Il Tirreno

Sicurezza

Dopo la rissa in Corso Italia una petizione dei residenti

di Gabriele Buffoni
Dopo la rissa in Corso Italia una petizione dei residenti

Piombino, rabbia e paura per l’episodio di lunedì sera, chieste telecamere

08 febbraio 2023
3 MINUTI DI LETTURA





PIOMBINO. Una macchia di sangue sbiadita, accanto al cartello con le indicazioni per la sosta. Poi qualche rimasuglio di specchietto retrovisore rotto, pezzi di plastica sparsi sull’asfalto. Ma più di tutto della serata da far west in pieno centro città il giorno dopo rimane l’esasperazione degli abitanti.

La rissa avvenuta intorno alle 19, 30 di lunedì tra un gruppo di quasi una decina di persone – così riportano alcuni testimoni oculari: i carabinieri hanno identificato tre di loro, tutti nordafricani sui trent’anni con regolare permesso di soggiorno, e sono alla ricerca di un quarto individuo coinvolto – potrebbe però essere la proverbiale goccia in grado di far traboccare il vaso della pazienza dei residenti. Che infatti si dicono pronti a far partire una raccolta firme per chiedere maggiore sorveglianza in un’area della città a pochi passi dalla zona pedonale del Corso.

«La mia compagna, titolare del negozio “La Mela Verde”, ha paura quando rimane aperta fino a sera – racconta Salvatore Cataldo, a sua volta proprietario della lavanderia Arcobaleno (davanti al tratto di strada dove è iniziato il pestaggio) – spesso mi chiama per rimanere con lei perché dall’ora dell’aperitivo in poi in questa parte di Corso Italia iniziano a circolare gruppi di spiantati che spesso alzano il gomito. E a volte diventano anche pericolosi, come accaduto lunedì sera: qualche tempo fa avevano spaccato delle bottiglie in strada ed erano volate delle minacce tra di loro, fortunatamente senza arrivare alle mani. Per chi lavora – spiega – è un disagio non da poco: paura a parte, c’è chi ha scelto di chiudere prima. E chi, come me, è stato costretto a farlo: nel fondo dove ho la lavanderia a gettoni, che specialmente d’estate poteva arrivare a lavorare fino alle 22, ho deciso di abbassare la saracinesca almeno un’ora prima per evitare che ubriachi e violenti entrino e magari facciano danni ai macchinari».

Tra i residenti c’è chi scuote il capo, osservando i mezzi danneggiati a margine della carreggiata ancor parcheggiati. «Fuori dalla zona pedonale, siamo la terra di nessuno» mormora qualcuno, passando lì accanto. Un commento forse esagerato, ma chi quella rissa da saloon, tra spintoni, calci e piugni, si è ritrovato a viverla in prima persona non racconta uno scenario troppo diverso da questo. «Ero andata a prendere un po’di frutta al negozio qui vicino – racconta Francesca Barani, titolare con il marito dell’omonima macelleria – ma quando sono arrivata lì la titolare stava chiudendo la saracinesca perché si era già accorta che qualcosa non andava. Ho preso in fretta quello che dovevo comprare ma quando stavo tornando avevano già iniziato la rissa in strada: ho fatto il giro largo per evitare di finire coinvolta – racconta – sono corsa in negozio e mi sono chiusa dentro finché non ho visto le auto di polizia e carabinieri. Mi sono trovata in difficoltà, non è stata una situazione affatto piacevole: un po’ di paura l’ho avuta finché non mi sono barricata in macelleria. Fortunatamente in pochi minuti le forze dell’ordine sono arrivate e ala cosa è finita lì».

«Io ho tirato giù subito la saracinesca: quando vedo qualcosa di strano, so che può finire male e non me la sento di tenere aperto con il rischio di subire danni – racconta Franco Giannelli, titolare del bar La Dolce Vita, affacciato sull’incrocio con vicolo del Gelsomino – il problema è che nelle aree più problematiche della città, come via Landi, non ci sono elementi di aggregazione o di attrattiva. E questi ragazzi, giovani, non hanno problemi a girare per la città in cerca di evasione, spesso esagerando». Per chi in quel tratto di Corso Italia vive o lavora «manca una “divisa”, forze dell’ordine che si facciano vedere anche solo come deterrente – conclude Giannelli – basterebbe ad evitare episodi come quello di lunedì: appena sono arrivati con le volanti il “gruppone” si è disperso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
Il commento audio

Morte di Mattia Giani, il direttore del Tirreno alla partita della vergogna: «Una crudele idiozia»

Lo studio

Comuni più ricchi d’Italia, una sorpresa in Toscana – La classifica completa e i dati per ogni regione