Il Tirreno

La città che cambia

Massa: all'ex Olivetti mix di uffici, negozi e attività culturali. Ma non mancano le polemiche – Il progetto

di Ivan Zambelli

	Alcuni rendering del progetto di riconversione dell’area ex Olivetti
Alcuni rendering del progetto di riconversione dell’area ex Olivetti

Il piano è stato illustrato nella sala consiliare e si ispira alla filosofia del suo fondatore. Previsti anche museo, biblioteca, ambulatori. Di centomila metri quadrati totali, 18.500 saranno destinati ad attività produttive, 6.260 per commercio al dettaglio

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MASSA. Un progetto che guarda al passato per immaginare il futuro dell’ex Olivetti Synthesis. È la filosofia che attraversa la nuova variante urbanistica presentata in Comune dall’architetto Lino Giorgini, incaricato dalla proprietà (Immobiliare Apuania Srl) del piano di recupero dell’area oggi dismessa. L’obiettivo è duplice: recuperare il patrimonio materiale e immateriale lasciato dall’Olivetti e riattivare un comparto di quasi 100mila metri quadrati con nuove funzioni produttive, economiche, culturali e sociali. «L’area è inutilizzata da anni - spiega l’assessora all’Urbanistica Alice Rossetti - e la finalità della variante è valorizzare la storia della Olivetti e riqualificare un luogo strategico per lo sviluppo della città».

Filosofia olivettiana

La fabbrica Olivetti di Massa nasce a cavallo della seconda guerra mondiale. «Nel 1939 Adriano Olivetti scelse di insediare qui la produzione di schedari e classificatori metallici - riepiloga Giorgini - portando una visione in fabbrica che non guardava solo al profitto, ma che metteva al centro anche la persona». Negli anni la Olivetti divenne una sorta di fabbrica-comunità, fatta di alloggi, mense, ma anche ambulatori per dipendenti, visite pediatriche per i loro figli, una dentista settimanale, una biblioteca e persino uno spaccio alimentare calmierato. Un welfare aziendale che si estendeva anche alla città, come lo stabilimento balneare per i dipendenti alla “Olivetti Spazio” sull’Aurelia, frequentata da architetti e designer. «Olivetti ha lasciato un patrimonio di idee e ricordi che vorremmo restituire alla città», sottolinea il progettista.

Come cambierà l’area

Lo stabilimento, ampliato più volte nei decenni fino all’abbandono di fine anni ‘90, interessa oggi quasi 100mila metri quadrati, di cui 30mila coperti ma in forte degrado. Il progetto prevede la rimozione delle porzioni non recuperabili per ragioni statiche o economiche, mantenendo però facciate ed elementi iconici della filosofia olivettiana. Per dare l’idea dell’investimento, solo per le demolizioni serviranno circa tre milioni di euro. «Le norme attuali scoraggiano ogni intervento – osserva Giorgini – per questo chiediamo la possibilità di demolire e ricostruire i ruderi e frazionare il compendio, pur mantenendo il vincolo su artigianato e industria». La variante introduce un mix di funzioni: 18.500 metri quadrati per attività produttive e artigianali, 6.260 per commercio al dettaglio, 9mila per servizi e direzionale, 2mila per commercio all’ingrosso e deposito. «Ma nessun centro commerciale – ribadisce l’architetto – sono ammessi solo piccoli negozi». Sulla falsariga di cosa c’era una volta, accanto alle funzioni produttive sono previsti una biblioteca, una sala conferenze, ambulatori medici e dentistici, spazi per eventi, aree sportive e del benessere, piccole attività culturali, un museo dedicato alla storia industriale suggerito dalla Fondazione Olivetti e persino un possibile asilo nido. L’idea è quella di un “parco urbano e industriale”, con giardini sui tetti, una torre panoramica e una netta separazione tra zona produttiva e spazi pubblici. È prevista anche una rotatoria tra via Carducci, via Tinelli e via dei Limoni per migliorare l’accessibilità.

Le polemiche

L’illustrazione della variante ha suscitato un confronto acceso. Il consigliere Pd Stefano Alberti parla di «ennesima variante ad personam» e di una «speculazione immobiliare» ipotizzando che le superfici commerciali previste, se non collocabili sul mercato, possano un domani trasformarsi in strutture più grandi. Accuse respinte con decisione dall’assessora Rossetti, definite «gravi e demagogiche», e da Giorgini, che ribadisce la completa esclusione di medie e grandi strutture commerciali. Dubbi anche dal mondo artigiano: Marco Basteri (Cna) ha sottolineato il rischio di una convivenza complessa tra attività produttive e pubbliche. «Le aree saranno separate - rassicura Giorgini - non ci saranno commistioni pericolose». Il progettista ha ricordato inoltre che la Regione Toscana ha autorizzato gli atti senza prescrizioni: «Un segno della qualità del lavoro svolto».

L’iter

Dopo la presentazione pubblica, la variante approderà ora in consiglio comunale per l’eventuale adozione. Da quel momento scatteranno i sessanta giorni riservati alle osservazioni di cittadini, associazioni e categorie economiche. Solo dopo questo passaggio il documento potrà tornare in aula per l’approvazione definitiva, aprendo la strada al successivo piano di recupero.

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