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Pescia, morto Saverio Larossa: addio all’allenatore filosofo

di Roberto Grazzini

	Saverio Larossa aveva 70 anni
Saverio Larossa aveva 70 anni

Aveva 70 anni e si era trasferito a Sorana anni fa da Milano. Ha guidato Pescia, Monsummano, Vergine dei Pini, Via Nova e Nievole

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PESCIA. Nel quotidiano vivere della verace gente di Sorana, riservata e chiusa, da buoni quanto spigolosi pesciatini di collina, Saverio Larossa era entrato in punta di piedi, con la massima discrezione, assieme all’inseparabile mezzo sigaro all’angolo della bocca. E così quel borgo nascosto della Svizzera Pesciatina dal quale lo sguardo si perde all’infinito, era diventato anche il suo eremo. Lo conobbe da ragazzo quando veniva in Toscana in villeggiatura e se ne innamorò subito tanto che appena ha potuto è venuto a viverci.

Una storia davvero particolare quella di questo pugliese di origini, lombardo di nascita e crescita e valdinievolino di adozione che da giovane faceva tanti gol tanto da approdare alla Solbiatese tra i professionisti. Ma la sicurezza di un lavoro in banca contribuisce a fargli appendere le scarpe al chiodo a soli 28 anni. La vita frenetica della metropoli meneghina però non fa per lui, alla perenne ricerca di spazi incontaminati, per praticare la pesca d’altura, altro grande hobby, e la lettura dei classici. E così vinta una dura battaglia contro una brutto male nel 1992 prende armi, famiglia e bagagli e si trasferisce a Sorana, un eremo che non ha mai dimenticato, e inizia ad allenare.

È una sorta di rinascita a 360 gradi. Salvezze incredibili e promozioni memorabili contraddistinguono le esperienze al Pescia (settore giovanile e prima squadra), Monsummano, Club 81, Vergine dei Pini, Sanromanese, Via Nova e Nievole. Nonostante un carattere forse solo apparentemente introverso, sapeva parlare al cuore dei giocatori, e sempre con tono pacato, quasi paterno. La zona assoluta rappresentava il credo tattico assoluto. Perché nel calcio, estro, fantasia e un pizzico di incoscienza non devono mai mancare. Lui e la marcatura ad uomo viaggiavano su binari diametralmente opposti, nemici giurati che non si sarebbero mai incontrati nel corso di una piena e gratificante esistenza terrena di questa splendida e solare persona, che ha saputo farsi benvolere.

Parlando del football un giorno sentenziò: “È solo un gioco, da praticare concentrati, con dedizione e spirito di sacrificio ma senza mai rinunciare a una giusta dose di divertimento». Purtroppo a distanza di tanti anni quel subdolo nemico con il quale aveva combattuta si è ripresentato in maniera più aggressiva, lui ha cercato di metterlo in fourigioco, difendendosi attaccando, ma non c’è stato niente da fare. Larossa ci ha lasciato confortato dall’amore dell’inseparabile moglie Anna e del figlio Andrea. L’ultimo saluto mercoledì 22 ottobre alle 15 sempre nella sua Sorana. 

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