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Montecatini, Pietro Orlandi ad “Acqua in bocca”: «Il Papa dica la verità su mia sorella Emanuela»

Montecatini, Pietro Orlandi ad “Acqua in bocca”: «Il Papa dica la verità su mia sorella Emanuela»

Al Tettuccio l’appello e le rivelazioni del fratello della 15enne scomparsa nel 1983 da Città del Vaticano

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Montecatini Tutto esaurito nel salone Portoghesi dello stabilimento termale Tettuccio di Montecatini per l'incontro con Pietro Orlandi ospite della rassegna "Acqua in bocca ma non troppo". Il fratello di Emanuela, la cittadina vaticana scomparsa a 15 anni il 23 giugno del 1983 non ha mai smesso di cercarla.

«Invito Papa Francesco a fare uno sforzo e a raccontarmi la verità su mia sorella – ha detto Orlandi – e lo dico proprio adesso che lui non sta bene ed è ricoverato in ospedale. In questo modo i fedeli apprezzeranno il suo gesto e la sincerità di voler finalmente raccontare quello che realmente è accaduto. Anche se si tratta di una verità brutta. Per poter tenere accesa quella fiammella della fede nelle persone e poter ricominciare. Se invece la verità uscirà da noi e loro avranno fatto di tutto fino all'ultimo per tenerla nascosta, non so come andrà a finire. Il mio obiettivo è quello di riportare a casa Emanuela sia viva che morta. Nei confronti del Vaticano ho sempre detto di fare in modo che la verità esca fuori, ma tiratela fuori voi, in quel caso qualcuno accetterà questo fatto dicendo che avete avuto il coraggio di raccontare le cose come stanno e come sono andate. Papa Francesco quando è arrivato ha detto che voleva ricostruire una nuova Chiesa, ma non la deve ricostruire sul fango, in quel modo prima o poi cadrà tutto. La deve piuttosto costruire su un terreno solido come quando si costruisce una casa».

Tra le rivelazioni di Pietro Orlandi anche una sua recente conversazione con una persona che gli ha riferito che «a Roma c'è stato un incontro tra quattro persone, una giornalista, un collaboratore dell'Aise (ex Sismi, servizi segreti, ndr) esperto di sicurezza nelle telecomunicazioni, i magistrati Luca Palamara e Antonio Ingroia, durante il quale è stato ribadito che il procuratore Giuseppe Pignatone fu trasferito a Roma affinché risolvesse due situazioni, il caso di Emanuela Orlandi da archiviare e il caso di Mafia Capitale che ha portato all'arresto di Massimo Carminati. Nel 2019 al termine del suo mandato a capo della Procura di Roma ricoprì il ruolo di presidente del Tribunale Vaticano». l

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