A Pisa la crisi spinge il mattone 3.307 milioni di prestiti per la casa
I numeri. La foto dell’andamento del credito in provincia rileva i cambiamenti del rapporto tra banche e territorio: più digitale e sempre meno sportelli
PISA. Più mattone, considerato l’investimento sicuro specie in tempi di crisi. Maggiore prudenza e quindi propensione al risparmio. Minor richiesta di accesso ai finanziamenti per le imprese di piccole dimensioni. Sono alcuni “particolari” della fotografia scattata all’andamento dell’economia pisana dalla Camera di Commercio Toscana Nord Ovest attraverso l’elaborazione dei numeri del credito nel corso del 2022. Disamina che ha preso in considerazione anche come gli istituti di credito sul territorio stiano “cambiano pelle” in relazione a una sempre maggiore diffusione dei servizi sul digitale.
Il sistema bancario
«Nel 2022 il sistema bancario pisano prosegue la riorganizzazione territoriale con la chiusura di otto sportelli il cui numero scende a quota 206 per un totale di 1.610 dipendenti. Si tratta di un processo in atto da tempo e che tra il 2019 e il 2022 ha visto la cessazione dell’operatività di 32 filiali, con l’abbandono del comune di Lari» spiega l’indagine. «Il rapporto tra banca e clientela è mutato rapidamente negli ultimi anni, con una crescita dei rapporti telematici e a distanza spinti anche dalla pandemia. Tra il 2019 ed il 2021 è aumentato l’utilizzo dell’home banking da parte delle famiglie (+5,6%), nonché il Corporate banking (clientela business) che è cresciuta del 3,3%». Non meno significativo l’utilizzo crescente di forme di pagamento elettroniche che va di pari passo con l’incremento del numero dei Pos: +8,3% nel 2021, a quota 31.054. Di contro scende il numero degli sportelli bancomat (Atm): 292 sul territorio provinciale.
Rallenta la crescita dei depositi, in positivo la raccolta indiretta
«In provincia il risparmio complessivo è cresciuto del +0,5% nel 2022 portandosi a 17.908 milioni di euro. Il risultato è frutto della contrazione dei depositi bancari e il risparmio postale, (-0,4% collocandosi a 11.551 milioni), mentre il valore dei titoli detenuti (a custodia o in gestione, la cosiddetta raccolta indiretta), pari a 6.357 milioni è cresciuto del 2,4%» spiega lo studio. Tra il 2019 e il 2022 «a fronte di un aumento involontario del risparmio legato delle minori “opportunità” di spesa disponibili durante la pandemia, i risparmi delle famiglie pisane (13.643 milioni a fine 2022) sono cresciuti del 12,2%. Con la fine delle restrizioni e l’aumento dell’inflazione, nel 2022 si è invece registrato un progressivo rallentamento del ritmo di crescita dei depositi (+1,8% nel 2022). La crescita ha interessato soprattutto i depositi bancari (8.160 milioni) cresciuti dell’11,4% nel triennio 2019-2022. Nel 2022, in un contesto di crescente incertezza circa l’andamento congiunturale e con una liquidità ancora abbondante, la dinamica dei depositi ha rallentato fino ad annullarsi a fine anno e passare in area negativa a febbraio 2023 (-1,5%)». La raccolta indiretta (titoli in custodia e gestioni) delle famiglie è aumentata fino a fine 2021 (+6%) per poi mostrare un deciso rallentamento (+2,8%, 5.286 mln) pur rimanendo in terreno positivo.
Meno investimenti, più disponibilità finanziarie delle imprese
I depositi delle imprese pisane (2.782 milioni, tra bancari e postali) hanno avuto la massima crescita nel biennio 2019-21 (+22,7%) grazie anche alla possibilità di ricorrere alle garanzie offerte dal Governo, registrando una flessione del 3,4% nel 2022. Per le imprese più piccole l’incremento è stato del +6,4% nel 2022 e resta positivo anche a febbraio 2023 (+3,4%, meglio della media regionale). Per le imprese più grandi (oltre 20 addetti), invece, il 2022 evidenzia come i depositi siano diminuiti del 5,5%, una flessione che prosegue anche a febbraio 2023 (-4,1%). Aggiungendo la raccolta indiretta (titoli e gestioni) la disponibilità delle imprese raggiunge nel 2022 i 3.175 milioni ma rimane in negativo del -1,8%.
