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Museo Marini, 200 persone al flash mob: «Le sue opere a Pistoia»

Museo Marini, 200 persone al flash mob: «Le sue opere a Pistoia»

Il comitato: la Fondazione deve essere commissariata. Il trasferimento a Firenze sta per partire: «La Sovrintendenza ribadisca il vincolo che lega l’artista alla città»

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PISTOIA. Oltre 200 persone hanno partecipato al flash mob "Sveglia Pistoia!", organizzato dal comitato "Nessuno tocchi Marino" davanti al portone malinconicamente chiuso del palazzo del Tau, sede del museo che contiene la maggior parte delle opere dell'artista presenti a Pistoia. Altre, le sculture più grandi e monumentali, si trovano nell'adiacente chiesa del Tau", il gioiello trecentesco dedicato a Sant'Antonio Abate, che ospita fra gli altri capolavori come Il miracolo, il cavaliere, il grande grido.

Proprio da qui dovrebbe iniziare, in questo mese di ottobre, il trasferimento delle opere alla sede fiorentina della fondazione Marino Marini, vale a dire nell'ex chiesa di San Pancrazio. Terminato lo sgombro di questo ambiente, che fa parte dei musei del demanio, la fondazione Marino Marini vorrebbe aprire quel portone che, a oggi, è tristemente chiuso, per far uscire le opere in tela, i gessi e tutte le altre creazioni dell'artista, caricarle su dei camion capienti per portarle in riva all'Arno. A questo disegno, si oppone, con tutte le sue forze, non solo il comitato "Nessuno Tocchi Marino", ma l’intero mondo culturale pistoiese che, ieri, ha risposto "presente!" all'appello dei difensori della pistoiesità delle opere.

La parola d'ordine del flash mob era eloquente: sveglia, Pistoia! e, proprio per simboleggiare l'idea di un risveglio tanto dovuto quanto necessario, Leporatti aveva posto una grande caffettiera "moka" da 24 tazze in un tavolino davanti a quello che era l'ingresso del museo. Per invitare poi tutti a metterci la faccia, sul tavolo campeggiava una grande immagine di Marino, con uno spazio vuoto proprio davanti alla sua effigie, per meglio veicolare il messaggio della manifestazione, come ha spiegato Marco Leporatti. «Noi invitiamo tutti a farsi fotografare con il proprio volto al posto di quella di Marino. In questo modo, potremmo dire che, chi ha compiuto questo gesto, ci ha messo la faccia davvero».

A metterci la faccia comunque con la loro presenza sono stati anche alcuni esponenti delle istituzioni pistoiesi. Sono infatti intervenuti all'evento i consiglieri di maggioranza Isabella Mati e Luca Cipriani (entrambi della lista Ale Tomasi sindaco), quelli del Pd Paolo Tosi, Matteo Giusti, Lorenzo Boanini e Irene Bottacci nonché Mattia Nesti di Pistoia ecologista e progressista. Davanti a loro e alle decine e decine di pistoiesi che, con il passare dei minuti, si sono fermati davanti all'ex museo, Leporatti ha affermato: «In questa fase così difficile e delicata della questione, ci appelliamo direttamente alla Sovrintendenza, affinché trovi una strada per riaffermare il vincolo che lega le opere con Pistoia. Inoltre ci auguriamo che il prefetto eserciti il suo potere di commissariamento della Fondazione. Siamo ad un punto di svolta. Pistoia corre davvero il rischio di vedersi depauperata di una parte del suo patrimonio artistico. Questo accadrebbe in un momento storico in cui la parola d'ordine, per le grandi gallerie, è decentralizzare e non accentrare. I casi recenti di Monsummano e di Pescia stanno lì a dimostrarlo».

L'ultimo appello Leporatti lo rivolge al Comune reo, a suo parere, di aver lanciato in maniera poco opportuna la proposta di trasferimento delle opere di Marino nel complesso di San Lorenzo una volta restaurato e tornato a nuova vita: «Occorre un intervento organico e non futuribile», ha affermato Leporatti.

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