Fondazione Collodi nel caos, debito costante di 400mila euro
L’ente che gestisce il parco di Pinocchio verso la trasformazione in Spa, ma restano le incertezze
Pescia Il Comune di Pescia non ha votato il progetto di rilancio del Parco di Pinocchio. Progetto che passa dalla necessaria riorganizzazione societaria della Fondazione nazionale Carlo Collodi attraverso l’ingresso dei privati (Costa Edutainment spa e il gruppo lombardo FBH della famiglia Bertola, già proprietario di Villa e Giardino Garzoni) e che prevede la costituzione di una società per azioni che deterrà la titolarità della nuova gestione e farà gli investimenti infrastrutturali per realizzare il parco al coperto, rendere fruibile la Villa Garzoni, fare un albergo diffuso nel paese di Collodi e altri interventi.
Tutto ciò veniva messo all’ordine del giorno del consiglio generale della Fondazione Collodi nella seduta dello scorso 23 novembre. Nel corso di quella riunione un consulente incaricato dalla Fondazione, Massimiliano Farnesi, dopo avere illustrato tutte le fasi del progetto ribadiva altresì la necessità di votare la delibera per la costituzione della società in quanto avrebbe rappresentato «l’opportunità di dare inizio a tutti gli atti societari e alla raccolta di risorse che metteranno in sicurezza la Fondazione» (intendendo chiaramente la sicurezza finanziaria del Parco, che allo stato dell’arte produceva un disavanzo costante compreso tra i 250mila e i 400mila euro, come scritto nel verbale) e dunque «un’occasione per evitare grossi e imminenti problemi economico-finanziari».
L’assessore al turismo del Comune di Pescia, Maurizio Aversa, in quella occasione si asteneva dalla votazione. Perché? «Come Comune abbiamo ritenuto più opportuno astenerci – precisa – chiaramente non siamo contrari a progetti volti allo sviluppo del parco e quindi del territorio, ma pur avendone fatto richiesta non disponevamo di documenti nel merito di quello che veniva esposto in quella riunione e quindi, con dispiacere, abbiamo scelto di non votare». Per altro ad oggi non esiste traccia degli atti urbanistici necessari alla realizzazione del parco, che il Comune dovrebbe definire e approvare.
«È veramente incredibile che sul futuro del parco si sia steso un assordante silenzio da parte delle istituzioni locali, del Comune, delle organizzazioni culturali ed economiche, delle associazioni cittadine – ha evidenziato Omero Nardini, conosciuto ricercatore di storia locale – i temi che avrebbero dovuto porsi sul piano del dibattito pubblico e istituzionale sono rimasti colpevolmente sotto traccia e la cittadinanza non ha esatta cognizione né delle gestioni passate riguardanti la Fondazione, né del suo futuro, al di là di annunci che non vanno oltre le indicazioni generiche. Mi auguro, da ricercatore storico e considerato che la questione riveste una particolare importanza anche dal punto di vista storiografico, che finalmente si faccia chiarezza e che i soggetti istituzionali e culturali della città di Pescia permettano l’apertura di una riflessione collettiva, anche per scongiurare che attorno ad esse si esercitino, come in parte si constata già, espressioni di carattere politico e personalistico». l
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