Il Tirreno

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Inferno Monte Serra

Monte Serra, Franceschi davanti ai giudici per chiedere la scarcerazione

Giacomo Franceschi
Giacomo Franceschi

Il volontario antincendio in carcere dal 18 dicembre con l’accusa di essere il piromane dei Monti Pisani vuole gli arresti domiciliari 

08 gennaio 2019
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PISA. È fissata per mercoledì 9 l’udienza al Tribunale del Riesame chiesta dalla difesa di Giacomo Franceschi per ottenere la revoca degli arresti in carcere a carico del volontario di Calci in cella dal 18 dicembre con l’accusa di essere il piromane che ha incendiato i Monti Pisani distruggendo 1.500 ettari per un danno di almeno 15 milioni di euro.

Dopo aver ricevuto gli atti alla fine della scorsa settimana, i giudici fiorentini hanno indicato nel giro di pochi giorni la data in cui valutare la richiesta dell’avvocato Mario De Giorgio. L’obiettivo della difesa è di far uscire dal carcere Franceschi con una misura cautelare alternativa alla detenzione, come quella degli arresti domiciliari. Il luogo in cui verrebbe trasferito Franceschi non sarebbe l’abitazione dei genitori a Calci. Lo sforzo per dimostrare la volontà di non ripetere le azioni di cui è accusato sarebbe quello di stare lontano dai luoghi colpiti dalle fiamme. L’ospitalità a casa di un parente che non abita a Calci sarebbe un’opzione da valutare.

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Non è detto che il Riesame si pronunci subito dopo l’udienza. Il deposito dell’ordinanza potrebbe avvenire anche nei giorni seguenti. Franceschi in occasione dell’udienza di convalida si avvalse della facoltà di non rispondere, ma in modo ufficioso disse di voler prendere le distanze da quanto detto e messo a verbale il giorno del fermo in cui aveva fatto ammissioni in senso colposo. A suo dire la sera del 24 settembre avrebbe bruciato uno scontrino nel bosco perché preso da un attacco di panico e in attesa che i farmaci gli facessero effetto aveva iniziato a giocherellare con un accendino, ma senza voler appiccare il rogo.

Al gip di Pisa riferì di stare male, di essere confuso, ma che, comunque, prendeva le distanze da quanto disse durante il fermo ai magistrati dando una spiegazione di origine colposa e non dolosa dell’episodio. Una condizione, quella di stress dichiarato del 37enne, che all’epoca significava rimandarlo a casa e nei luoghi in cui avrebbe potuto ripetere di nuovo il gesto incendiario. Ora spetta al Riesame valutare se le esigenze cautelari sono venute meno anche per il tempo trascorso o per l’eventuale cambio di atteggiamento dell’indagato. 

P.B.
 

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