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Pistoia, stop ai contratti di assunzione: restano scoperte 162 cattedre

Pistoia, stop ai contratti di assunzione: restano scoperte 162 cattedre

Cgil all’attacco sul ricorso ai precari a tempo determinato

27 agosto 2024
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PISTOIA. Ben 162 le cattedre che quest’anno resteranno vacanti nelle scuole della provincia di Pistoia. Un’emergenza che verrà tamponata, ancora una volta, con il ricorso ai contratti a tempo determinato agli insegnanti precari.

A lanciare l’allarme, è il sindacato Fli Cgil, per voce della segretaria generale provinciale Lucia Bagnoli, che punta il dito contro le scelte del ministero. «Alla luce del numero dei posti che verranno stabilizzati con contratto a tempo indeterminato per il personale della scuola, sia ata che docente – denuncia – ancora siamo lontani dai numeri effettivi che servono per far funzionare la scuola. Tant’è che si dovrà ricorrere come al solito a un congruo numero di unità in organico di fatto, cioè con contratto a tempo determinato».

Bagnoli spiega che ieri si è conclusa parte delle operazioni relative ai ruoli dei docenti. Nella provincia di Pistoia, che conta 38 istituzioni scolastiche, fra istituti comprensivi, istituti superiori e un omnicomprensivo, resteranno, come detto, 162 posti vacanti per i quali non saranno stipulati contratti a tempo indeterminato.

«Se da un lato il ministro Valditara ha promesso di garantire la continuità, in particolare sugli alunni disabili – lamenta la segretaria della Fli Cgil – ecco che nella nostra provincia avremo sì la stabilizzazione dei docenti di sostegno, con contratto a tempo indeterminato per 44 posti fra tutti gli ordini e gradi, ma 614 posti in organico di diritto e 928 in organico di fatto (ad oggi) sono numeri che non possono garantire la continuità tanto sbandierata da questo governo, né tanto meno la serenità degli alunni più deboli della scuola, né quella dei loro docenti».

Per quanto riguarda i 162 posti che resteranno liberi sono frutto della decisione del governo di limitare le nuove assunzioni a livello nazionale a 45mila unità, nonostante siano disponibili oltre 64mila posti vacanti.

«Tale scelta ha creato disappunto e disagio tra i docenti precari che, pur avendo superato con successo i concorsi, rischiano di rimanere ancora una volta “congelati” nella precarietà – aggiunge Bagnoli – In particolare quelli che hanno superato il concorso ordinario bandito nel 2020, inizialmente rinviato a causa dell’emergenza sanitaria, che poi è stato espletato dal 2022 in avanti, fino alla conclusione con la pubblicazione delle graduatorie, che sono diventate ad esaurimento, seppur con alcuni limiti. Il problema si è creato con i concorsi banditi nel dicembre 2023 legati al Pnrr, e che. proprio per questo collegamento, hanno surclassato i precedenti concorsi e la priorità delle assunzioni è stata data a queste graduatorie. Quindi, paradossalmente, chi ha superato il concorso precedente viene superato da chi ha superato quello più recente».

Non è tutto. Nel mirino del sindacato anche il fatto che nonostante i numerosi posti vacanti il ministro ha deciso di non stabilizzare tutti gli insegnanti presenti in graduatoria e di bandire ulteriori concorsi in autunno, sempre legati al Pnrr.

« I docenti che hanno superato i concorsi negli anni scorsi – spiega allarmata Lucia Bagnoli – rischiano di non entrare a tempo indeterminato, buttando alle ortiche la loro esperienza e il superamento del concorso ordinario. Dietro pressioni sindacali, il ministro ha promesso lo scorrimento delle graduatorie fino a dicembre, ma questo non può bastare. È evidente che l’indizione di nuovi concorsi rischia di penalizzare i precari vincitori di concorso perché i posti vacanti vengono riservati per futuri concorsi, lasciando di fatto senza posto chi è in attesa da anni e ha già dimostrato la propria idoneità».

La Flc Cgil annuncia di essere pronta a sostenere questi docenti con azioni finalizzate a ottenere un piano di reclutamento che soddisfi le loro aspettative, compresi i docenti che hanno partecipato con esito positivo al concorso Pnrr 2023. In merito al quale, Bagnoli sottolinea « la pessima organizzazione delle varie commissioni, costrette a lavorare nel periodo in cui si tenevano gli esami di Stato. Il che ha causato caos nelle scuole dove erano coinvolti i docenti e i dirigenti scolastici, sempre a discapito dei docenti che degli studenti. La tardiva partenza dei concorsi ha fatto sì che in diversi non siano ancora terminati, quindi non esistono ancora le graduatorie, per cui i posti su cui dare i ruoli sono stati accantonati e su questi posti verranno assunti supplenti che perderanno il posto se la graduatoria verrà prodotta entro il 10 dicembre. Provocando due gravi storture :la mancata continuità agli alunni; il rispristino del contratto senza scadenza, ma fino all’avente titolo, che molto faticosamente eravamo riusciti ad eliminare».

«Quindi, che dire? Pare che il ministro non sia stato informato del fatto che nei mesi da maggio a luglio le scuole sono impegnati negli esami di Stato, che da un punto di vista organizzativo sono molto impegnativi. Che non è stato informato neanche del fatto che la continuità didattica, fondamentale sia per l’alunno che per il docente, si garantisce solo con la copertura di tutti i posti vacanti e disponibili presenti nelle scuole, e non con i proclami, che viceversa creano importanti aspettative sia negli alunni che nelle loro famiglie, nonché nei docenti stessi, ma di questo non si interessa minimamente, perché per lui i proclami sono importanti solo per la propaganda, solo con questa considerazione si spiegano le sue scelte».

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