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Il caso

Sant’Alessio, residenti e Legambiente contro Giorgio Tesi: «Abusi edilizi nel vivaio»

di Lorenzo Carducci
Sant’Alessio, residenti e Legambiente contro Giorgio Tesi: «Abusi edilizi nel vivaio»

Il Tar si dovrà esprimere sull’ordinanza di demolizione di serre e colture a vaso emessa dal Comune a seguito degli esposti

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PISTOIA. Sostenuti da Legambiente, i residenti della zona di Sant’Alessio in Bigiano si dicono pronti a dare battaglia. Affinché «la vasta area a vivaio di proprietà di Giorgio Tesi Group e di una nota famiglia pistoiese», segnata da presunti abusi edilizi, venga acquisita gratuitamente dal Comune e restituita alla collettività. Ma la battaglia sui dieci ettari compresi tra via dell’Amicizia, via di Bigiano e Castel dei Bovani, via Alta e via di Sant’Alessio (non lontano dal campo sportivo Edy Morandi di Pistoia Nord) è già cominciata da quasi un anno.

Da quando, a seguito degli esposti presentati dai cittadini e da Legambiente, ad agosto dell’anno scorso l’amministrazione ha avviato il contenzioso amministrativo che ha prodotto un’ordinanza di demolizione «degli abusi edilizi che riguardano colture in vaso, tre serre agricole, un bacino d’irrigazione e due capanni agricoli». Un’ordinanza contro la quale Tesi ha fatto ricorso al Tar di Firenze, che si dovrà pronunciare sul caso. Sul filone legale Legambiente sostiene che «non avendo i ricorrenti (Giorgio Tesi e gli altri proprietari del terreno) provveduto alla rimozione dei presunti abusi nei tempi di legge, l’ordinanza del Comune è divenuta esecutiva e l’amministrazione dovrebbe iniziare la pratica d’acquisizione a titolo gratuito di questa area di pregio». Il cuore della vicenda però supera i confini burocratici per abbracciare il più ampio tema della destinazione di questo pezzo di campagna «a valenza paesaggistica e naturalistica, circondata dalle cosiddette “mura verdi” citate nel piano strutturale vigente».

«In questa zona, sono presenti aree naturalistiche, attraversate da “percorsi vita” che esaltano lo storico impianto della viabilità extraurbana che in effetti male si adatta agli imponenti mezzi di trasporto che frequentano i vivai di grandi dimensioni. E che infatti transitano nella stretta via dell’Amicizia e all’inizio di via di Sant’Alessio arrecando disagio ai residenti – sottolinea l’associazione presieduta da Antonio Sessa – Nell’area delle “mura verdi”, oggi e da più di 10 anni, non sono ammesse le coltivazioni in contenitore. Quest’area è collocata al margine urbano e la natura del paesaggio e del territorio unitamente all’attività agricola tradizionale svolgono due funzioni: quella di protezione ecologica dell’intera città e di compensazione della carenza del verde cittadino. È a causa di ciò che la zona suscita l’interesse anche da parte degli abitanti delle aree più densamente abitate, che hanno individuato in Sant’Alessio un luogo privilegiato in cui poter fruire di spazi aperti per passeggiate, corse, gite in bicicletta, passeggiate a cavallo o con i cani».

In sostanza, secondo l’ente ambientalista e il comitato spontaneo di residenti, la Giorgio Tesi sta gestendo il vivaio in contrasto con la vocazione rurale dei terreni. E infatti di recente hanno presentato un ulteriore esposto sulla recinzione, definita «particolarmente impattante a livello ambientale e realizzata senza rispettare quanto previsto dal regolamento urbanistico regionale». «E non è finita qui» aggiungo gli attivisti alludendo ad altri esposti che starebbero per arrivare, relativi a «modificazioni sostanziali all’assetto idrogeologico della zona che vede le strade a valle allagarsi a causa dell’impermeabilizzazione del terreno, ricoperto in parte da nylon e in parte da massicci strati di ghiaia eccedenti le misure consentite». Legambiente e i residenti «si aspettano una difesa di questa area da parte del Comune e il mantenimento di destinazione d’uso preesistente, perché la coltivazione a vivaio, specie poi se in contenitore, è più impattante della coltivazione tradizionale».

«L’azienda vivaistica, finora difesa dallo studio Cannizzaro, ha fatto presente che la coltura in vaso in quel terreno c’è sempre stata fin da quando non c’erano norme che la vietassero, ma la sostanza non cambia perché lo scempio di una distesa di ghiaia compatta al posto dell’erba è evidente e gli abusi edilizi ci sono, anche se sembrano volersi nascondere dietro a una “gabbia”» insistono ambientalisti e abitanti. Tesi, contattata dal Tirreno, si riserva di rispondere nei prossimi giorni. Molto del futuro del vivaio dipenderà dalla decisione del Tar, anche se Legambiente immagina già un domani diverso. «Qualsiasi soluzione sarebbe auspicabile rispetto alla situazione attuale e alla distesa di plastica che si disperde nell’ambiente circostante e inquina il vicino Rio Diecine, che confluisce nella Brana – conclude l’associazione – la Giorgio Tesi avrebbe dovuto mostrare più attenzione e sensibilità nei confronti dei residenti che, aiutati da Legambiente, sono pronti a sostenere le ragioni del Comune davanti alla giustizia amministrativa. 

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