Pontedera, sei ore di attesa per ingessare il mignolo di un bambino: caos agli ambulatori ortopedici dell'ospedale
Molti anziani in attesa, tra visite programmate e arrivi dal pronto soccorso si crea un imbuto
PONTEDERA.Quasi sei ore di attesa per ingessare un dito mignolo fratturato a un bambino di nove anni. Almeno quattro ore per un controllo al braccio di una donna anziana rimasta ad aspettare in sedia a rotelle. E poi un uomo arrivato al pronto soccorso alle 6,45 e che alle 15,15 non era ancora stato chiamato in sala gessi e ambulatorio ortopedico. Storie di ordinaria follia all’ospedale di Pontedera “andate in scena” l’altro giorno in una sala d’attesa affollata. Da dietro la porta del reparto filtrava il fatto che i medici in servizio fossero pochi rispetto alla necessità di visite programmate e di casi in arrivo dal pronto soccorso da seguire. Giornata sfortunata che chi ha atteso non qualche nervosismo il proprio turno. Un imbuto organizzativo quasi sicuramente prodotto dal poco personale in servizio come sempre più spesso accade nella sanità italiana.
Perché il problema è sempre il solito. Non è colpa di chi è al lavoro e che si divide tra una medicazione, un consulto o un’informazione a chi spaesato cerca di capire come funziona un reparto. Non è colpa neppure di chi questa organizzazione la gestisce, perché i fondi a disposizione sono sempre meno per gli ospedali. Le Asl, a loro volta, devono far quadrare i conti rispetto a un budget regionale ogni anno meno florido. E proprio la Regione cerca di fare il meglio che può a fronte di tagli stabiliti dal Governo, ogni giorno accusato di voler favorire la sanità privata. Una concatenazione di giustificazioni che sa di scaricabarile mentre bambini e anziani aspettano il loro turno con sporadiche spiegazioni e, soprattutto, travolti dalle fatali e ovvie priorità in arrivo dal pronto soccorso, sperando che non accadano incidenti gravi che li fanno scorrere ulteriormente in fondo alla lista.
Di fronte alla sala gessi dell’ospedale di Pontedera, l’altro giorno, chi sperava di essere chiamato, sobbalzava ogni volta che sentiva arrivare nel corridoio una barella. «Gli ambulatori nella sala gessi sono tre – dice Luca Nardi, direttore dell’ospedale Felice Lotti di Pontedera – e di solito i medici in sevizio sono due o tre –. Può capitare che ci siano assenze e, probabilmente venerdì è stata una giornata complicata per questo. Come magari ci sono stati più casi urgenti che necessitavano di visite, oltre a quelli legati alle visite in ambulatorio. Su questo fronte abbiamo liste di attesa molto lunghe per le protesi ortopediche in un contesto di sofferenza per l’attività ambulatoriale. La nostra priorità riguarda l’attività operatoria, ma è indubbio che le visite di controllo siano fondamentali per i pazienti, ma anche che impallino il sistema».
Problemi comprensibili in una Sanità pubblica che ha bisogno di medici, infermieri, operatori socio sanitari, probabilmente anche di sale di attesa più grandi e aerate. Ma soprattutto ci sarebbe bisogno di più risorse per consentire la gestione in poco tempo di attività basilari come il gesso a un mignolo di un bambino, un normale controllo a un’anziana col braccio rotto o a un uomo con un problema a un braccio che arriva in pronto soccorso di prima mattina e che a metà pomeriggio è ancora lì che attende il suo turno.
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