Il Tirreno

Calcio: il personaggio

Lo sfogo di Bernardeschi: «Mettevo la gonna e mi dicevano che ero gay: ma che problema ci sarebbe?»


	Bernardeschi con la maglia del Bologna
Bernardeschi con la maglia del Bologna

Il fantasista toscano, oggi al Bologna, si racconta al “Bsmt” di Gianluca Gazzoli: tanti gli aneddoti. «I veri eroi? I genitori...»

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Il fantasista del Bologna Federico Bernardeschi è “passato dal Basement” (The Bsmt), la nota e seguita trasmissione su YouTube ideata e condotta da Gianluca Gazzoli, che apre dibattiti e discussioni con i personaggi più influenti in Italia e non solo.

Questa volta, nell’ultima puntata pubblicata nelle scorse ore, è toccato al calciatore ex Juve e Fiorentina che si è lasciato andare a rivelazioni e confidenze sul mondo del calcio ma anche sulla sua vita privata. 

E poi nel mezzo della trasmissione è arrivato lo sfogo del classe 1994 di Carrara, campione d’Europa con l’Italia nel 2021: «Ci sono tante cose che mi hanno fatto male, malissimo – ha spiegato Bernardeschi –. Dodici anni fa, quando avevo 20 anni, mi presentavo nello spogliatoio della Fiorentina con la gonna e me ne hanno dette e scritte di ogni, anche sul giornale…Ma qual era il problema? Se a me la gonna piace, la metto», ha evidenziato il fantasista toscano.

«E sapete quante volte mi hanno detto che sono gay? – ha aggiunto –. E se lo fossi? Dov’è il problema? Che problema ci sarebbe, anzi, ne andrei fiero. Chapeu, a chi ha fatto coming out. La gente deve capire che in questo mondo ognuno deve essere libero di fare quel ca**o che vuole». 

Un messaggio potente che sta facendo il giro del web quello che ha sottolineato il giocatore azzurro che, durante la puntata, ha raccontato anche dei viaggi con la mamma, da piccolo, in macchina per andare prima a Empoli (nella polisportiva Ponzano, da quando aveva 8 anni) e poi a Firenze durante le giovanili. Un grande sacrificio, quello compiuto da lui all’epoca bambino, e dai genitori, che ricorda lui stesso ringraziando la famiglia: «Per me i veri eroi sono quei genitori che fanno lo stesso percorso che ha fatto mia mamma e però, magari, il figlio o la figlia non riesce ad arrivare. Tanto di cappello: tu stai permettendo a tuo figlio di poter realizzare quel sogno, ma non c’è scritto da nessuna parte che si realizzerà. A volte ci penso e dico: “E se non lo fossi diventato?”».

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