Il Tirreno

Pisa

L'analisi

Aquilani diventa "il trasformista" e il Pisa si scopre pure liquido

di David Biuzzi
Aquilani diventa "il trasformista" e il Pisa si scopre pure liquido

Il tecnico tra cambi di modulo in corsa e risorse inattese pescate nella rosa. Anche l’amico-rivale Nesta lo incorona: «Non me lo aspettavo così pronto»

3 MINUTI DI LETTURA





PISA. Quando è arrivato, nel giugno scorso, aveva l’etichetta del “predestinato” ma ora ad Alberto Aquilani forse va meglio quella di “trasformista”. Che in questo caso non è inteso come la prassi di governo fondata sulla ricerca di una maggioranza, con concessioni e intrighi annessi, ma per restare in tema è più vicino al concetto di “società liquida” del filosofo austriaco Zygmunt Bauman.

Trasformismo e liquidità, dunque, ma applicate al calcio. Così, infatti, il Pisa ha convinto, ma purtroppo non vinto, in casa della Reggiana. In una partita in cui ha mostrato più volti, cambiando moduli in corsa come se ne niente fosse, restando sempre ben piantato dentro una partita che, fosse stata boxe, avrebbe verosimilmente vinto ai punti. Match, quello del Mapei-Città dl Tricolore, che certo non passerà alla storia come Italia-Germania 4-3 o Italia-Brasile 3-2, ma di sicuro sarebbe piaciuto molto a Pep Guardiola e agli amanti del genere. Un lungo duello fatto di tattica, corsa e agonismo. In cui è mancato qualcosa sotto il profilo squisitamente tecnico, è vero, ma da quale la truppa nerazzurra esce più forte e consapevole di come ci è entrato.

Merito di Aquilani, appunto, che ha ribaltato la sua squadra come un calzino non una ma più volte, non in avvio ma anche e soprattutto in corso d’opera. In sostanza il tecnico ha alternato due moduli, il 4-3-2-1 e il 5-3-2, ma con molte variazioni sul tema: momenti di 4-4-2, altri di 4-2-3-1. Un caos calmo, nel senso che è sempre rimasto organizzato, che ha inaridito le fonti di gioco della Reggiana (in particolare è sempre stata massima la “cura” dei temibili, e temuti, Bianco e Portanova) tanto da far rimanere “in secca” i padroni di casa per larghi tratti della partita. «Aquilani è stato bravo, non me lo aspettavo così pronto. È stato furbo, ha saputo mischiare bene le carte». Così, a fine gara, il tecnico di casa Alessandro Nesta ha reso merito al rivale-collega-amico.

Ed è particolarmente interessante la prima parte dell’elogio dell’ex difensore di Lazio e Milan, uno dei migliori specialisti che il calcio italiano (e non solo) abbia mai avuto. Ovvero quel «non me l’aspettavo così pronto» che racconta come l’impatto del l’allenatore nerazzurro col calcio dei grandi (finora aveva sì brillato, ma coi giovani della Primavera della Fiorentina) sia stato meno traumatico di quanto ci si potesse attendere e, soprattutto, temere. Infatti dietro alla capacità di cambiare in corsa, adattandosi alle necessità contingenti, c’è anche una gestione del gruppo che fino ad ora risulta sorprendentemente positiva. Ovviamente tutto parte dal più che discreto lavoro fatto dalla società (i soldi di Alexander Knaster, la gestione del presidente Giuseppe Corrado, le mosse dei direttori Giovanni Corrado e Stefano Stefanelli) che attraverso la rivoluzione estiva (forse non del tutto compiuta, ma sicuramente profonda) gli hanno messo a disposizione una rosa valida e ampia. E lui, Aquilani, sta dimostrando una certa abilità nel pescarci dentro. A Reggio, per rimanere all’ultimo e più fresco confronto, ha rilanciato (da titolari) giocatori come Piccinini e Jureskin. Gente che poteva sembrare ai margini del progetto e, invece, ci ha messo quello che serviva: tanta corsa, attenzione, agonismo. Segno che erano pronti, cioè allenati a dovere, e sapevano cosa fare e quando farlo.

Il modo migliore, dunque, per sopperire ai tanti problemi contingenti (infortuni più o meno gravi, livelli di preparazione e forma diversi per molti singoli) con cui il Pisa si è scontrato finora. Il processo di crescita continua, insomma, con un bravo timoniere, Aquilani, a disegnare la rotta. Non è finito, però: c’è bisogno di aumentare l’incisività e il fatturato di un reparto avanzato in cui la quadratura del cerchio non c’è. Tecnico e squadra, insomma, devono crescere ancora.




 

Agguato mortale
Le indagini

Prato, omicidio ai giardini di via Corridoni: fermati due giovani

Sani e Belli