Il Tirreno

Lavoro

Dramma Liberty Magona, 500 stipendi non pagati: l'ultimatum del Ministero

di Manolo Morandini

	Lo stabilimento Liberty Magona
Lo stabilimento Liberty Magona

Piombino, oggi è attesa la risposta del Gruppo Sindacati: «Pronti ad azioni a difesa della dignità dei lavoratori»

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PIOMBINO. Stabilimento paralizzato. Azienda che non paga gli stipendi. E un orizzonte cortissimo. Liberty Magona scivola sempre più nel gorgo della crisi seguita alla mancanza di liquidità dopo il fallimento di Greensill, la banca di riferimento del gruppo Liberty Steel di Sanjeev Gupta. A non ricevere il salario sono i 401 addetti diretti e i 75 interinali in forza nella fabbrica, dove nel mese di agosto si è lavorato un giorno e mezzo. La società non anticiperà la cassa integrazione straordinaria, contrariamente all’impegno sottoscritto alla fine di giugno al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per 12 mesi di Cigs: fino al 6 luglio 2026.

Che il fiato fosse cortissimo i sindacati lo dicono da tempo. Come da tempo spingono perché lo stabilimento passi di mano. E semmai nelle stanze del ministero delle Imprese e del Made in Italy vi fossero dei dubbi quanto accaduto al tavolo di ieri, convocato per esaminare il dossier della cessione di Magona, li ha fugati. Il Ministero ha stigmatizzato la scorrettezza di Liberty, avendo ricevuto da parte della società soltanto pochi minuti prima della riunione la comunicazione della mancata corresponsione degli stipendi ai lavoratori. A ricostruire il passaggio sono i segretari provinciali dei sindacati Paolo Cappelli (Fim), David Romagnani (Fiom), e Lorenzo Fusco (Uilm). «Pensavamo di discutere delle procedure di cessione dello stabilimento, invece, pochi minuti fa, il direttore dello stabilimento ci ha informato che non sono stati corrisposti gli stipendi», avrebbe sottolineato il consigliere del ministero delle Imprese e del Made in Italy, Giampietro Castano.

All’incontro, convocato dal Ministero per la cessione dello stabilimento, erano presenti, oltre a Castano, il sindaco di Piombino Francesco Ferrari e l’assessore al Lavoro Sabrina Nigro, le segreterie nazionali e territoriali con le rispettive Rsu di Fim, Fiom e Uilm e l’azienda, rappresentata dal direttore Liberty Magona Lino Iallorenzi e dal Ceo del Gruppo Ozcan Tocker.

«Abbiamo dichiarato con fermezza che non avremmo lasciato la riunione senza la garanzia del pagamento degli stipendi – dicono i segretari provinciali – e che ogni altra discussione è, e rimane, subordinata, in primis, alla salvaguardia degli stipendi attuali e futuri e alla continuità produttiva dello stabilimento, per garantire una cessione ordinata».

La tensione al tavolo è classificata «forte» da Cappelli, Romagnani e Fusco. L’incontro viene sospeso dal Ministero, che reclama entro oggi una risposta «certa, chiara e convincente», con l’indicazione di una data ravvicinata – giorni, non settimane – per il pagamento delle spettanze dei lavoratori diretti e interinali. Contestualmente, pretende dall’azienda il recupero del deficit informativo sulle reali difficoltà industriali. Il tavolo si aggiornerà, con le informazioni acquisite nelle prossime ore, e riprenderà il 16 settembre. Sarà, inoltre, inviata una comunicazione formale a firma del ministro delle Imprese Adolfo Urso al Gruppo Liberty per sollecitare la chiusura della trattativa di cessione dello stabilimento, al fine di evitare atti formali e ostili a tutela dei lavoratori e dello stabilimento stesso.

Le organizzazioni sindacali riconoscono lo sforzo del Ministero e, in un’ottica di responsabilità, sospendono il giudizio «in attesa della ripresa dell’incontro, ritenendo prioritario garantire un percorso utile a salvaguardare le retribuzioni attuali e future, nonché il futuro produttivo e occupazionale dello stabilimento e della comunità di Piombino. Ma in caso di mancanza di risposte ci riserviamo di proclamare lo stato di agitazione e avviare tutte le iniziative tese a difendere la dignità dei lavoratori».

«Il Comune ha seguito con attenzione e impegno costante l’evolversi della vicenda, collaborando con le parti pubbliche e private per accompagnare Liberty Magona verso soggetti industriali più meritevoli e solidi, con l’obiettivo di garantire continuità produttiva e tutela dei posti di lavoro – dicono Ferrari e Nigro a una sola voce – . Non è accettabile che, nonostante questi sforzi, oggi la proprietà metta a rischio il pagamento degli stipendi. La priorità deve restare la salvaguardia delle persone, oltre che della produzione».
 

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