Massa, Guang Rong: ora scatta l’allarme contaminazione. Il carico disperso in mare e i possibili effetti
Il sindaco Francesco Persiani: «Una parte del carico composta da "tout venant" è entrata in contatto con idrocarburi»
MASSA. Circa 500 tonnellate di materiale della Guang Rong sono finite in mare. Una novità che apre scenari complessi ora che la stagione balneare volge al termine. Perché parte del carico della nave incagliata contro il pontile di Marina del 29 gennaio scorso è stata infatti contaminata dagli oli e dagli idrocarburi fuoriusciti nella zona poppiera della nave. E ora sono in molti a chiedersi se anche quel materiale finito sul fondo del mare non lo sia a sua volta.
Per questo, ora che la rimozione della nave è sempre più vicina, spetta al ministero dell’Ambiente e alla Regione Toscana dirimere questi aspetti, decidendo quindi se rimuovere tutto il materiale disperso o soltanto i pezzi più grossi, ovvero quelli sopra i 50 centimetri di diametro. Aspetti illustrati dal sindaco Francesco Persiani in consiglio comunale, riferendo l’esito all’aula del tavolo tecnico del 1 settembre in capitaneria di porto.
Una riunione che è servita ad approfondire, insieme ai vari soggetti coinvolti (dal Comune all’armatore, passando per ministero, regione, Arpat e ditte incaricate) , i dettagli sulle modalità di spostamento della nave. «La nave – ha spiegato Persiani – verrà rimessa in linea di galleggiamento, dopo aver verificato la sabbia che si è addensata nella zona dell’incaglio. Una parte del carico sarà portata via con l’ausilio di una chiatta». A quel punto, la nave verrà portata via con un rimorchiatore. Ma l’attenzione si concentra sul carico composto da “tout venant”, ovvero un misto di pietrame, ghiaia, sabbia e frammenti di varia granulometria che la nave stava trasportando. Perché nella zona poppiera, fa sapere Persiani, «si sono verificati sversamenti di oli e idrocarburi, che sono entrati in contatto con i materiali. Dovranno quindi essere valutati, per stabilire se conformi o meno».
Ma intanto mesi di esposizione al mare e alle onde hanno causato la caduta del tout-venant in mare. «Circa 400-500 tonnellate di materiale sono finite in acqua», fa sapere Persiani, disperdendosi in un raggio di circa cento metri dalla nave. «Questo materiale – continua il sindaco – dovrà essere rimosso e saranno gli enti competenti a stabilire se intervenire solo sulla base della granulometria proposta (50 cm) , o se invece procedere al recupero totale».
La tempistica, salvo rinvii, resta fissata a metà settembre, quando la Guang Rong dovrebbe essere rimessa in galleggiamento e allontanata. Già in aula non sono mancate domande e dubbi. Enzo Romolo Ricci, capogruppo Pd, ha chiesto come verranno rimossi i detriti caduti a mare e se presentano un rischio ambientale. «Ministero e Regione dovranno dire se la proposta di rimuovere solo oltre una certa granulometria sia sufficiente. In caso contrario, andrà rimosso tutto il materiale», ha risposto Persiani. Ma è fuori dall’aula consiliare che le parole del sindaco hanno acceso la polemica. Per Rifondazione comunista, le affermazioni del sindaco contraddicano la linea rassicurante adottata nei mesi scorsi: «Prendiamo atto che la situazione ambientale non è così semplice. C’è contaminazione da idrocarburi sul materiale presente a bordo e con tutta probabilità anche su quello finito in mare. Già nei primi giorni dopo il naufragio avevamo espresso dubbi, ma il sindaco affermò che il pericolo contaminazioni era scongiurato. Oggi scopriamo invece che non è così, e lo apprendiamo dalle sue stesse parole, che di fatto smentiscono le dichiarazioni precedenti».
Il partito solleva interrogativi: «Se il materiale in mare è contaminato, quanto ha inciso sull’ambiente marino? Se le correnti lo hanno spostato, quanto hanno intaccato le spiagge limitrofe? E perché solo oggi veniamo a conoscenza di questa contaminazione? Perché fino ad ora si è mantenuto un pericoloso silenzio?».
Accanto alla preoccupazione politica, c’è però chi invita a non drammatizzare. I balneari, che da mesi convivono con la presenza della nave davanti agli stabilimenti, ritengono che i controlli abbiano già garantito sufficienti certezze. Lorenzo Marchetti, titolare del bagno Tirreno che si trova proprio davanti alla Guang Rong, non nasconde la sua perplessità: «La notizia mi ha lasciato perplesso, perché in questi mesi non abbiamo avuto alcuna avvisaglia. Non solo non abbiamo mai trovato resti o tracce di idrocarburi sulla spiaggia, ma Arpat è venuta più volte a fare prelievi della sabbia qui davanti e tutte le volte ci hanno detto che non risultavano fonti di inquinamento. Penso si tratti di un eccesso di scrupolo».