L’intervento
Multata mentre paga il parcheggio: «Ora costretta al giudice di pace»
Il caso a Pistoia, racconta l’avvocata toscana: «Questione di pochi secondi e intanto il verbale è arrivato prima di conoscere l’esito dell’istanza di autotutela»
PISTOIA. Un'ausiliaria del traffico forse troppo zelante e una burocrazia a dir poco bizantina. Il risultato? Una grande quantità di disagi e perdite di tempo. La vicenda inizia lo scorso 18 giugno alle 14,59 quando un'automobilista si è vista comminare una sanzione per aver sostato negli stalli a pagamento «senza aver effettuato il pagamento prescritto» proprio nel momento in cui stava però effettuando tale pagamento.
Questione di secondi insomma che però stanno facendo perdere ore e ore di lavoro alla malcapitata automobilista. Teatro di questo episodio ai limiti del paradossale, la zona di Porta al Borgo, in un assolato pomeriggio di fine giugno. Il tutto ha inizio quando l'avvocata pistoiese Roberta Fioretti (solo omonima di chi scrive, nda) parcheggia la sua autovettura in uno stallo a pagamento. «Scesa dall’auto – dice la protagonista di questa storia – mi sono recata presso il parchimetro più vicino, che distava qualche decina di metri per pagare i diritti di sosta. Non appena ho introdotto però le monete, l'apparecchio ha iniziato a fare i capricci e questo magari mi ha fatto perdere alcuni secondi che, nello svolgimento della vicenda, si sono rivelati decisivi. Quando sono infatti tornata alla vettura per esporre all'interno dell'abitacolo il biglietto che dimostra l'avvenuto pagamento, ho trovato un'ausiliaria del traffico che aveva ancora in mano il verbale appena redatto. Immediatamente le ho mostrato il ticket dove è riportato l'orario delle ore 15 come inizio sosta, sottolineando che prima di elevare la multa avrebbe dovuto e potuto accertarsi che non vi fosse nessuno intento al pagamento. Nonostante ciò l'ausiliaria non ha voluto sentir ragioni dicendo che una volta che la sanzione è stata emessa lei non ha più potere di tornare sui suoi passi».
Fra le due donne nasce quindi un civile confronto, che non contribuisce però ad avvicinare le posizioni. «L'unica cosa che l'ausiliaria mi ha detto, senza peraltro voler mettere a verbale le mie dichiarazioni è che avrei potuto fare ricorso nei modi previsti dalla legge. A nulla è valsa l’evidenza che gli orari della multa e del pagamento in pratica coincidessero e che io non avevo quindi lasciato l'auto in sosta infischiandomene delle regole ma che ero semplicemente scesa dall'auto per andare a mettere le monete nel parchimetro».
Cosa ha fatto
Sconsolata per l'accaduto la professionista non si è comunque persa d'animo, facendo subito mente locale per individuare la soluzione migliore per uscire da questa impasse. «Il primo passo che ho deciso di compiere è stato il ricorso in autotutela. È semplice e gratuito e, ritenendo la questione di pronta e facile risoluzione, ho ritenuto questa procedura la più idonea da seguire». Malgrado il buon senso l'abbia consigliata in questo modo, l'avvocata capisce che la sua vicenda, invece che chiarirsi, si stia ingarbugliando sempre di più. «Con mia grande sorpresa mi sono vista recapitare a mezzo pec il verbale di contestazione della sanzione prima ancora di conoscere l'esito della mia istanza di autotutela che, comunque, è stata respinta con una motivazione sibillina: «Le motivazioni relativamente alla fattispecie contestata non sono valutabili dal comando accertatore». Verosimilmente la polizia locale mette per così dire le mani avanti perché, qualora il verbale dovesse essere notificato oltre 90 giorni dall'accertamento, decade dalla sua efficacia. Ora, per l'assurda burocrazia che non lascia spazio al buon senso, mi trovo costretta ad adire al giudice di pace».
Come funziona
Il cittadino infatti, entro 30 giorni dalla notifica del verbale, può fare ricorso davanti al giudice di pace competente per territorio. Nei casi di sanzioni sotto i 1.100 euro, il costo del contributo unificato è di 43 euro a cui bisogna però sommare le spese legali per un professionista che si occupi della pratica. Queste spese molto spesso restano a carico del cittadino anche nel caso in cui il giudice di pace accolga il ricorso. Altra alternativa è il ricorso al prefetto che può essere inoltrato entro 60 giorni dalla notifica del verbale. In questo caso non ci sono spese da sostenere. Se però il prefetto non accoglie il ricorso, la sanzione raddoppia. Anche in questo caso, la stragrande maggioranza dei cittadini è comunque costretta a rivolgersi a un professionista che segua la pratica. Ne consegue che molto spesso i cittadini si astengono dal fare ricorsi valutando che a ragione «il gioco non valga la candela».
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