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Ambiente

Discarica 36 ettari, bonifica legata al progetto Metinvest

di Manolo Morandini
Discarica 36 ettari, bonifica legata al progetto Metinvest

Piombino, il sindaco Ferrari: «Stiamo trattando con i ministeri per le risorse»

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PIOMBINO. «Il progetto di Metinvest cambia il paradigma sotto il profilo delle bonifiche ambientali». A dare la misura è il sindaco di Piombino Francesco Ferrari nelle sue comunicazioni in apertura della seduta del consiglio comunale. La partita, che è ancora aperta, si gioca nel perimetro della discarica abusiva nota come 36 ettari. Si tratta di rimuovere i cumuli di scarti siderurgici che ammontano a 720mila metri cubi, di cui circa i due terzi, stando alle caratterizzazioni, potranno essere trattati e recuperati per essere riutilizzati. «Si tratta di trovare le coperture economiche che sono in capo al pubblico, perché Metinvest non è responsabile di quell’inquinamento». Uno spazio da recuperare e necessario per la realizzazione del progetto di acciaieria elettrica che vale 2, 5 miliardi di euro per cui è in corso la redazione dell’accordo di programma.

Si tratta di uno dei tasselli del progetto di rilancio della siderurgia. Un piano che è basato sulla coesistenza nel medesimo polo industriale di due giganti della siderurgia. Gli indiani della Jsw Steel, che si concentrerebbero nella produzione dei lunghi (rotaie) e il gruppo italo-ucraino Metinvest-Danieli che, invece, realizzerebbe una nuova industria green con forni elettrici e nuovi laminatoi per la produzione di piani (coils) , con un’ampia gamma di spessori e tipologie, destinati in larga parte a colmare la domanda interna del nostro Paese. L’obiettivo, particolarmente ambizioso, è quello di tornare a colare acciaio a Piombino nella seconda metà del 2028.

L’area occupata dai cumuli della 36 ettari «è necessaria per le opere di urbanizzazione della nuova acciaieria», sottolinea il sindaco. Che aggiunge: «Per la prima volta si affronta il tema della discarica 36 ettari, che è stata oggetto di sequestri e procedure penali». E rivendica rispetto all’approccio avuto nel recente passato, indicando la variante urbanistica Aferpi che prevedeva di occupare a uso industriale le aree vergini del Quagliodromo, la scelta di rimanere nel perimetro attuale. «Il tema del riutilizzo di quell’area, tolti i cumuli e fatta la messa in sicurezza operativa, si pone perché il Comune ha negato l’uso di altre aree. L’azienda Metinvest si è trovata costretta a pensare di utilizzare anche i terreni occupati dalla 36 ettari».

È uno dei temi che dovrà trovare un punto di caduta dell’accordo di programma. Ma c’è dell’altro. In campo entra Rinascenza Toscana, attuale gestore della discarica di Ischia di Crociano.

«Stiamo trattando con i ministeri per trovare la copertura economica e stiamo parlando anche di collaborare con il soggetto economico del territorio – Rinascenza Toscana, ndr -, che può essere deputato al trattamento di quei cumuli e più in generale di quelli presenti nel SIN e in prospettiva i rifiuti che deriveranno dall’attività siderurgica». Che prosegue: «È un soggetto che è orientato a farlo, perché in passato non abbiamo permesso di fare attività economica utilizzando i volumi di discarica nuovi e far arrivare rifiuti da fuori. Passano gli anni, ma il cerchio si chiude».

Passando a Jsw Steel Italy, il sindaco conferma che l’azienda «ha prodotto la documentazione e c’è un costante rapporto, in particolare con il settore urbanistica, perché il progetto di revamping del treno rotaie necessiterebbe di una variante urbanistica. Salvo il fatto che gli Accordi di programma fanno variante, stiamo lavorando per non lasciare niente al caso e riuscire a farlo nel tempo più breve che sarà possibile».

Tra le questioni aperte c’è il tema dell’acqua. La proposta è l’uso delle acque industriali attraverso i sistemi realizzati da Asa, Fenice (1,5 milioni di metri cubi) e Cornia Industriale (1,6 milioni di metri cubi). Oltre all’eventualità di recuperare l’acqua trattata nell’abito della bonifica della falda che altrimenti verrà scaricata in mare con una tubazione all’altezza del pennello Dalmine.

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