Il Tirreno

La storia

Piombino, Ilaria si laurea e torna a insegnare dopo un grave incidente: «Never give up mi ha salvata»

di Cecilia Cecchi
Piombino, Ilaria si laurea e torna a insegnare dopo un grave incidente: «Never give up mi ha salvata»

A 45 anni ha ripreso a studiare, superato un incidente che le ha spezzato il corpo e oggi insegna inglese tra Piombino e la Maremma. «Non esistono tappe sbagliate: la forza è ripartire, sempre»

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PIOMBINO. C’è chi pensa che la vita sia fatta di tappe fisse, un binario con fermate già scritte: studio, lavoro, famiglia. Ma ci sono percorsi che non rispettano nessuna tabella, e proprio per questo hanno un valore unico. Sono le strade di chi ha dovuto rallentare, fermarsi, rialzarsi e ripartire da capo. Ilaria Calonaci, 45 anni, è una di queste persone. Ha scelto di rimettersi a studiare «in ritardo», come dicono quelli che giudicano senza sapere. Si è laureata, ha inseguito il sogno dell’insegnamento, ha attraversato il dolore fisico di un corpo letteralmente spezzato da un incidente, e oggi si racconta con un sorriso pieno di luce: «Never give up non è solo una scritta su una maglietta. È il mio modo di stare al mondo. È ciò che mi ha salvata».

Ilaria non ha mai smesso di cercare alternative, di lottare, di fare progetti, anche quando ogni osso gridava dolore. Ha trasformato la sofferenza in determinazione, la paura in slancio verso il futuro. Oggi insegna inglese, percorre decine di chilometri al giorno per raggiungere scuole lontane, studia per nuovi concorsi e continua a credere nella cultura e nella sua città, che molti definiscono «spenta», ma che per lei resta viva e capace di cambiare. «La mia storia può servire a chi si sente bloccato, inadeguato solo perché non rispetta certe tappe standard».

Il suo percorso universitario è iniziato quando molti avrebbero detto “fuori tempo massimo”. «Nel 2020 mi sono iscritta alla triennale in Lingue e culture europee e del resto del mondo, scegliendo tedesco e inglese. Mi sono laureata a settembre 2022 con 100/110, un voto che per me vale più di un 110 e lode, viste le energie e il cuore che ci ho messo». Che prosegue: ««A ottobre ho conseguito i 24 Cfu per l’accesso all’insegnamento e a dicembre mi sono iscritta alla magistrale in Lingue e letterature moderne e traduzione interculturale. Il 7 novembre scorso ho discusso la tesi, laureandomi con 97/110 e portando a casa un bel 30 in lingua inglese 5». La discussione era programmata a settembre. Invece, «un incidente terribile il 14 luglio 2024 ha cambiato ogni piano: frattura del femore, del bacino, della rotula, del polso, due costole rotte e un ematoma al fegato. Sono rimasta immobile fino al 28 luglio, operata, poi a casa dal 9 agosto su una sedia a rotelle giusto in tempo per spegnere le candeline. In autunno ho ricominciato a camminare col deambulatore, tra dolori e fisioterapia. Il 28 febbraio mi hanno dichiarata guarita, ma qualche segno me lo porto addosso e lo tengo stretto: mi ricorda quello che ho superato». E la tesi? «Scritta sul letto di casa, con la stampella accanto. Ho trasformato la sofferenza in forza. Poi il concorso Pnrr2. Spinta da mia madre, una maestra vecchio stampo, l’ho tentato. Non avevo aperto un libro e l’ho mancato per una domanda. Ma non mi abbatto: in autunno mi rimetterò a studiare per il Pnrr3 e completare i Cfu».

Nel frattempo… «Ho lavorato in varie scuole. Un mese alComprensivo 1 di Piombino, che mi ha cresciuta fin dalla fine della triennale. Poi una supplenza a 90 km da casa, tre classi di inglese: non ci ho pensato due volte, era la mia rivincita. Dopo un mese un altro interpello mi ha portata a Paganico e Arcille, sei classi, accompagnando perfino le terze agli esami». E ora? «Due mesi di lavoro estivo. Poi si riparte: con gli interpelli, con la speranza delle Gps che si apriranno finalmente nel 2026, con nuovi progetti». E conclude: «Never give up: non arrenderti mai. Bisogna sempre puntare a migliorare la nostra vita e crederci. In questa città che tanti definiscono “morta”, io vedo un luogo che si trasforma e vive. Basta sapersi adattare, trovare alternative, reagire. E io continuerò a farlo, prima di tutto per insegnarlo a me stessa». l
 

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