver ucciso il tunisino Said Jaador, 36 anni, il cui corpo in avanzato stato di decomposizione (e in parte bruciato) fu trovato il 9 maggio dell’anno scorso in uno stabile abbandonato in via di San Paolo.
Said Jaador era scomparso nell’aprile dell’anno scorso e dopo qualche giorno fu l’ex moglie, italiana, a rivolgersi alla trasmissione “Chi l’ha visto?” perché temeva che gli fosse accaduto qualcosa. Un timore giustificato. Il 9 maggio infatti il corpo senza vita di Said, nudo e in parte bruciato per renderne più difficile l’identificazione, fu trovato nello stabile abbandonato, a poca distanza da quello dove, secondo la Procura, Jaador aveva condiviso una stanza con Abdelhadi Hajjaj. Sempre secondo la Procura, l’omicidio sarebbe avvenuto al culmine di una lite, forse per motivi economici. All’inizio Hajjaj si era dato da fare per cercare il connazionale, ma secondo gli inquirenti era solo un tentativo di depistaggio. Ex moglie e figlia della vittima si sono costituite parte civile con gli avvocati Katia Dottore Giachino e Francesco Coletta, mentre Hajjaj era difeso da Enrico Martini.
Nel corso del processo è stato ricordato che i carabinieri avevano già perquisito lo stabile di via San Paolo senza trovare niente e un secondo sopralluogo eseguito dopo qualche giorno portò alla scoperta del cadavere. A fare scattare l’omicidio potrebbe essere stata una lite per la spartizione di una certa somma di denaro che Hajjaj e Jaador avevano rubato qualche giorno prima a un cinese.