Il Tirreno

Il reportage

«Fosso Cosimo una trappola»: appello per salvare l’Oasi Wwf

di Cecilia Cecchi

	Le due chiuse manuali a lungo usate in passato dagli agricoltori per controllare le acque salmastre d'ingresso nell'Oasi Wwf 
Le due chiuse manuali a lungo usate in passato dagli agricoltori per controllare le acque salmastre d'ingresso nell'Oasi Wwf 

Il co-fondatore della riserva naturale regionale si rivolge alle istituzioni: «Non si può aspettare, sono sempre più urgenti gli interventi»

4 MINUTI DI LETTURA





PERELLI. In lontananza, dalla strada degli Affitti verso il Cornia, i campi allagati brillano sotto un pallido sole, segnati dal passaggio delle acque del nubifragio dello scorso ottobre. Nei laghetti della Riserva Naturale Orti Bottagone, aironi cinerini e garzette bianche si muovono con eleganza, intenti a pescare. Una scena che, nella bellezza, ricorda la resilienza della natura, ma anche la fragilità di un territorio sempre più esposto agli eventi estremi. Dopo il nubifragio del 17-18 ottobre, il paesaggio è diventato un mosaico di specchi allagati, testimone delle fragilità del territorio. Tra le aree più colpite, quelle di Torre del Sale, Sdriscia e Orti Bottagone. Paolo Maria Politi, ex direttore e co-fondatore della Riserva Naturale regionale Oasi WWF Padule Orti-Bottagone, lancia un appello alle istituzioni affinché si intervenga con urgenza sul fosso Cosimo, un corso d’acqua strategico per la piana alluvionale.

Allarme fosso Cosimo

«Il fosso Cosimo», spiega Politi, «è il principale corso d'acqua a est del Cornia e svolge un ruolo cruciale nel drenaggio e nel ricambio idrico tra la palude e il mare. Tuttavia, è diventato una trappola idraulica a causa di detriti e infrastrutture che non devono esserci più come quelle in metallo che servivano per portare l’acqua per il raffreddamento alle Acciaierie e che riducono della metà il passaggio da sotto il ponte Salta la Lepre, che funziona così da diga artificiale. Le recenti piogge hanno aggravato la situazione, causando esondazioni nei campi vicini, soprattutto nella zona della Sdriscia, mentre le Pianacce sono protette dalla strada degli Affitti».

Storia e vulnerabilità

«Il fosso Cosimo – ricorda Politi – risale alle bonifiche cinquecentesche volute da Cosimo de' Medici, rappresenta ancora oggi una chiave per il controllo idrico della zona. Originariamente progettato per regimentare le acque del Cornia e facilitare il drenaggio verso il mare, questo sistema si dimostra ora insufficiente di fronte ai cambiamenti climatici se non se ne migliora la gestione. L'accumulo di detriti derivanti dalla trinciatura degli argini, non rimossi, e residui di tubazioni industriali limitano ulteriormente la capacità del fosso».

Criticità e Soluzioni

Politi sottolinea come la mancanza di interventi strutturali abbia portato a un circolo vizioso: «Con i livelli d’acqua in aumento, i detriti vengono spinti verso il mare, creando blocchi nei punti critici come il ponte Salta la Lepre. Neppure la foce, a Tor del sale, già ristretta e oppressa dalla pressione del mare, non è più in grado di sostenere il deflusso». Propone soluzioni ispirate al Nord Italia, come l’uso di macchinari per raccogliere e smaltire i residui della trinciatura, riducendo l’impatto sugli ecosistemi circostanti.

Collaborazioni

Un altro punto critico riguarda la collaborazione tra enti locali e agricoltori. « Questi ultimi, spesso, attribuiscono erroneamente le esondazioni alla presenza dell’Oasi Wwf, ignorando che la causa principale è la cattiva gestione idraulica». Politi sottolinea l'importanza di un approccio integrato per conciliare interessi agricoli e conservazione della biodiversità.

Le sfide le futuro

Il ponte Salta la Lepre e la foce del fosso Cosimo sono simboli delle sfide che attendono la Val di Cornia. «L’antico sistema di chiuse manuali usate dagli agricoltori per controllare le acque salmastre ha funzionato fino a un certo punto. Adesso poi c’è anche l’immissione nel fosso in direzione contraria all’uscita in mare dell’acqua che proviene dall’impianto di pompaggio delle Pianacce. Ora le infrastrutture risultano insufficienti per fronteggiare eventi atmosferici estremi. La storia del territorio rivela persino tracce archeologiche come il villaggio dei pescatori risale all'età del bronzo finale tra il 1200 ed il 700 A. C., venuto alla luce, e studiato dall'Associazione Archeologica Piombinese, durante la realizzazione alla fine degli anni '90 di un nuovo stagno nella zona nord degli Orti che ha contribuito, oltre che alla Biodiversità, anche quale cassa di espansione in occasione di eventi meteorici recenti».Questo sottolinea l'importanza di una gestione del territorio che tenga conto non solo dell’aspetto naturale, ma anche del patrimonio culturale.

Futuro da Ripensare

Politi conclude con un appello chiaro: «Non possiamo più permetterci di aspettare. Gli effetti del cambiamento climatico richiedono interventi immediati per proteggere il comprensorio agricolo e gli ambiti naturali della Riserva Orti-Bottagone». L'adozione di tecnologie avanzate, la rimozione sistematica dei detriti e il potenziamento delle infrastrutture sono passi fondamentali per prevenire nuove crisi.

Con il fosso Cosimo che funge da arteria vitale per il territorio, il rischio di esondazioni future diventa un campanello d’allarme per una comunità che lotta tra passato e futuro. La Val di Cornia chiede un cambiamento ora, prima che sia troppo tardi.


 

Il disastro
Il racconto

Calenzano, esplosione in un deposito Eni: inferno di fiamme. Due i morti, c’è un padre di 51 anni. Tra i dispersi un livornese – Diretta

di Mario Moscadelli, Tommaso Silvi, Federica Scintu e Luca Barbieri
Sportello legale