Trecento euro e Minù trova una famiglia
Lacrime all’asta per salvare il barboncino toy L’acquirente: contenta, ma situazione assurda
PISA. Duecento euro. Poi duecentodieci. Un altro possibile compratore alza la mano. Duecentoventi. E così per altre poche decine di secondi. Il prezzo schizza a trecento euro. Le braccia continuano ad alzarsi, il valore a salire. Mentre lei è lì.
Accovacciata tra le braccia di quella che per due giorni è stata la sua madre adottiva. O meglio, la custode giudiziaria di un "bene" finito all'asta dopo un pignoramento. I movimenti del banditore sono veloci. Indica gli offerenti, sviscera a ripetizioni cifre. Duecentosettanta, duecentottanta euro.
Nella grande sala dell'Istituto di vendite giudiziarie di Pisa cala il silenzio. Basta alzare un braccio e il prezzo aumenta. Il banditore avverte: «Adesso non si scherza più. Occorre attenzione e tatto». Certo, perché dopo aver battuto e venduto una sedia a dondolo, martelli demolitori, decespugliatori, tavoli e vasi adesso è la volta di un cane. Minù, come è stata chiamata dall'associazione Code nel cuore onlus di San Giuliano Terme che da giovedì scorso ha in custodia giudiziaria quel barboncino toy di otto anni pignorato ad un allevamento di Villa Campanile e finito all'asta con una base di 200 euro. «Non può essere considerato un animale da affezione perché cresciuto per scopo di lucro», spiegano i rappresentanti dell'Istituto alle volontarie dell'associazione animalista che cercano di resistere alla vendita. «È una vergogna - sentenzia Cristina Perri, presidente della Onlus - Il codice penale prevede dure pene per chi maltratta gli animali e invece il codice civile accomuna un cane ad un oggetto qualsiasi». Gli occhi del banditore seguono veloci gli scaltri movimenti dei compratori. Il martelletto di legno fatica ad abbattersi sul tavolo. Le offerte continuano ad alzarsi. Minù osserva dall'alto di un piccolo palco dove è "esposta" i movimenti repentini degli eventuali compratori.
Dalle braccia di Angela Arena, volontaria dell'associazione animalista e temporanea affidataria del cane, scruta quelle figure che si affannano per aggiudicarsela. Quasi ad immaginare le mani che tra pochi minuti le si avvicineranno per accarezzare il candido pelo che ricopre il suo corpicino. Attorno a lei mobili, attrezzi agricoli ed edili. Ai margini della grande sala dove sono presenti una settantina di persone sono sistemati uno stock di grucce e uno di olio. E poi vini, abiti, caschi da motociclista e scarpe.
Duecentonovanta euro. Poi trecento. Le braccia degli acquirenti adesso faticano ad alzarsi. Il banditore indica una ragazza. «Trecento e uno, trecento e due. Aggiudicato». Il suono cupo del martelletto precede le lacrime di Francesca Bartelletti Fiorentini, trentenne di Pietrasanta, titolare di un'azienda agricola, che si è aggiudicata un'asta particolare, ma non inedita. «Oltre trent’anni fa - ricorda Virgilio Luvisotti, direttore dell'Istituto - abbiamo venduto all'asta un'orsa tibetana che, dopo una raccolta fondi, è stata comprata dal Comune di Pisa. Oggi (ieri per chi legge, ndr) partecipiamo tutti alla salvaguardia dell'animale». Le sue condizioni fisiche non sono delle migliori e per questo l'associazione di San Giuliano Terme ha promosso una colletta a cui hanno partecipato anche i dipendenti dell'Istituto di vendite giudiziarie per sostenere “l'acquisto” da parte di una persona affidabile. «Ho appreso dal web questa vicenda e sono contenta per come sia finita, ma è comunque una situazione assurda», commenta la trentenne mentre consegna i documenti al personale dell'Istituto. Ancora lacrime. Mescolate questa volta ai sorrisi delle attiviste animaliste. «Meglio non poteva andare - sottolineano - Minù adesso avrà una vera casa e sarà circondata dal calore di una famiglia». Una tappa dal veterinario precederà l'arrivo a Pietrasanta, dove Minù condividerà con un altro barboncino e tre gatti la sua nuova vita. Decretata dal colpo di un martelletto e da una somma di denaro versata con il cuore.
Danilo Renzullo
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