Aulla, i maiali scappano dal recinto. Rischio peste suina: tutti abbattuti
Allevatore protesta: «Non gli hanno fatto il test». L’Asl spiega: è la regola
AULLA. È davvero rammaricato un allevatore aullese di maiali: i suoi suini – 14 complessivamente – sono scappati dal recinto e l’Asl gli ha ordinato di abbatterli. Tutti. Lui ha ubbidito al diktat dell’azienda sanitaria, consapevole che tutt’ora – anche in Lunigiana come nel resto della Toscana – si stia vivendo in un “regime” del tutto straordinario a causa della peste suina, malattia virale altamente contagiosa che colpisce solo i suini (maiali domestici e cinghiali). Adesso vuole però una spiegazione su di un aspetto della vicenda che non gli è chiaro: «Voglio sapere perché mi è stato detto di far abbattere tutti i maiali senza che prima fosse eseguito su ogni singolo animale il test per la peste suina», il test Psa (test per la peste suina africana).
Il racconto
Ecco come inizia la disavventura dell’allevatore che aveva maiali per autoconsumo. I suoi suini sono tenuti nella zona della stazione ferroviaria di Aulla su terreni di un ettaro. «Un grosso cinghiale – racconta – è entrato nel mio allevamento, ha bucato la rete e i miei maiali sono scappati via». L’allevatore cerca di recuperarli, lì per lì – racconta – non riesce nell’intento, poi i maiali tornano. Nel frattempo, racconta ancora, informa l’Asl dell’accaduto e l’azienda sanitaria ordina l’abbattimento di tutti i suini.
Cosa è previsto
Il Tirreno ha sottoposto la questione all’Asl nord ovest che risponde: parliamo «di animali allo stato semi-brado»; «Già in passato, sopralluoghi dei veterinari, avevano verificato la difficoltà dell’allevatore di tenere i maiali all’interno della sua proprietà». «C’era stato un primo provvedimento – dettaglia l’Asl – L’allevatore avrebbe dovuto contenerli o abbatterli». E qui l’azienda sanitaria motiva il perché, rammentando un ordine che vale per tutti gli allevatori: «In base alle normative sulla peste suina, i suini domestici vaganti e non identificati vengono equiparati a cinghiali selvatici (sono entrambi suidi)» . I veterinari Asl hanno dunque sollecitato «più volte l’allevatore perché mettesse ordine nella situazione». «L’ultima volta gli animali non erano nel recinto e quindi gli operatori, in base alla normativa – spiegano ancora dagli uffici Asl – non hanno potuto far altro che emettere un provvedimento di abbattimento degli animali (dando all’allevatore il tempo per metterlo in pratica), non essendo lui in grado di contenere i maiali in maniera adeguata».
La norma
Nello specifico il Piano nazionale di sorveglianza e eradicazione 2025-2027 del ministero della salute prevede per il monitoraggio e il contrasto della peste suina regole molto stringenti, in particolare nelle aree di restrizione come la Lunigiana: ricordiamo che il primo caso toscano in assoluto di peste suina si riscontrò proprio in Lunigiana, a Zeri. È necessario adottare pratiche di igiene per prevenire la diffusione del virus, che può sopravvivere a lungo nell’ambiente. Vengono equiparati ai cinghiali anche gli altri suidi vaganti e non identificati (anche se suini domestici, come nel caso dell’allevatore aullese), perché tutti possono rappresentare un pericolo per gli altri animali. I suidi abbattuti – siano essi cinghiali selvatici o suidi vaganti e non identificati – vengono poi testati per la pese africana.