Il Tirreno

Prato

Sequestrati 150 chili di fuochi d'artificio illegali

Carabinieri e Polizia municiaple di Prato con i fuochi d'artificio illegali sequestrati
Carabinieri e Polizia municiaple di Prato con i fuochi d'artificio illegali sequestrati

Carabinieri e Polizia municipale di Prato hanno denunciato i titolari di tre negozi che avevano messo in vendita i botti non corrispondenti alle norme di sicurezza

29 dicembre 2021
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PRATO. I Carabinieri  del Nucleo operativo radiomobile e personale dell’Ufficio ispettivo attività commerciali della Polizia Municipale di Prato hanno proceduto ad una serie di attività di controllo ispettivo nell’ambito del territorio della Provincia Pratese nei confronti di esercizi commerciali che come ricorre, all’avvicinarsi delle festività di chiusura dell’anno, pongono in vendita artifizi pirotecnici spesso contravvenendo alle severe regole previste dal testo unico di pubblica sicurezza. L’attività, sviluppatasi nel controllo di svariati esercizi, ha comportato il sequestro di circa 150 kg di materiale pirotecnico, nonché la denuncia in stato di libertà di 3 cittadini cinesi, rispettivamente di 31, 33 e 35 anni, che nell’ambito della gestione dei loro negozi di casalinghi e articoli vari posti in via Filzi e via Gora del Pero, avevano posto in vendita il materiale sequestrato esponendosi alle conseguenze penali dell’art. 678 cp1. Nella specifica circostanza i responsabili dei fatti avevano posto in vendita materiale pirotecnico della categoria F2 con coefficiente quantitativo di materiale esplodente superiore al limite oltre il quale la libera vendita non è consentita, necessitando invece la specifica licenza di P.S., ma aggravando ancor più la loro condotta nell’aver prodotto dei manufatti esplodenti, realizzati mettendo insieme anche 20 e 30 batterie pirotecniche che, seppur legali, in questo modo concretizzavano singole bombe di elevatissima e pericolosa potenza, vietate alla libera vendita. Tali artifici, così trasformati e alterati, avevano così vista alterata e rese inefficace la certificazione CE di cui erano muniti, non corrispondendo più di fatto al prodotto originario. I tre risponderanno del reato contestato alla Procura della Repubblica di Prato.

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