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Biglietto d’ingresso illegale per prendere in affitto i capannoni: un fenomeno diffuso

di Paolo Nencioni
Biglietto d’ingresso illegale per prendere in affitto i capannoni: un fenomeno diffuso

La Procura: molti proprietari di immobili al Macrolotto chiedono somme in nero per affittare ai cinesi. Il processo a due immobiliaristi è la punta dell’iceberg

17 novembre 2023
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PRATO. Per aprire un’attività nei capannoni del Macrolotto di Iolo, i pronto moda dove si parla solo cinese, meta ogni giorno di compratori da tutta Europa, bisogna pagare un salatissimo biglietto d’ingresso, la cosiddetta “buona entrata”, centinaia di migliaia di euro in nero a fondo perduto. Oltre ovviamente all’affitto, che non è a buon mercato. È l’oggetto di un procedimento penale nel quale sono imputati due immobiliaristi pratesi, marito e moglie, Alessandra Ducci ed Enrico Gatti, accusati di estorsione aggravata in concorso con un agente immobiliare, Lorenzo Gentili. Ieri mattina, 16 novembre, era fissata l’udienza preliminare davanti al gup Francesca Scarlatti per l’eventuale rinvio a giudizio, chiesto dai sostituti procuratori Vincenzo Nitti e Alessia Iacopini, ma l’udienza è stata rinviata al 9 maggio perché il fascicolo d’indagine è destinato a diventare più corposo. A un primo episodio di presunta estorsione, risalente al gennaio 2022, se ne aggiungeranno un’altra dozzina in seguito alle indagini della guardia di finanza. Bisognerà attendere l’esito di un incidente probatorio (il 24 novembre e il 22 dicembre) nel corso del quale verranno sentiti gli indagati (in questo filone è indagato anche un altro agente immobiliare) e otto testimoni cinesi.

La tesi sostenuta dalla Procura sulla base delle denunce finora arrivate è che gli immobiliaristi avrebbero chiesto il versamento di 400.000 euro in nero per ogni capannone affittato, a titolo di “buona entrata”. In un caso, quando erano già uscite alcune anticipazioni dell’inchiesta sui giornali, avrebbero adeguato un contratto di locazione senza chiedere l’obolo, ma raddoppiando l’importo dell’affitto da un giorno all’altro, così da incassare la stessa cifra che altrimenti avrebbero incassato con la “buona entrata”.

Quando hanno ricevuto gli avvisi di garanzia, i due immobiliaristi si sono presentati all’Agenzia delle entrate per versare 2 milioni di euro, cioè le tasse che avrebbero dovuto pagare sui 5,2 milioni calcolati dalla guardia di finanza come somma delle “buone entrate”. Il processo lo definiranno quasi certamente col rito abbreviato e la difesa sosterrà la tesi che non si può parlare di estorsione perché i confezionisti cinesi non erano obbligati a pagare. Potevano cercare altri capannoni. In realtà alla Procura risulta che la pratica della “buona entrata” sia diffusa praticamente ovunque nel Macrolotto e che di capannoni da affittare seguendo le regole del libero mercato forse non ce ne sia nemmeno uno.

In sostanza, il procedimento penale in corso in Tribunale, avrebbe soltanto fatto emergere la classica punta dell’iceberg.

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