Il Tirreno

Pisa

I dati e l’analisi

Medici a Pisa, le donne superano gli uomini tra gli iscritti

di Sabrina Chiellini
Alcune dottoresse nei corridoi di un ospedale (foto d'archivio)
Alcune dottoresse nei corridoi di un ospedale (foto d'archivio)

La prof. Liliana Dell’Osso: «Le pioniere in psichiatria: ottennero il successo a scapito delle vite personali»

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PISA. Quella del medico è una professione sempre più al femminile. In vista dell’8 marzo la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri ha a elaborato alcuni dati da cui si evince come il fenomeno della femminilizzazione della professione sia destinato ad accentuarsi nei prossimi dieci anni.

I numeri

Pisa conferma questa tendenza. «Per la prima volta nella storia dell’Ordine dei medici di Pisa, le donne superano gli uomini nel numero totale di iscritti» afferma Giuseppe Figlini, presidente provinciale dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri. Un traguardo storico. «A seguito delle iscrizioni e cancellazioni deliberate dal Consiglio direttivo del 27 febbraio, il totale degli iscritti – ottenuto sommando i membri dell’Albo dei medici e degli odontoiatri – vede 2. 564 donne e 2. 563 uomini. Un dato che segna un cambiamento nella professione medica e riflette una trasformazione più ampia della società. Le donne assumono un ruolo sempre più centrale nella sanità, contribuendo con competenza e dedizione al progresso del settore».

L’analisi

Riflette su questo aspetto la professoressa Liliana Dell’Osso, presidente dal 2023 della Società italiana di psichiatria, una delle più antiche e prestigiose società scientifiche italiane. Nei 150 anni dalla sua fondazione la società non aveva mai avuto una presidente donna. «Di recente con questo spirito, mi sono messa a studiare le donne pioniere in medicina e nella psichiatria molte delle quali dimenticate. Penso alle pioniere della psichiatria europea: continuano ad emergere dal passato personaggi che stupiscono per rilevanza, originalità e attualità. Molte raggiunsero il successo professionale a scapito della vita personale e dalla loro biografia emergono i conflitti sperimentati ancora oggi dalle donne che accedono a professioni considerate di appannaggio maschile».

È il tema che si intravede, suggerisce la professoressa Dell’Osso, in Poor Things! di Yorgos Lanthimos (2023) , adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Alasdair Gray (1993) “Vita e misteri della prima donna medico d’Inghilterra”. «Il film, uscito in Italia nel gennaio 2024 con il titolo allusivo “Povere creature”, ha riscosso un enorme successo (con 10 candidature agli Oscar e numerosi altri premi) . Ambientato in un mondo distopico, è una provocatoria e grottesca allegoria della diversità percepita alla base di scelte divergenti rispetto al contesto storico-culturale. La protagonista, che (passando attraverso la prostituzione) alla fine si avvierà alla professione medica, era stata vittima di un bizzarro esperimento: le era stato trapiantato il cervello del suo feto maschio ad opera di uno strampalato chirurgo, novello Frankenstein».

Il risultato? «È un essere androgino, totalmente libero da pregiudizi di genere, emancipato grazie alla cultura e con la vocazione di salvare il mondo, ovvero, per la società vittoriana, un monstrum a tutti gli effetti. Dovevano essere viste come tali (e così verosimilmente percepirsi) le pioniere della medicina! E, a maggior ragione, quelle della psichiatria».

Una galleria di protagoniste esemplari. Constance Pascal è stata la prima donna a esercitare la professione di medico psichiatra in Francia, oltre che prima direttrice donna di un ospedale psichiatrico francese. Grunya Sukhareva, pioniera della neuropsichiatria infantile sovietica, solo di recente è salita alla ribalta internazionale come la prima ad aver descritto, in un gruppo di bambini e bambine, il disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento. Maria Montessori, conosciuta internazionalmente come pedagoga ed educatrice. «Fu una delle prime donne medico in Italia (nel 1896) nonché psichiatra. Il bambino che partorì di nascosto, fu dato in adozione e non riconosciuto per lunghi anni: evidentemente lo stigma di essere madre nubile pesò anche su questa donna tanto attiva nelle lotte femministe» aggiunge Dell’Osso. Infine Maria Del Rio «è considerata la prima psichiatra italiana. Si laureò in medicina a Genova nel 1915 con una tesi di argomento pediatrico, confermando che l’accesso alla professione medica, per le prime donne, passava attraverso il bambino».

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