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Rigassificatore a Piombino: pesca, turismo e sicurezza. Parla Snam: "Non ci sono pericoli, ecco perché"

Luca Centini

	Rigassificatore a Piombino: Snam tranquillizza i cittadini 
Rigassificatore a Piombino: Snam tranquillizza i cittadini 

INTERVISTA ESCLUSIVA. Il responsabile del progetto: «L'impianto è testato. Non c'è alcuna differenza di funzionamento tra farlo in porto o in mare aperto. Le gasiere non interferiscono coi traffici portuali»

06 luglio 2022
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PIOMBINO. «L’impianto è sicuro, esattamente come lo sono quelli in funzione ormai da anni in tutto il mondo». Così Snam, per la prima volta, interviene direttamente su Il Tirreno sulla questione del rigassificatore previsto a Piombino. Uno dei due annunciati dal governo per assicurare al Paese il rifornimento di gas, soprattutto se proseguisse la guerra fra Russia e Ucraina. La società, che in questi mesi ha lavorato sotto traccia, ha presentato il 29 giugno l’istanza per l’avvio dell’iter autorizzativo a posizionare la nave rigassificatrice in porto a Piombino. Proprio alla vigilia del consiglio comunale tematico del 1° luglio, nel quale la città dell’acciaio ha urlato con tutta la sua forza il "No" all’impianto.

A Piombino il rigassificatore non lo vuole nessuno. Insomma, Snam deve operare in un contesto non semplice. Elio Ruggeri, amministratore di Snam FSRU Italia e responsabile del progetto, chiarisce la posizione di Snam su alcuni dei temi maggiormente dibattuti in questi giorni.

Ingegnere, a Piombino c'è un fronte compatto che non vuole il rigassificatore. Lo vede come una minaccia per la città. Cosa replica a chi si è schierato con tanta energia per il no?

«Ormai da qualche anno mi occupo di infrastrutture energetiche e di iter autorizzativi. Sono consapevole che quando si propone un nuovo investimento industriale in un territorio, si creano sempre dubbi, perplessità incertezze e insicurezza. La materia è difficile e chiaramente capisco la naturale preoccupazione che emerge sul territorio. Quello che posso dire è che di terminali di rigassificazione al mondo ce ne sono veramente tanti ed è un’attività iper-testata, iper-sicura, iper-controllata. Non ci sono rischi non controllati né per l’ambiente, né per il territorio, né tanto meno per la popolazione, altrimenti non lo avremmo neanche proposto».

Il tema più sentito è quello della sicurezza: i piombinesi chiedono perché i rigassificatori si fanno in mezzo al mare: a Livorno, ad esempio, l’impianto è a 12 miglia nautiche dalla costa con una fascia di sicurezza di 2 miglia per i natanti. Perché a Piombino ci si dovrebbe sentire sicuri con un terminal gas in banchina?

«In realtà la stragrande maggioranza degli impianti di rigassificazione è a terra, per lo più in porti come Barcellona, Marsiglia o, per portare un esempio italiano, Panigaglia (nel golfo della Spezia, a Porto Venere). Non c’è alcuna differenza tra impianti Fsru (acronimo inglese che indica le navi galleggianti rigassificatrici) e impianti a terra nel loro funzionamento e anche per questi, quando l’esigenza è di attivare gli impianti in breve termine come nel caso dell’emergenza che stiamo vivendo, la soluzione più frequente d’istallazione è all’interno dei porti. Per esempio, la Germania ha di recente acquistato 4 navi rigassificatrici che saranno istallate nei porti e cosi avverrà in Olanda e Paesi Baltici».

Eppure la Golar Tundra è una nave di 300 metri di lunghezza, alla quale si dovrà affiancare una nave gasiera che scaricherà gnl (gas naturale liquefatto). Ma così non si bloccano le altre attività portuali?

«Le navi che portano Lng (sigla inglese per gas naturale liquefatto, ndr) si accosteranno in banchina al massimo una volta alla settimana (qualora l’impianto marciasse al 100%). E quando stanno ormeggiate scaricano tutto il carico di gas in circa 20 ore. Una volta che una nave è attraccata è come se la banchina fosse più profonda di 80 metri, 40 metri la prima Fsru e 40 la seconda. Non c’è alcun vincolo all’operatività dei mezzi navali. Questo lo abbiamo studiato anche con Cetena, la società di Fincantieri leader in Italia in questo tipo di analisi, simulando le manovre e gli spazi alla presenza delle autorità portuali».

Ma i traghetti che vanno e vengono dall'Elba sono a poche centinaia di metri dalla banchina del nuovo porto: come può essere compatibile un terminal gas con questo tipo di traffico?

«L’unico momento in cui la nave Lng in arrivo in porto interferisce con la navigazione portuale è quando sta per entrare o uscire, nelle fasi di manovra, che durano circa due ore. Ciascuna di queste manovre sarà effettuata in accordo con le disposizioni che saranno date dal comandante del porto e con l’ausilio di rimorchiatori e dei piloti del porto, per cui saranno gestite in modo tale da non interferire con il traffico dei traghetti. Tra l’altro possono essere fatte anche di notte».

Gli itticoltori (e non solo loro) temono che il ciclo aperto utilizzato dalla nave per la rigassificazione, durante il quale si rilasciano in mare acqua fredda e cloro, metta a rischio i fondali. È così?

«No. Il cloro si distribuisce velocemente con quantitativi sotto soglia all’interno dell’ambito portuale. Ben lontano quindi dalle aree in cui viene effettuato l’allevamento del pesce. Lo stesso vale per le temperature, se ci fosse un problema di temperature i primi a subirne le conseguenze saremmo noi, perché il rigassificatore funzionerebbe peggio se l’acqua utilizzata dall’impianto fosse fredda. Questo tema lo abbiamo studiato con l’università di Genova col supporto di modelli matematici».

Il commissario Giani (presidente della Regione) ha chiuso la porta a un impianto off-shore nel golfo di Follonica. E ha detto che a Piombino in banchina la nave potrà restare al massimo 3 anni. Ma Snam ha chiesto 25 anni di utilizzo della banchina.

«Inizialmente stavamo lavorando per una soluzione transitoria in porto con destinazione finale nel golfo di Follonica. Recentemente abbiamo preso atto e accettato che il Golfo di Follonica è off limits. A questo punto abbiamo potuto presentare un’unica istanza e l’abbiamo presentata per la durata del ciclo di vita di un impianto di rigassificazione – 25 anni – secondo le disposizioni dell’Autorità di regolazione, nella consapevolezza che le autorizzazioni possono essere concesse con limiti temporali diversi. Qualora nelle autorizzazioni dovesse emergere un vincolo temporale alla permanenza in sito, ci adopereremmo per individuare una soluzione di ricollocazione».

Ma se a Piombino il rigassificatore resterà solo per un periodo limitato, ha già un'idea di dove sarà collocato in una seconda fase? Insomma avete un piano B?

«Se ci sarà richiesto ricercheremo un punto di ormeggio alternativo dove spostare la Fsru non appena saranno pronte le infrastrutture di ormeggio» .

L'istanza è stata presentata il 29 giugno, quando contate di avere il rigassificatore di Piombino operativo?

«Premesso che il decreto legge prevede il rilascio delle autorizzazioni entro 120 giorni dalla presentazione dell’istanza, aprile 2023 è il nostro obiettivo, essendo tenuti a realizzare l’opera nel più breve tempo possibile».

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