Pistoia, studenti sospesi: «Documento modificato a posteriori». Sotto accusa l’ex preside Pastacaldi
Iniziato con le prime testimonianze il processo sul “caso Petrocchi”
PISTOIA. Quella forma di sanzione non era contemplata nel regolamento di disciplina. E la “sospensione dall’attività didattica con obbligo di presenza” per svolgere attività socialmente utili all’interno della scuola, applicata ai due studenti il 4 aprile 2019, in realtà sarebbe stata inserita soltanto quindici giorni dopo, attraverso una modifica al documento pdf del Piano triennale di offerta formativa pubblicato sul sito web del liceo artistico.
Ha preso il via con le prime testimonianze in aula la fase dibattimentale del processo che vede sul banco degli imputati la ex preside del “Petrocchi” di Pistoia, la pratese Elisabetta Pastacaldi, e la segretaria, al tempo dei fatti contestati, dell’Organo di garanzia della scuola, la vicepreside Angela Borselli.
Rivelazione di segreto d’ufficio e diffamazione a mezzo stampa e tv le imputazioni, ma anche falsità ideologica in atto pubblico, relativa, per la ex preside, appunto all’accusa di aver inserito a posteriori la sanzione disciplinare inflitta ai due studenti e di cui, ieri mattina, hanno parlato davanti ai giudici del tribunale collegiale i primi testimoni della pubblica accusa.
Le sanzioni disciplinari (tra l’altro annullate dopo il ricorso) al centro del processo riguardano ciò che avvenne il 28 marzo 2019, dopo l’assemblea d’istituto del Petrocchi alla “Cattedrale” ex Breda di Pistoia, dove una studentessa del liceo, allora 15enne, fu umiliata da alcuni compagni di scuola dopo che si era ubriacata. Destinatari di quelle sanzioni, due studenti che non presero parte a quell’episodio e che, assieme ai genitori, tutti rappresentati dall’avvocato Fabio Maria Galiani, del foro di Roma, sono parti civili nel processo.
Nel corso della fase predibattimentale del processo, l’avvocato romano aveva avanzato al tribunale, vedendola poi accolta, la richiesta di citazione in giudizio del ministero dell’istruzione, ritenendo che i danni arrecati ai due ragazzi da lui rappresentati siano derivati da condotte della preside e della vice preside svolte nell’ambito delle loro funzioni. Per questo il risarcimento, in caso di condanna, dovrà essere pagato anche dal ministero, in solido con le due imputate.
Fu l’avvocato Galiani a depositare, l’11 aprile 2019, un esposto in procura contro la preside e la sua vice, in cui sottolineava che i due ragazzi non erano lì davanti alla “Cattedrale” mentre altri studenti, dopo il festino a base di alcol, legavano con il nastro adesivo e pitturavano il volto alla loro compagna di classe ubriaca: a quell’ora, durante la pausa dell’assemblea per la ricreazione, erano, come dimostrarono gli scontrini, a comprare la merenda. Ma soprattutto, nell’esposto spiegava come, il giorno precedente, al Liceo Petrocchi, non fosse riuscito a ottenere copia dei provvedimenti di sospensione per poterli impugnare ma di essersi sentito rispondere che non era possibile perché non erano stati ancora firmati dal presidente del consiglio di istituto.
Fatto sta che oggi Pastacaldi e Borselli sono accusate di falsità ideologica poiché, si legge nei capi d’imputazione, in qualità di presidente e di segretario dell’Organo di garanzia del Liceo artistico, formando il verbale della riunione tenuta il 26 aprile 2019 attestavano falsamente che “il regolamento disciplinare con relative sanzioni nonché la struttura e la regolamentazione dell’organo di giustizia sono presenti nel Piano triennale di offerta formativa pubblicato sul sito del liceo”; “Non è stato possibile rilasciare copia semplice del provvedimento perché si tratta del verbale del consiglio di istituto che è un atto ufficiale e per la riproduzione di copia autentica sono necessari tempi tecnici”; “Per quanto concerne la firma mancante la vicaria si riferiva a quella della preside sulle eventuali copie autenticate e non quella della presidente sul verbale del consiglio d’istituto”.
La ex preside è inoltre accusata di diffamazione pluriaggravata, violazione del segreto di ufficio e, come detto, di un ulteriore falso in atto pubblico «per aver alterato il regolamento disciplinare, inserendo le sanzioni già in esecuzione contro i ragazzi, facendo apparire che fossero già in vigore in precedenza».
L’accusa di diffamazione è relativa alle dichiarazioni rese dalla ex preside in interviste ai giornali e in tv.
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