Pistoia

La storia

Ivan, podista cieco che ha corso 50 chilometri con l’amica Anna: «L’handicap non limita la mia vita»

di Carlo Bardini

	Da sinistra Ivan Cappellari Anna Lia Chiti e Nazario Tramonti
Da sinistra Ivan Cappellari Anna Lia Chiti e Nazario Tramonti

La cecità causata da un incidente quando aveva 15 anni: «Abbiamo delle parole in codice per comunicare più velocemente»

19 settembre 2023
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SAN MARCELLO. Un giorno prese parte a una gara podistica che si dipanava sia nella natura che in strada. E quando corse in mezzo alle montagne quegli odori e quei suoni particolari lo emozionarono, perché erano lontani dai rumori e dallo smog delle strade.

«Già mi manca un senso e vado a intasarne anche un altro? E invece oggi (domenica 17 settembre, ndr) c'era anche quel bel profumo degli abeti, lo scorrere di un torrente. Le persone che magari corrono veloci ma ti salutano perché nel trail non c'è tutta quella competizione come nella strada. Trovo un ambiente che mi dà emozione». A raccontarsi è Ivan Cappellari, 40 anni non vedente e piemontese di nascita ma da anni trasferitosi a Firenze dove svolge la professione di fisioterapista. La sua passione è lo sport. Prima con il lancio del martello e poi con la corsa podistica. Una volta solo su strada, ma l'amore per le montagne e la sua osmosi con la natura, lo hanno portato a scegliere soprattutto il trail. E ha partecipato al Montanaro trail che si è svolto nel Comune di San Marcello-Piteglio, nella gara più difficile dei 50 chilometri. «Per queste gare – spiega Ivan – bisogna fare tanto allenamento, e non ci si può concedere un attimo di disattenzione. Però tutto è colmato dall'emozione, dalla gente che incontri. È un mondo che mi dà tanto».

Ivan Cappellari, a causa della sua cecità dovuta a un incidente quando aveva 15 anni, non può correre da solo. Ormai da sempre, questo tipo di esperienze le fa con la sua “guida” Anna Lia Chiti che, come si definisce lei stessa, è il suo “navigatore”. Con loro anche il cesenate Nazario Tramonti. «Ovvio che ci deve essere una fiducia sconfinata con la mia guida – aggiunge – perché io faccio presa sui miei bastoncini ma se non c'è lei che mi dice “abbassa la testa che c'è una frasca”, e poi la radice, poi il sasso è impossibile per me. Abbiamo delle parole in codice per comunicare più velocemente».

Poi i suoi apprezzamenti sulla gara di domenica. «È speciale. Se non hai esperienza non la fai. Di ultra trail (sopra i 40 km nda) ne ho gareggiate diverse, e anche da 100 chilometri. Ma questa è unica perché le salite e le discese così lunghe non ci sono da nessuna parte. È particolare con le sue altitudini che non ci sono altrove in Toscana. La rifarei senz'altro».

«La passione di Ivan è davvero grande – spiega Anna Lia Chiti – e venendo dal Piemonte la montagna l'ha nel sangue. Abbiamo cominciato che io lo tenevo dietro con una mano quando facevamo le gare su strada e lui sentiva il movimento della mano. Poi con i bastoncini a binario entrambi attaccati. Con il trail ci siamo staccati e abbiamo cercato un codice per comunicare in montagna. Ogni passo basta un gesto o una parola». Il prossimo appuntamento è tra un mesetto nella Val d'Ambra per una 100 km. Ivan ci saluta con un consiglio per coloro che hanno un handicap. «Se tanto la giornata deve scorrere, tanto vale viverla nel miglior modo possibile. E coltivare le passioni. Oltre allo sport canto nel coro del Cai di Firenze, e da quando ero bambino suono la tromba».


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