San Miniato, la misteriosa scomparsa di Piera nelle mani di una criminologa toscana
I parenti dalla Sardegna si sono rivolti a Irene Peluso: «Faremo di tutto». La nipote: «Da oltre due mesi attendiamo risposte, chiediamo indagini approfondite»
SAN MINIATO. «Nostra zia Piera è scomparsa da più di due mesi e non essendo partita da noi la denuncia, non abbiamo mai avuto notizie dalle autorità e non sappiamo nemmeno se siano in corso delle indagini. Continuiamo a cercare risposte, senza puntare il dito contro nessuno: purtroppo mancano certezze anche per fare delle ipotesi. Nostra zia è davvero arrivata nel bosco? Chiediamo che siano ricostruiti i suoi spostamenti a partire dal sabato, il giorno prima della scomparsa, tramite celle telefoniche e telecamere di videosorveglianza».
Dalla Sardegna non si danno pace i familiari di Piera Pinna, 69enne residente col marito Remo Meli (84 anni) a San Miniato – dove la coppia aveva un’azienda agricola – e di cui lo stesso marito ha denunciato la scomparsa lo scorso 21 settembre. L’anziano ha raccontato che quella domenica mattina aveva accompagnato la moglie a cercare funghi a Medicina, piccolo paese circondato dai boschi sopra Pescia, di averla attesa in macchina per i suoi problemi di deambulazione e di non averla più vista tornare, fino ad allertare soccorsi e autorità.
Nessuno può ancora escludere che Piera si sia davvero persa nei boschi, o che magari sia caduta in un canalone, anche se ma nonostante il grande dispiegamento di forze, le ricerche effettuate ad ampio raggio in tutta la Valleriana nelle settimane successive alla scomparsa – sia quelle ufficiali con tanto di squadre a terra, unità cinofile, elicotteri e droni, che quelle organizzate dagli abitanti di Medicina a titolo volontario – non hanno portato a nessuna traccia. E questo lascia più di un interrogativo.
Un mistero che s’infittisce e addolora familiari e amici della donna, ma che attanaglia anche le comunità di Medicina, San Miniato ed Empoli, nel cui territorio si trova il chiosco dove Piera vendeva frutta e verdura. Le sorelle maggiori di Piera e le sue nipoti, dalla Sardegna, non si sono mai arrese. E come dimostrano le parole con cui inizia questo articolo, quelle della nipote Simona, figlia di Maria, una delle due sorelle, non hanno intenzione di cedere adesso. Così hanno dato vita alla pagina social “Cercando Piera Pinna”, «per continuare a parlare di lei, dei fatti, dei dubbi, delle incongruenze e di tutto quello che prima o poi verrà a galla». Un’incongruenza è quella del luogo della scomparsa: nella denuncia del marito (e del figlio, che però non c’era) la Madonna del Tamburino, mentre invece l’auto era stata parcheggiata nella zona di Pian di Galli. Difformità che di per sé potrebbe anche non avere significato.
Poi c’è il dettaglio del furgone che Piera usava sempre per spostarsi da casa al chiosco di Empoli, furgone che sabato 20 settembre è rimasto chiuso dentro il cancello del chiosco. Com’è tornata a casa Piera quella sera, se ci è tornata? Il marito ha ripetuto più volte di non sapersi spiegare cosa sia successo. Quella mattina, dalla macchina ogni tanto la chiamava e lei rispondeva, poi all’improvviso non più.
«Vogliamo solo fare luce sulla scomparsa di Piera e ritrovarla per dare finalmente pace a lei e alla sua famiglia» spiegano ancora i parenti del ramo sardo, che per non lasciare niente di intentato in questi giorni hanno affidato un incarico di consulenza alla criminologa lucchese Irene Peluso. «La famiglia è soffocata da un dolore assordante – dice l’esperta – la scomparsa dal nulla di un proprio caro è come un filo spinato intorno al cuore. Soprattutto dopo che lo straordinario dispiegamento di forze attivato per le ricerche non ha portato a niente. Non può essere bastata l’acqua a depistare una quindicina di unità cinofile. Assisterò la famiglia per tutti gli approfondimenti del caso, anche con l’aiuto di consulenti esterni. Per la geolocalizzazione e la ricostruzione di sabato e domenica dobbiamo aspettare l’autorità giudiziaria, ma faremo di tutto per dare pace alla famiglia». Chiediamo alla criminologa se sia già fatta un’idea. «Sì» risponde, «ma al momento non la posso dire».
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