RollBar, il pub dell'Elba che tiene vivo il mito del rally: dietro al bancone il pilota Andrea Volpi
Il pub di Portoferraio allestito come un garage da corsa è riferimento degli sportivi
PORTOFERRAIO. Il termine “rollbar” viene masticato frequentemente nell’ambiente dell’automobilismo agonistico. È così chiamata quella struttura tutelare predisposta per proteggere gli occupanti di una vettura in caso di ribaltamento o incidente. All’isola d’Elba, alla periferia di Portoferraio, lungo la strada che porta a Capoliveri, all’altezza della rotonda in cui si trova anche l’accesso all’hotel Airone, “RollBar” è anche il nome di un esercizio pubblico, di un pub. Il cui compito è quello di custodire gelosamente la passione e i ricordi del popolo elbano dei rally, che conta sul sano fanatismo di migliaia e migliaia di persone.
Quando ne varchi l’ingresso, ti rendi immediatamente conto che davanti ti si sta aprendo un mondo. È come entrare nel retro di un box di un autodromo. I tavolini su cui appoggiare i calici degli aperitivi sono rappresentati dai maxi bidoni d’olio griffati Bardhal, alcune delle sedute sono pneumatici posizionati uno sopra l’altro, le pareti sono interamente tappezzate da grandi foto di macchine in derapata e in controsterzo sugli asfalti e sugli sterrati dell’isola. Numerosi gli scatti in bianco e nero, anche perché il Rallye internazionale dell’Elba che si è disputato solamente pochi giorni fa è andato in scena per la sua 58esima edizione. E allora la visita al “RollBar” diventa un tuffo nel glorioso passato, fino agli anni Settanta, tra coloro che erano già campioni del volante e coloro che si apprestavano a diventare tali.
Tra questi Dario Cerrato, che ha segnato un’epoca d’oro del rallismo italiano grazie alla conquista, su modelli iconici della Lancia come la 037, la Delta S4 e la 4WD, di quattro campionati tricolori e tre europei (l’ultimo titolo risale al 1990). Al suo fianco, nel ruolo di inseparabile scudiero, c’è sempre stato il navigatore Giuseppe Cerri, detto “Geppi”, un matrimonio indissolubile rafforzatosi di successo in successo, comprese le vittorie riportate in carriera all’Elba. E non è un caso infatti che all’isola toscana Cerri sia tuttora legatissimo. Quando può ci si catapulta sempre dal suo Piemonte, soprattutto quando a richiamarlo è il rombo dei motori del rally. Lo ha fatto anche nel lungo ponte del Primo maggio scorso e per lui, insieme al presidente di Aci Sport Livorno Luciano Fiori, il “RollBar” è stato ovviamente una tappa d’obbligo. Ha concesso selfie agli appassionati, si è fatto scattare foto accanto al portone su cui sono stampate le immagini dei suoi “traversi” mentre navigava Cerrato ed è stato tra gli ospiti della puntata della trasmissione “Qui Motori”, condotta dai giornalisti Alessandro Bugelli e Gabriele Michi e allestita per l’occasione proprio dentro il “RollBar”.
Il cui titolare non può ovviamente essere uno a digiuno del tipico odore dell’olio motore da competizione. Si tratta, infatti, di Andrea Volpi, che al bancone del bar espone in bella evidenza una locandina de Il Tirreno che a caratteri cubitali urlava: “Rally - Vince Salvini - Gli elbani Volpi e Maffoni sfiorano il trionfo”. Ovviamente, Volpi si è ripresentato al via anche quest’anno, ma non con la medesima fortuna. Anzi, si può senz’altro dire che stavolta la dea bendata gli ha voltato le spalle. In coppia con Alberto Mei su una Skoda Fabia RS Rally 2, già al mattino di venerdì 2 maggio, durante lo shakedown, la sua vettura ha subìto un principio d’incendio. Poi, nelle prime prove speciali, sono sorti altri problemi di natura tecnica, per un malfunzionamento al sensore dei giri del motore che ha talvolta reso la vettura del tutto ingovernabile. Ed è stato proprio in uno di questi momenti che Volpi è incappato in una “toccata” che gli ha danneggiato il posteriore della sua Fabia. Al sabato, per la seconda giornata di prove, l’obiettivo del driver di Portoferraio era quello di ritrovare il miglior feeling con l’auto, ma stavolta è stata la sua condizione mentale a non essere al meglio, a causa della tragedia che aveva sconvolto l’isola d’Elba poche ore prima, ossia la morte del cinquantanovenne Rocco Andrianò, deceduto dopo lo scontro in moto con un cinghiale sbucato all’improvviso sulla sede stradale. Andrea e Rocco erano amici ed è stato difficile correre senza pensare a lui e alla sua famiglia.
«Una gara da dimenticare. In primo luogo – ha detto Volpi – sono partito con il pensiero all’amico scomparso in modo assurdo quanto improvviso, poi il principio di incendio che ha scombinato tutti i piani per prendere confidenza con la nuova Fabia e, per non farci mancare nulla, al pronti-via ecco che il sensore dei giri ha ben pensato di renderci la vita impossibile. Durante la seconda prova ho anche “toccato”, proprio perché la Fabia aveva degli scatti improvvisi di potenza, era ingestibile. Poi nella seconda giornata abbiamo provato a darci sotto e qualcosa di buono lo abbiamo anche fatto, considerando il valore degli avversari, contro i quali mi sarebbe piaciuto lottare ad armi pari. Voltiamo pagina, vediamo cosa potremo fare per risollevare il morale». Di sicuro, gli amici e il gruppone del “RollBar” aiuteranno Andrea a leccarsi meglio le ferite.