Il Tirreno

Pontedera

Manifesto anti-gender rimosso dalla piazza tra le polemiche

di Paola Silvi
Manifesto anti-gender rimosso dalla piazza tra le  polemiche

Il Comune emette un’ordinanza che fa discutere

05 ottobre 2022
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PONTEDERA. In meno di due giorni il Comune di Pontedera ha emesso un'ordinanza e rimosso il manifesto, in piazza Alberto Dalla Chiesa – quella dei pullman, per intenderci – a sostegno della campagna #stopgender.

Il manifesto, a firma dell'associazione Pro Vita e Famiglia ritraeva un bambino imbronciato a cui due mani vogliono mettere rossetto e fiocco rosa.

«Purtroppo quel manifesto si basa su un falso assunto, che è quello della diffusione di un’ipotetica “teoria gender” che nella realtà non esiste. Il fatto che riporti una visione fuorviante legata agli orientamenti di genere e una rappresentazione falsa e lesiva dell'identità – spiega l'assessora alle politiche sociali del Comune di Pontedera, Carla Cocilova – lo dimostra anche il fatto che abbiamo ricevuto molte segnalazioni di persone che si sono sentite colpite dall’esposizione. Inoltre utilizza in modo strumentale l’immagine di un bambino».

Nell'ordinanza si fa riferimento alle norme in vigore, in particolare quella del codice delle strada dove “è vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche».

E la normativa è ripresa sia dal regolamento della polizia urbana che da quello comunale sull’occupazione del suolo pubblico e di esposizione pubblicitaria. Ma se il cartellone scompare restano le prese di posizione di chi è contrario a questa mossa. E il dibattito non accenna a placarsi.

«Il manifesto non è sessista o violento, non diffonde stereotipi di genere offensivi né tantomeno è discriminatorio. Solo un'interpretazione di parte – ribatte Angelo Mandelli – lo può ritenere lesivo di qualsivoglia diritto. Solo l’atteggiamento dispotico e antidemocratico di certa gente di sinistra può far rimuovere questi manifesti dalle pubbliche strade».

Dello stesso parere l’associazione “Family day-difendiamo i nostri figli” che sottolinea come «l'affissione semmai rafforzi la difesa dei diritti dei più deboli». E il referente regionale Arduino Aldo Ciappi aggiunge: «Riguardo alla questione dell’identità sessuale e la teoria secondo la quale sarebbe possibile cambiarla attraverso percorsi psicologici, farmaceutici o chirurgici, si deve ricordare quanto sta avvenendo in quei paesi dove tali strade sono state già intraprese con risultati talora devastanti per la salute dei bimbi e con ampi contenziosi giudiziari attivati dai genitori. Il Comune, con questo grave atto di censura della libertà, fa emergere tutto il proprio timore di confrontarsi con chi la pensi diversamente».


 

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