Il Tirreno

La sentenza

Morti in corsia a Piombino, l’Asl condannata a pagare un maxi-risarcimento

di Gabriele Buffoni
Fausta Bonino l’ex infermiera piombinese è stata condannata all’ergastolo per quattro omicidi avvenuti
Fausta Bonino l’ex infermiera piombinese è stata condannata all’ergastolo per quattro omicidi avvenuti

Si tratta di uno dei casi per i quali è stata giudicata colpevole Fausta Bonino

29 settembre 2024
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PIOMBINO. L’Asl Toscana nord ovest è stata condannata a pagare un maxi-risarcimento da oltre 920mila euro ai parenti di un uomo di 73 anni morto per somministrazione di una dose eccessiva di eparina nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Villamarina, a Piombino. Una delle quattro vittime per le quali prima il tribunale di Livorno e poi, in secondo grado, la Corte d’assise d’appello di Firenze (nella sentenza bis dello scorso maggio, dopo la prima assoluzione del 2022 annullata dalla Cassazione) hanno giudicato colpevole Fausta Bonino, condannandola all’ergastolo.

Mentre si attende ancora che l’avvocato dell’ex infermiera Vinicio Nardo depositi un ricorso in Cassazione che appare scontato (e che è stato più volte annunciato) è quindi il Tribunale civile di Livorno a scrivere un’altra pagina della storia infinita delle morti in corsia a Villamarina.

A chiedere i danni all’azienda sanitaria sono stati i sei parenti (la moglie, il fratello, i due figli e i due nipoti) del 73enne ucciso nei primi giorni del luglio 2015, tutti rappresentati dall’avvocato piombinese Alessandro Napoleoni che ha deciso di distinguere la richiesta di danni in sede civile dalla responsabilità penale per l’accaduto. Citando in giudizio proprio l’Asl Toscana nord ovest.

A pesare, nella sentenza del giudice civile di Livorno, è il fatto che quella del 73enne rappresentava l’ennesima morte sospetta all’interno dell’ospedale. Se infatti Bonino è stata condannata solo per gli ultimi quattro casi (tra cui anche quello del 73enne piombinese) furono inizialmente 10 gli omicidi contestati dal pm: Bonino fu assolta fin da subito per gli altri casi ma già nella prima sentenza di appello la Corte sottolineò come tutte quelle morti sospette erano state causate dalla somministrazione di eparina «al di fuori degli schemi terapeutici» e che tale somministrazione era «avvenuta con condotta volontaria e criminosa di un dipendente Asl».

Da qui, la richiesta di risarcimento all’azienda sanitaria che si è difesa, anche in questo caso, sottolineando come la relazione della Regione Toscana e del ministero della Salute escludessero una responsabilità dell’Asl, che per questo si è infatti costituita parte civile nel processo penale a carico di Fausta Bonino. Nella sentenza depositata pochi giorni fa però il giudice ribadisce che, nel caso del 73enne, le tanti morte sospette e alcune analisi mediche che già rivelavano «gravi anomalie dei valori ematici» avrebbero dovuto allertare i responsabili sanitari. Che dunque avrebbero potuto (e dovuto, per il Tribunale) prevedere la possibilità che un altro episodio simile si verificasse e provvedere di conseguenza a prendere i dovuti accorgimenti indagando su eventuali «comportamenti colposi o dolosi dei propri dipendenti».

Sul caso specifico l’Asl Toscana nord ovest, contattata dal Tirreno, ha annunciato che presenterà ricorso in appello chiedendo la sospensiva. Intanto però l’avvocato Napoleoni – che segue altri casi di richieste di risarcimento da parte di familiari delle vittime di queste morti in corsia – ha depositato nei giorni scorsi richiesta di appello in Cassazione per un altro caso, quello di Adriana Salti, per il quale invece sia in primo che in secondo grado i giudici non avevano riconosciuto il risarcimento da parte dell’Asl. «Ma il principio di prevedibilità – spiega il legale – è lo stesso. Per questo siamo fiduciosi che il nostro ricorso sarà accolto».


 

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