Questa volta il Pisa usa la testa e vince
Più stecche che acuti contro la FeralpiSalò ma la zuccata di Canestrelli è da tre punti. E una prestazione così così riporta il sorriso e il successo che mancava dal primo turno
PIACENZA. Eccola, la vittoria. Mancava dal primo turno e, fosse solo per questo, quella conquistata con la FerlapiSalò è decisamente importante. C’è anche altro, però. Perché a prendersela è un Pisa tutt’altro che brillante. Sia chiaro: la truppa di Alberto Aquilani non ruba niente. Ma neanche è bella e convincente come altre volte è stata. Attenzione, però, almeno stavolta è un merito. È la vittoria della testa, infatti, perché arriva grazie a una zuccata di Simone Canestrelli, uno dei giocatori simbolo del nuovo corso, e perché è figlia della pazienza. Quella con cui i nerazzurri la inseguono, provandoci sempre ma con giudizio. Accettando di giocare una gara “sporca”, perché gli avversari sono bravi a indirizzarla in quella direzione, condita da più errori che guizzi, più stecche che acuti dei suoi tenori.
Che, come al solito, il tecnico ne dispensa in abbondanza in avvio, visto che fra i titolari ci sono Vignato e Mlakar larghi e alti sugli esterni nel confermato 4-2-3-1, che diventa sistematicamente 4-4-2 in fase di non possesso. I padroni di casa, invece, sul campo disegnano un 4-1-4-1 con Fiordilino davanti alla difesa e spazi conseguentemente intasati. Il Pisa, però, ha un buon approccio, al solito attacca con tanti uomini e prova a stappare subito il match. Ci va vicino, molto vicino, al 12’ quando un corner di Veloso innesca una tripla occasione: testa di Leverbe e prodezza di Pizzignacco, ribattuto di Mlakar murata da Fiordilino, altro tentativo di Leverbe (col sinistro) largo. Pur coi ritmi molto (troppo) bassi, insomma, le premesse non sono malaccio. Ma anche i padroni di casa, già insidiosi al 5’ con Beruatto decisivo nell’anticipo su Parigini, pungono. Sempre con Parigini che, al 18’, salta bene Beruatto a crossa per Balestrero che in spaccata la mette fuori da ottima posizione. Sono lampi, come quello del 22’ con un bel destro largo di poco di Vignato, che però non accendono né la partita né i nerazzurri. Che, anzi, rischiano ancora al 41’ quando Nicolas è bravo su un colpo di testa di Pilati. Sui titoli di coda di un primo tempo soporifero, non a caso, l’immagine più eloquente è Veloso che lascia il campo scuotendo il capo.
La ripresa inizia con Barbieri per il già ammonito Calabresi, ma il cambio di terzini non produce quello di copione. Infatti si riparte col Pisa che prova a giocare ma riesce poche volte ad essere propositivo e meno ancora pericoloso. È troppo lento il giro-palla per superare il muro della squadra di casa, ma è proprio quando la gara si sta facendo complicata che il Pisa dimostra doti finora inedite: la pazienza, l’intelligenza di restare dentro il match senza esagerare, di inseguire il gol senza scoprirsi troppo. Manca la giocata, ma quando in campo ci sono elementi come quelli dei nerazzurri la svolta è sempre possibile. E, infatti, arriva. Arriva quando l’asse Barbieri-Vignato-Valoti costringe Pizzignacco a una non semplice deviazione in angolo. Dalla bandierina, è il 23’, va ancora Veloso e sul secondo palo è Canestrelli a sovrastare Bacchetti nello stacco e, di testa, schiacciare sul palo più lontano. Dopo 69 minuti di poco o niente, insomma, il Pisa è avanti. E ci resta visto che Canestrelli, ancora lui, salva su Parigini al 25). Il giro dei cambi ordinato dai tecnici non stravolge e i nerazzurri tornano a rischiare (tanto) solo al 37’ quando si fanno trovare scoperti incassando una ripartenza. Brutto errore che non diventa fatale solo perché il sinistro di Martella sbatte su traversa e palo prima di far tirare un sospirone di sollievo ai quasi 600 tifosi pisani presenti. Un bel colpo di fortuna, sì, ma serve anche quella. Scampato il pericolo Aquilani getta nella mischia pure Caracciolo passando al 3-5-1-1 ed è proprio il Pisa a divorarsi, in contropiede, altre palle-gol. Ma stavolta va bene anche così. Aquilani, d’altra parte, aveva presentato la partita come una finale. E le finali, si sa, non si giocano; si vincono. La missione, insomma. è compiuta.