Pontedera, non c’è la Fiera senza il croccante di Maria Assunta: i racconti della storica "chiccaia"
Maria Assunta Falorni Brogi, dietro al bancone da oltre 60 anni, è un punto di riferimento per la città della Vespa: «Qualcuno si stupisce di vedermi sempre qui ma non sono ancora pronta a lasciare la piazza»
PONTEDERA. «Buonasera, volevo una striscia di torrone, qualche gommosa e un sacchetto di brigidini da 5 euro. Si ricorda di noi, tutti gli anni veniamo». Sono le 18 e in centro non c’è poi tanta gente ma al banco davanti al Duomo, vicinissimo alla fontana, che vende i “chicchi” e che puntuale arriva in città con la Fiera, è un gran via vai. Marito e moglie se ne vanno soddisfatti e subito sbircia al di là del vetro un signore, alla ricerca di un pezzo di croccante. Ma non uno qualsiasi, quello di Maria Assunta Falorni Brogi.
«Come lo fa lei con le nocciole – dice – non lo fa nessuno. Si sente un profumino». E in effetti la ricetta fa parte dei segreti di famiglia, tramandati negli anni. «Ci vuole occhio – spiega Assunta – perché gli ingredienti sono pochi: acqua, zucchero e frutta secca. Tutto sta nel capire quando è il momento di levarlo dal fuoco. Se bruci il caramello, diventa amaro».
Maria Assunta, classe 1942, è la “chiccaia” storica di Pontedera, dietro il bancone da oltre 60 anni. Generazioni di pontederesi sono cresciuti tenendo d’occhio il suo camioncino bianco, assaporando i suoi torroni, puntando i piedi per farsi comprare le caramelle zuccherose o i lecca lecca. «Ho ereditato l’attività da mio suocero e mia suocera che iniziarono nel lontano 1949. Andavano alla Fiera di Lucca con un tandem e le cassette di noccioline attaccate al collo. Ma prima ancora – conferma – vendevano bomboloni sulla spiaggia e sigari alla menta trasportati in una sorta di lampioni affinché non si decomponessero e non perdessero in fragranza».
(Valeriano Brogi scomparso 16 anni fa con Assunta al banco alla Fiera di Pontedera in una foto di 25 anni fa)
Lei c’era quando le giostre attiravano i bambini in piazza Garibaldi e quando invece furono montate in piazza della Concordia. E il suo chiostro non mancava mai neppure quando il luna park si trasferì per qualche anno nel piazzale dello stadio. E, in passato addirittura ai Laghi Braccini. «Ero un’adolescente quando incontrai mio marito e comincia ad aiutarlo. Presi poi la licenza nel 1966 – continua Maria Assunta – e passammo da una a tre. Giravamo e continuo a farlo, oggi aiutata dai miei figli quando possono, per l’intera provincia di Pisa perché il nostro è un lavoro stagionale».
Una professione che entra nelle ossa, scorre nel sangue e che si accompagna a un senso del dovere che scandisce i giorni e i periodi. «Sono qui per la Fiera – conferma – ma il 15 agosto mi trovate sempre a Treggiaia». Per il suo compleanno si ferma a Cevoli, il secondo lunedì di settembre a Montefoscoli e poi Legoli, la sagra del coniglio a Parlascio, ovviamente la Fiera di San Costanzo a Ponsacco e decine di premi alla carriera che celebrano la sua presenza in vari paesi della Valdera.
Maria Assunta è una certezza, un punto di riferimento, e per la città della Vespa il simbolo di una festa che racconta le tradizioni e le radici storiche. «Ci sono nata, so cosa vuol dire fare l’ambulante», dice con semplicità, come se passare giornate intere a riempire buste e sacchetti di gommose o brigidini, fuori all’aperto, a 83 anni suonati, non fosse un’eccezione ma una splendida normalità. Instancabile Maria Assunta dispensa gentilezza e attenzioni. «Qualcuno si stupisce di vedermi sempre qui ma non sono ancora pronta a lasciare la piazza. Succederà quando non potrò più rimandare. Ma quando chiuderò non starò in casa, tra quattro mura. Andrò al mare», assicura. E tra un cliente e l’altro, affezionati da decenni, restano tanti ricordi, piramidi di dolci e leccornie, addormenta suocere, così si chiamano le mandorle pralinate, che si mischiano con i saluti, sorrisi che si accompagnano a richieste e guardano al passato di una città che cambia.
«I primi tempi i banchi erano 14, ora – aggiunge – ne sono rimasti tre o quattro. Il lavoro è diverso, Pontedera non è più come una volta. Le giostre sono al Cineplex e la Fiera, magari anche perché dura più giorni, ha perso un po’il suo appeal, almeno in centro dove non ci sono attrazioni. Forse un tempo era più sentita e vicina alla gente».
