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Lavoro, è crisi di Ferragosto: «La metà dei posti è scoperta» – I dati

Gabriele Buffoni
Lavoro, è crisi di Ferragosto: «La metà dei posti è scoperta» – I dati

Emergenza per gli stagionali ma anche per gli impieghi a lungo termine. Le associazioni di categoria: «Preoccupati che nel 2023 sia ancora peggio»

15 agosto 2022
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PIOMBINO. Il lavoro c’è, i lavoratori no. E oggi che l’estate giunge al suo culmine con il Ferragosto l’incubo di imprese e attività commerciali e di ristorazione è diventato una realtà quanto mai pressante. Perché se per il resto dell’estate alla mancanza di forza lavoro si è riusciti (non senza sacrifici) a sopperire, ora che si è giunti nel periodo di massima concentrazione delle ferie – e dunque di visitatori sulla costa – quella che prima era una priorità è diventata una necessità impellente.

A sottolineare l’allarme è il report mensile sulla domanda di lavoro stilato da Unioncamere per la provincia di Livorno: nel mese di agosto la difficoltà di reperimento di personale – in percentuale sulla totalità dei posti disponibili – supera il 41 per cento. E scendendo nel dettaglio, per alcune professionalità il rischio è che la metà dei posti disponibili resti scoperta. Segnando una preoccupante crescita rispetto – ad esempio – all’agosto 2021 quando a livello generale la difficoltà di reperimento di figure professionali si aggirava sul 38, 8 per cento.

Preoccupa il 2023

Questa tendenza sta alzando sempre di più il livello di allarme tra gli imprenditori della costa degli Etruschi.

«Per i lavoratori del turismo ora i nodi vengono al pettine con maggiore evidenza perché è Ferragosto – spiega Massimo Marini, presidente di Confesercenti Cecina – ma la situazione è grave per tutti: manca la manodopera nell’agricoltura come nelle imprese. Mancano camerieri e mancano ingegneri. C’è un vuoto che non sarà possibile colmare in fretta».

In vista del 2023 infatti «la situazione purtroppo probabilmente peggiorerà – commenta Marini – e la prossima estate i problemi di quest’anno si ripresenteranno con gli interessi: i giovani da inserire nel mondo del lavoro sono pochi anche a causa del crollo demografico e quei pochi che ci sono non hanno intenzione di lavorare neppure con impieghi stagionali perché, fondamentalmente, non ne hanno bisogno. Quest’estate – spiega Marini – si è faticato addirittura a trovare bagnini, un impiego estivo per il quale fino a pochi anni fa c’era la ressa per assicurarsi un posto. Oggi manca l’attrattiva perché gli stipendi non sono all’altezza, perché le famiglie mantengono i figli e anche perché ci sono troppi sostegni dati a sproposito. Il lavoro manuale ormai non ha più lo stesso appeal».

I salti mortali

L’estate 2022 insomma è stata una stagione durante la quale «abbiamo dovuto fare i salti mortali – spiega Vincenzo Cananzi, presidente di Confesercenti Piombino – a differenza del passato, quando la maggiore difficoltà era quella di trovare personale qualificato, questi mesi sono stati un incubo sotto ogni aspetto. Ad un certo punto si era pronti a inserire anche figure senza la minima esperienza pur di avere braccia con cui far fronte alla mole di lavoro prevista, ma la penuria che c’era a giugno si è protratta ed è esplosa ora che siamo arrivati a Ferragosto».

Ma come è stato possibile resistere? «Sacrificando molto, sia personalmente che nei servizi offerti – spiega Cananzi – chi ne ha avuto la possibilità ha lavorato senza sosta nella propria attività cercando di sopperire alla mancanza di dipendenti. Chi non ci riusciva, ha limitato l’apertura: ad esempio molti ristoranti a pranzo. Oppure – conclude – si è deciso di mantenere il giorno di chiusura settimanale concentrando lì i giorni di riposo dei dipendenti così da far fronte ai turni nel resto della settimana».

«È anche colpa nostra»

Uscire da questo pericoloso circolo vizioso sembra impossibile. Ma in realtà «solo perché abbiamo lavorato male negli ultimi anni – spiega Maurizio Serini, presidente di Cna per la provincia di Livorno – è inutile puntare il dito contro il reddito di cittadinanza quando non ci siamo preparati ad affrontare il cambio generazionale utilizzando a dovere, come ad esempio avviene in Germania, uno strumento come l’alternanza scuola-lavoro. Serve una collaborazione più serrata con le scuole per creare una cultura del lavoro, altrimenti lo scenario di quest’anno si ripeterà a lungo. Nella mia impresa – racconta – avrei potuto raddoppiare i dipendenti vista la quantità di lavoro che abbiamo ma pur offrendo assunzioni a tempo indeterminato non ho ricevuto curricula».  

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