Il Tirreno

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Inferno Monte Serra

Il Monte Serra si sta prendendo la rivincita sulla follia umana: ecco i segni della rinascita - Video

Giuseppe Boi
Il Monte Serra si sta prendendo la rivincita sulla follia umana: ecco i segni della rinascita - Video

Le sughere hanno resistito alle fiamme e nei rami sono rispuntate le foglie. Mentre l’erica, la ginestra e le felci fanno capolino dalla cenere dell’incendio

26 aprile 2019
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PISA. Resistere, rinascere e sperare. Sono le parole d’ordine degli abitanti dei Monti Pisani dal giorno dopo l’incendio dello scorso mese di settembre. È quello che il Monte Serra, con l’aiuto di madre Natura, sta facendo giorno dopo giorno. Simbolo della resistenza sono le sughere, capaci di reggere agli oltre 500 gradi di temperatura scatenati dalle fiamme. Purtroppo, sono poche, ma non si sono piegate e hanno germogliato con l’arrivo della primavera. Insieme a loro l’erica, la ginestra, le felci e i rovi: esempi di rinascita che man mano coprono col loro verde il colore nero lasciato dal rogo. E quindi la speranza: quei castagni che non sono stati consumati dal fuoco e che lottano contro le ferite lasciate dal suo passaggio. Tutti insieme rappresentano la rivincita della montagna contro chi ha tentato di distruggerla.

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Certo, i segni del disastro ci sono ancora tutti. Imboccata la strada che da Calci porta al Monte Serra, dopo due tornanti e un paio di curve ci si trova davanti alla devastazione. L’incendio ha colpito duro e il paesaggio è a tratti spettrale. Dal terreno emergono i resti dei pini bruciati, mentre il resto dei tronchi sono appoggiati a terra. Sembrano abbandonati, ma sono lì per un preciso motivo: difendere il terreno ferito dall’incendio. «Siamo stati noi ad abbatterli e a metterli in quella posizione – spiega Francesco Drosera, dottore forestale dipendente della Regione Toscana –. Dopo l’incendio il terreno è vulnerabile: le fiamme lo hanno indebolito e l’arrivo delle piogge può causare frane o, semplicemente, trascinare a valle la terra rimasta. Così, invece, creiamo delle “barriere” e proteggiamo la nostra montagna».

E il Serra ringrazia a modo suo i forestali dei Comuni di Calci e Vicopisano e i tecnici regionali per l’aiuto ricevuto. Per rivedere i pini e gli uliveti ci vorranno decenni. Ma il colore verde guadagna spazio giorno dopo giorno. «La natura sta riprendendosi il suo spazio – prosegue Drosera –. Nel terreno stanno rinascendo diverse piante e tra un po’ riavremo anche i primi pini. Le fiamme li hanno “mangiati”, ma le pigne sono esplose e hanno rilasciato i loro semi. Rinasceranno di nuovo e tra 20 anni, massimo 25, tutto potrebbe tornare come prima, forse...».

E quel forse è legato alla fragilità di un ecosistema comunque ferito. «Non è la prima volta che il Serra viene colpito da un incendio – ricorda Drosera –, ma si è sempre rialzato. Certo, ora è a rischio: se la natura continuerà il suo corso tra circa tre anni ci saranno di nuovo dei piccoli pini, ma un nuovo incendio nel triennio successivo potrebbe causare la desertificazione perché le pigne non potranno spandere i loro semi nel terreno».

E saranno decisivi, ancora una volta, il comportamento e il rispetto dell’uomo nei confronti dell’ecosistema montano. «Il vero problema è il rilancio della silvicoltura – sottolinea Marta Buffoni, presidente dell’Ordine degli agronomi e dottori forestali di Pisa, Lucca e Massa Carrara –. Per troppi anni il sottobosco è stato lasciato a se stesso, così come piccoli poderi e le stesse aree adibite a pascolo. Questo ha causato un accumulo di biomassa che ha dato forza alle fiamme e potrebbe farlo di nuovo se non avremo più cura del territorio».

Intanto, però, la natura fa il suo corso e riconquista lo spazio vuoto lasciato dalla mano del piromane e dall’incuria dell’uomo. «Tra 30 giorni qui sarà tutto fiorito», rivelano Drosera e Buffoni. Il Monte Serra non sarà una meraviglia come un anno fa, ma si riprenderà almeno una parte del suo fascino. 

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