Prestiti e mutui: le famiglie
Se fino al 2019 i prestiti concessi in provincia di Pisa (al netto delle sofferenze) erano progressivamente diminuiti, dall’inizio della pandemia si è invece registrato un loro moderato aumento (+4,7%, +446 milioni nel periodo 2019-22). Nel 2022 il credito complessivamente concesso è ulteriormente cresciuto a 9.901 milioni (+1,1% su 12 mesi), un aumento che è proseguito fino a febbraio 2023 (+2,7%), nonostante le condizioni siano cambiate sia in termini di costo del denaro (in aumento) che di maggiore attenzione al rischio da parte delle banche. Tra il 2019 ed il 2022 il credito concesso alle famiglie è aumentato del 9,9% portandosi a quota 4.992 milioni. Nell’ultimo anno la crescita ha rallentato attestandosi ad un +3,8% nel 2022 e ad un +0,3% a febbraio 2023. Le famiglie hanno utilizzato i finanziamenti accordati soprattutto per l’acquisto di abitazioni (3.307 milioni lo stock di prestiti a fine 2022, +5,8%), con le erogazioni (vale a dire i flussi) che segnano però un rallentamento nel 2022 (-10,5%, 496 milioni) dopo la forte crescita del 2021. Il ricorso al credito al consumo (1.290 milioni), cresciuto del 6,7% nel 2022, sembra destinato soprattutto a fronteggiare l’aumento delle spese a seguito del forte aumento dei prezzi. La parte destinata all’acquisto di “beni durevoli a medio e lungo termine”, pari a 428 mln a fine 2022, cresce infatti di un più contenuto 3,8%, presentando, inoltre, un forte rallentamento delle erogazioni (-22,6% i flussi di nuovi prestiti nel 2022) probabilmente riconducibile all’aumento dei tassi ai quali è possibile finanziarsi.
Prestiti: le imprese
Nel biennio 2020-21 il credito alle piccole imprese (quelle con meno di 20 addetti) è stato supportato dai sostegni e dalle moratorie. Nel 2022 si è invece registrata una diminuzione del -4,9% (936 milioni) che è proseguita a febbraio 2023 (-5,6%). L’utilizzo delle linee di credito da parte delle piccole imprese è stato molto intenso (il 92,2% dell’accordato nel 2022) e gli sconfinamenti, ovvero l’utilizzo di credito in eccesso rispetto a quanto concesso dalla banca, sono stati l’1,8%. In particolare, per le imprese artigiane, i prestiti vivi a fine 2022 sono diminuiti del 7,4% attestandosi a quota 277 milioni al netto delle sofferenze (12 milioni). I prestiti alle imprese più grandi, dopo una fase di crescita registrata fino a metà 2021, hanno iniziato ad indebolirsi fino a dicembre 2022 (+0,1% nell’anno, 3.353 milioni) per poi riprendersi a febbraio 2023 (+1,2%). Da segnalare come i prestiti di questo gruppo siano cresciuti del 6,2% nel triennio 2019-22.
La qualità del credito
Prosegue nel 2022 la “pulizia” dei bilanci da parte delle banche. Le sofferenze, infatti, sono scese a 181 milioni a fine 2022 (-40,1%) per effetto di rilevanti svalutazioni e cessioni da parte delle aziende di credito. Il tasso di deterioramento, che esprime la quota di prestiti che in un dato periodo ha registrato un peggioramento della qualità (aumento delle insolvenze) rispetto al totale dei prestiti, a fine 2022 scende all’1,410% (era l’1,458% a fine 2021): un valore comunque al di sopra della media regionale. Negli ultimi tre anni la qualità dei finanziamenti è stata particolarmente negativa per le piccole imprese, con valori sopra il 3% sino a fine 2021, poi migliorati nel 2022 (2,01% a fine anno) sebbene sopra la media regionale e nazionale. Per le imprese più grandi il tasso di deterioramento è salito al 2,323% a fine 2022, a comprova delle difficoltà del sistema produttivo pisano. L’indice peggiora nel manifatturiero (1,2% in crescita dallo 0,8% a giugno 2022) ma soprattutto nelle costruzioni (dove arriva al 5,1% dall’1,8% di fine 2021) e nei servizi (2,5% era 1,9% a fine 2021). Per le famiglie la qualità del credito è migliorata nel 2022, con il tasso di deterioramento sceso allo 0,474% (era lo 0,970% nel 2021): tra i migliori in toscana.