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Pontedera, addio alla vecchia draga simbolo di una comunità

di Paola Silvi
Pontedera, addio alla vecchia draga simbolo di una comunità

L’intervento nel parco fluviale non cancellerà del tutto la memoria Giuseppe Lombardini ricorda la storia della struttura e dell’azienda

26 maggio 2024
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PONTEDERA. Scompare un luogo simbolo del paese, la draga al parco fluviale. «Quando ho messo piede qui dentro per la prima volta era il 1956. Avevo appena finito di studiare e indossavo ancora i pantaloni alla zuava». Da allora di acqua, non solo quella dell’Arno, che per decenni è stata il cuore della sua impresa, ne è passata sotto i ponti. E nei giorni in cui la draga, il terreno a La Rotta che ha ospitato per anni la sua azienda, sta per scomparire e per essere trasformato in un parcheggio, Giuseppe Lombardini, classe 1938, mente brillante e memoria di ferro, ripercorre le origini di quell’avamposto che ha fatto la storia della frazione pontederese, ha dato lavoro a tanti operai ed è diventato una testimonianza del legame tra i cittadini e il loro fiume. «Draga infatti – spiega l’imprenditore – è il nome della macchina per l’escavazione subacquea del fondale dell’Arno con cui estraevamo sabbia che, grazie a una sorta di teleferica dotata di una benna, veniva trasportata sulla terra ferma e utilizzata nel campo dell’edilizia».

La struttura, al centro di quel terreno incastonato tra la Tosco Romagnola, la golena e le case era pericolante da anni e da tempo gli abitanti chiedevano che quel posto risorgesse a nuova vita. Che da quello spazio dimenticato nascesse qualcosa di utile per tutti. Ora è il momento, ma nessuno dimentica quello che la draga ha significato per la città. Testimone silenziosa di un’attività, quella della Lombardini, trasferitasi poi a Gello e di un modo di sfruttare le risorse del fiume che si è rinnovato infinite volte. «La sabbia dell’Arno – aggiunge – era unica, pura e richiestissima da molte aziende. Negli anni Settanta però il Genio Civile ridusse le escavazioni nei fondali perché comportavano rischi strutturali ai ponti e delle tante ditte che esistevano lungo l’Arno fino a Firenze ne rimasero poche. Noi spostammo gli scavi nelle colline vicine ma non erano idonee così ci specializzammo nei gasdotti e nel trasporto dei materiali inerti». Qui però se qualche residente aveva bisogno di un sacco di sabbia poteva venire a prenderselo, Lombardini non diceva mai di no e sempre qui, grazie alla prontezza degli operai, l’alluvione è stata scongiurata più volte, evitando che l’acqua si abbattesse sulle case di Pietroconti e La Rotta.

«Succedeva spesso – racconta – ma negli anni Novanta fu memorabile. L’Arno era in piena e prima di chiudere la ditta mettemmo sacchini di sabbia a rinforzare i muri di recinzione. L’acqua arrivò fino all’ultimo ballino». Così proprio quando si avvicina l’addio definitivo all’ex draga, origine della fortuna di Lombardini e crocevia di centinaia di persone, i ricordi e gli annedotti si sommano. Con la svolta nel 2007 quando l’area fu acquistata dal Comune, guidato dal sindaco Paolo Marconcini, per 100mila euro. «Nel frattempo – dice – ero entrato come socio nella Beton Buz, oggi Beton Valdera e traslocammo l’azienda nella zona industriale di Gello». La Lombardini, che oggi conta quasi 30 dipendenti, collabora con società nazionali e internazionali per i lavori relativi alla distribuzione del gas e dell’acqua e per quello che riguarda i movimenti di terra, gli scavi, le arginature e i fossi. Non solo, presente nelle province di Pisa, Livorno e Grosseto, dove ha pure una sede distaccata, si occupa di demolizioni, autotrasporti, costruzioni di strade, di opere edili e in cemento armato. «Ma tutto è partito da La Rotta – conferma l’imprenditore che a 86 anni, continua ad andare in azienda alle 7 la mattina per uscirne alle 19 la sera – Gli affari, le situazioni favorevoli – conclude – vengono con la volontà, il sacrificio e la passione per quello che fai». Quello che cambierà è il volto e la funzione dell’area ormai in disuso da più di 15 anni. Una riqualificazione con parcheggi, che ne allontana il degrado demolendo il cadavere edilizio pericolante e rimuovendo i rottami di auto e i rifiuti. Ma il doppio intervento non cancellerà la memoria. «L’idea – spiega Marco Salvadori, consigliere comunale – è quella di raccontare il passato con immagini e installazioni che riproducono le foto storiche della draga e diano il senso di ciò che è stata questa impresa per il territorio».

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