Il Tirreno

Prato

L’indagine

Prato, marchi dell’alta moda contraffatti: il pm chiede 29 anni di reclusione

di Massimo Donati
Prato, marchi dell’alta moda contraffatti: il pm chiede 29 anni di reclusione

In sei davanti al tribunale di Prato imputati di associazione a delinquere

14 maggio 2024
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PRATO. Soprattutto fibbie per cinture, ma anche borse, pendagli per cerniere, interi pezzi di stoffa e di pellame, scatole, sacchetti, etichette di stoffa e metalliche e certificati di garanzia. Il tutto, con i marchi contraffatti a regola d’arte delle più importanti aziende della moda italiane e internazionali. Decine di migliaia i pezzi che alla fine del 2017 erano stati sequestrati dalla guardia di finanza in aziende, magazzini, abitazioni ed anche auto tra la provincia di Prato e quella di Firenze. Al termine delle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, in sette era no stati rinviati a giudizio: 6 imputati di associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione e di ricettazione truffa, uno del reato di commercio di prodotti con segni falsi e di ricettazione.

Ieri mattina, concluso il dibattimento, davanti al tribunale collegiale di Prato è iniziata la discussione. Al termine della propria requisitoria, il pm Ester Nocera ha chiesto la condanna per i primi sei imputati e l’assoluzione per il settimo. Ritenendoli le figure principali dell’associazione, per gli imprenditori Emanuele Corrado, 53 anni, di Poggio a Caiano, Riccardo Bini, 50 anni, di Empoli, e Silvano Bartolo, 54 anni, di Carmignano, il pubblico ministero ha chiesto 6 anni e 3 mesi di reclusione. Per Michel Capra, 48 anni, di Carmignano, Andrea Monaco, 28 anni, di Poggio a Caiano, e Manuela Cambi, 69 anni, di Lastra a Signa, la pena richiesta è di 3 anni e 4 mesi di reclusione e 12mila euro di multa.

La pm ha invece chiesto l’assoluzione nei confronti di 41enne di origini marocchine (difeso dagli avvocati Fabio Generini e Francesco Stefani, del foro di Prato) ritenendo non sia stato provato il suo coinvolgimento nel traffico.

Nel processo si sono costituite parti civili tre società danneggiate: Gucci, Prada e Ferragamo (parti offese sono anche Yves Saint Laurent, Luouis Vuitton, Chanel, Christian Dior, Celine, Chloe, Balenciaga, Hermes, Fendi e Bulgari.

La sentenza è prevista l’8 luglio prossimo.

L’indagine, condotta per competenza dalla Dda di Firene, era una costola di quella che qualche anno fa ha portato alla condanna di Silvano Bartolo per un’estorsione ai danni di un paio di imprenditori di Poggio a Caiano. Nel corso di quelle indagini emersero elementi che facevano sospettare una produzione di fibbie per cinture con marchi contraffatti e scattarono una serie di perquisizioni che hanno poi portato al sequestro di decine di migliaia di pezzi di minuteria metallica e accessori, e quindi anche di cinture e borse complete...

Secondo gli inquirenti, al centro di tutto c’era la ditta “Co.Em.” di Emanuele Corrado, con sede a Carmignano, la cui attività era appunto quella di realizzare questo tipo di accessori. Lo stesso Corrado, insieme a Bartolo e Bini, è accusato di essere l’organizzatore del sistema, Bini anche di assemblare le fibbie al pellame, che poi sarebbe stato stoccato da Ammannati e Capra (nella fase di consegna e di ritiro).

Oltre alle migliaia di fibbie metalliche con impressi i marchi delle più prestigiose griffe della moda, durante le perquisizioni vennero scoperti anche gli stampi e i punzoni necessari per realizzarli. Oltre a decine di migliaia tra bottoni, cerniere lampo, etichette adesive con codici a barre, chiusure metalliche, ganci, tiralampo, cartellini ed etichette metallici, pendenti, certificati di garanzia e di originalità.


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