Italia
Tre giovani rischiano di annegare: il salvataggio eroico dei bagnini a Marina di Carrara
Due sul pattìno e due con i baywatch riescono a raggiungerli tra le onde
MARINA DI CARRARA. Per uno di loro si è temuto che non riuscisse a farcela: nonostante fossero tutti giovani e al massimo della prestanza fisica. Stavano per essere inghiottiti dal mare – che martedì era molto agitato – tre ragazzi tra 25 e 30 anni. Turisti. Stranieri. Le loro famiglie devono ringraziare quei quattro bagnini – tra loro c’è chi ha appena iniziato a tener e il fischietto al collo e chi ha invece un’esperienza consolidata – che, appollaiati sulle torrette di avvistamento dei bagni Italia, Morgana e Lydia, non perdono di vista chi si tuffa in mare, soprattutto in questi giorni in cui il vento fa imbizzarrire le onde e le correnti creano vortici fallaci sotto la superficie dell’acqua.
«Non ce la fanno»
Bagno Lydia, ore 18 di martedì. C’è vento, il mare è decisamente mosso e si è già “mangiato” le prime file di ombrelloni. La spiaggia è piena di bagnanti perché – nonostante il cielo si annuvoli e poi si schiarisca in continuazione – si sta bene. Tre giovani turisti sono in acqua. All’improvviso è evidente che siano in difficoltà. Non riescono a venire verso riva, sono spinti “fuori”. Sono finiti in un canale di corrente, come si dice in gergo.
Primo tentativo
«Dalla riva abbiamo cominciato a fare cenni perché si spostassero verso la “secca” – racconta Nicola Gangarossa, 52 anni di cui tre decenni trascorsi indossando la T-shirt con su scritto “Salvataggio” – Ci sbracciavamo, fischiavamo, ma nulla..». Gangarossa neanche dovrebbe essere lì, è già sceso da ore dalla torretta del bagno Lydia, ha finito il suo turno di lavoro. «C’ero – spiega – perché ho visto che il mare era molto agitato, i bagnini sono ragazzi in gamba ma qualcuno è giovane. Volevo essere di supporto».
Via, con il “banano”
Non ce la fanno i tre ragazzi in acqua. Alessandro Barattini, responsabile della cooperativa Mare Sicuro, scende dalla “sua” torretta del bagno Morgana (che è accanto al bagno Lydia). Lui e Gangarossa spingono in acqua il “banano” – così si chiamano i pattini di nuova generazione, le cui punte sembrano gli estremi di una banana, appunto – e ci saltano su. Devono raggiungere i tre ragazzi. Intanto, due di loro sono riusciti a “guadagnare” la secca e – se riescono a stare fermi lì – sono salvi. Sono le condizioni in cui si trova il terzo amico, piuttosto, che preoccupano.
Mente fredda
Quando il mare è mosso e ti spinge al largo «nessuno ce la può fare se cerca di venire verso riva. Bisogna, piuttosto, “tagliare” a destra o a sinistra, farsi trasportare dalle onde, e farsi “scaricare” laddove c’è la secca. È la prima regola, che dovrebbe essere insegnata subito ai bambini, al primo corso di nuoto. Capisco, però, che non sia facile mantenere la lucidità mentre ti senti portare via e non farsi prendere dal panico».
I rinforzi
Intanto, accorrono anche altri due colleghi bagnini. L’unione fa la forza. Dalla torretta del bagno Italia è sceso Stefano Giunta, 25 anni, e dalla torretta del Lydia Samuele Pernoi, diciottenne. Si tuffano in mare entrambi con il baywatch – il galleggiante di salvataggio che ha dato il titolo a una fortuna serie tv degli Anni Novanta, Made in Usa – o meglio il rescue tube. Quindi adesso in mare ci sono i bagnini Alessandro e Nicola sul banano e Stefano e Samuele a nuoto: tutti e quattro stanno “convergendo” sul terzo ragazzo. «Era già a cento metri dalla riva, sì, era piuttosto lontano», valuta Gangarossa. Dalla spiaggia, i bagnanti si spostano sulla battigia: sono in ansia. Ce la faranno? «Tagliando il canale di corrente, lo abbiamo raggiunto – Era sfinito, i due colleghi in acqua l’hanno “chiuso” tra le due punte del banano e lo abbiamo portato a riva». Tutto è bene quel che finisce bene. Sarà anche il loro mestiere, ma sono eroici, sì, i bagnini che ad ogni mare-mosso rischiano la vita per chi vuole fare il bagno.