Jonathan Canini show a “Dialoghi in Borgo” a Terricciola: gli inizi, la svolta e l’anticipazione sul prossimo spettacolo – Video
Grande partecipazione per l’attore toscano e fenomeno social nell’incontro della rassegna promossa da Il Tirreno e dal Comune: dal pubblico invocano i suoi personaggi più noti e lui risponde con un racconto imperdibile
TERRICCIOLA. «Son venuto da Santa Maria a Monte e non c’è Chiara Francini?». Riparte (e scherza) dall’incontro del giorno precedente Jonathan Canini, fenomeno social, fresco di 89 repliche con il suo spettacolo teatrale; anche se – ride – «son sempre le stesse persone in realtà che vengono…».
Subito show dal palco di “Dialoghi in Borgo”, la rassegna promossa da Il Tirreno e dal Comune di Terricciola nel borgo sulle colline della provincia di Pisa e che fino al 12 ottobre porterà sul palco attrici, comici scrittori e volti noti della scena nazionale. Dopo il giro nel borgo, tra selfie e bellezze del territorio, accompagnato dalla famiglia e dal sindaco Matteo Arcenni, l’incontro molto partecipato, intervistato dal vice caposervizio della redazione web del nostro quotidiano, Tommaso Silvi.
Gli inizi e la svolta
Ed è qui che ha riavvolto il nastro di una carriera già densa, nonostante la giovane età dell’artista toscano che dei nostri dialetti esalta le peculiarità con ironia, tracciando una vera e propria mappa che dalla provincia di Pisa arriva a Livorno e alla Lucchesia, per esempio.
«Ci trovavamo nel circolo del paese, che ha meno di mille abitanti: da lì l’idea di fondare un gruppo comico, i “Piccioni spennati”, con cui andare alle feste. E con il passare del tempo questi piccioni hanno preso il volo. Poi il lungometraggio che mi ha fatto capire che questa doveva essere la mia strada», racconta. Un percorso, quello verso il sogno chiamato mondo dello spettacolo, non semplice: «Lavoravo in falegnameria da babbo, poi come cameriere in un ristorante per comprarmi il materiale per girare i video. Non è stato semplice all’inizio, i video avevano poche visualizzazioni...», ricorda.
Poi la svolta: «A maggio ormai di qualche anno fa, eravamo nel bar del paese a San Donato. Facevamo il verso a un livornese che era appena entrato e fingevo un dialogo con tutti i nostri vernacoli: pubblicai un video alle 22. La mattina apro i social…». Ed ecco le migliaia di visualizzazioni tanto attese.
Il successo
Prima tappa di molte di un successo che non è soltanto social. «Con lo spettacolo “Cappuccetto Rozzo” sono state registrate 25mila presenze. A Empoli un’altra svolta: in platea c’erano addetti ai lavori importanti, la Prg di Firenze con cui ormai collaboriamo da anni». Momenti chiave, quelle porte scorrevoli che possono segnare una carriera: «Come l’incontro con Walter Santillo, da cui ho imparato molto».
Sui social, sul web e sul palco porta quella quotidianità genuina e ironica che contraddistingue la regione e non solo, ma c’è anche tanto della sua famiglia. «Per me è molto importante. All’inizio erano molto preoccupati, sapendo che parliamo di un ambiente molto particolare. Adesso partiamo con un furgone da sei posti con navigatori di quelli che ti mandano in quelle stradine strette... E anche sui miei personaggi sono stato molto “aiutato” dalla mia famiglia. Livorno, la provincia di Lucca, quando sei circondato da questi personaggi non serve neppure caricare troppo», sottolinea.
Gli spettacoli
Michele, Pamela e Simona, ma anche il “fattone”, l’anticiclone e molti altri: personaggi che grandi e piccini invocano dalla platea piena di gente. Social e teatro, come detto, con “Vado a vivere con me”, lo spettacolo di successo che però non è soltanto comico: «Racconta molto di me: ho tre gatti in casa, ho rischiato di mangiare una loro scatoletta l’altro giorno. E il 31 dicembre al teatro Politeama di Cascina si chiude un ciclo che mi ha permesso anche di varcare i confini toscani».
E il futuro? Nel 2026, il nuovo spettacolo. «Parlerà di bugie, ma non dico altro. Posso dire che però a vedere l’affetto del pubblico ogni volta mi commuovo: sarò sempre riconoscente. Ho alcune linea guida: non utilizzo un linguaggio volgare, anche visto il pubblico, e poi racconto ciò che vedo, la quotidianità, senza pensare al politicamente corretto. Il mio sogno? Continuare a vivere di ciò che mi piace, della mia passione, facendo ridere il pubblico».