Massa, operava i pazienti in casa: medico di 45 anni finisce a processo
Ora è ai domiciliari: il 12 giugno l’udienza per rito abbreviato. Imputata anche l’allora compagna che secondo l’accusa l’avrebbe aiutata
MASSA. A processo con rito abbreviato. È il prossimo passaggio della vicenda giudiziaria che ha come protagonista Francesco Cardillo, medico chirurgo 45enne accusato dalla Procura di Massa-Carrara di avere sedato senza la necessaria abilitazione e con l’aiuto della compagna (questa l’ipotesi accusatoria) svariati pazienti che a lui si erano rivolti per sottoporsi a interventi di chirurgia estetica e plastica in un ambulatorio – ritenuto abusivo dagli inquirenti – allestito all’interno della sua abitazione a Montignoso, in località Cervaiolo.
Dopo la chiusura delle indagini preliminari avvenuta a febbraio e la successiva richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura l’avvocato David Giovanni Cappetta (difensore del medico) ha fatto richiesta per procedere tramite rito abbreviato: si tratta di un’alternativa al rito ordinario che permette all'imputato di ottenere in caso di condanna un significativo sconto di pena (pari a un terzo rispetto a quella eventualmente comminata con rito ordinario) in cambio della rinuncia al dibattimento e chiedendo al giudice di pronunciarsi sulla sola base degli atti già raccolti durante le indagini. L’istanza dell’avvocato Cappetta è stata ammessa dal giudice che ha fissato la prossima udienza – quando è prevista anche la formulazione da parte della pubblica accusa delle eventuali richieste di pena, e al termine della quale potrebbe già arrivare la sentenza di primo grado – a giovedì 12 giugno.
A processo anche l’allora compagna di Cardillo a cui viene contestato dalla Procura di averlo assistito, a sua volta non abilitata, nelle pratiche mediche e anestesiologiche e il cui legale (l’avvocato Ivan Gabriele Costantini del foro di La Spezia) ha chiesto la sua messa alla prova. Misura che implicherebbe, se accordata, la sospensione del procedimento penale e potrebbe portare all’estinzione del reato, se conclusa con esito positivo.
Si sono costituite come parti civili nel procedimento sia l’Asl Toscana nord ovest (rappresentata dall’avvocato Luca Cei) che l’Ordine dei medici di Massa-Carrara (rappresentato dall’avvocato Lorenzo Losi di Livorno). Non è stato ammesso come parte civile, invece, il Comune di Montignoso.
L’inchiesta
L’inchiesta – scattata nel maggio 2024 e culminata con l’arresto, all’alba dello scorso 13 gennaio, dello stesso Cardillo con un blitz eseguito dai militari della Finanza e della sezione operativa navale di Marina di Carrara – è partita da una serie di segnalazioni da parte dell’Asl. Soffiate relative a episodi di assenteismo ritenuto ingiustificato da parte del medico (allora convenzionato con l’azienda nei presidi territoriali di emergenza in Lunigiana: episodi che Cardillo, durante l’interrogatorio di garanzia, ha sostenuto riguardassero le pause fatte per mangiare, non essendo prevista una pausa-pranzo) e di appropriazione di farmaci di proprietà ospedaliera.
Perquisendo la villetta del medico a Montignoso le fiamme gialle hanno così trovato l’ambulatorio al suo interno, documentando «pessime condizioni igienico-sanitarie» e pratiche (come la somministrazione di farmaci anestetici, anche per anestesia totale, somministrati in via endovenosa) che mettevano «a repentaglio l’incolumità del paziente». Agli atti di indagine risulterebbero due episodi più gravi, con le testimonianze di due donne rintracciate dai militari attraverso i contatti del cellulare di Cardillo (sequestrato dalla Finanza) che avrebbero riportati gravi conseguenze (una intubata, l’altra con infezione dovuta a una liposuzione): nessuna delle due, tuttavia, avrebbe presentato alcun tipo di denuncia nei suoi confronti.
Dopo la convalida dell’arresto per Cardillo – che ha fin da subito collaborato esponendo la sua versione dei fatti alla pubblico ministero Clarissa Berno e alla gip Marta Baldasseroni, e negando di aver fatto sedazioni profonde ai clienti dell’ambulatorio di Montignoso – sono scattati i domiciliari con braccialetto elettronico, misura questa confermata anche dal Tribunale del Riesame di Genova a cui la pm si era rivolta impugnando l’ordinanza di scarcerazione.
Le ipotesi della Procura
La Procura di Masssa-Carrara si è quindi mossa nei confronti di Cardillo e dell’allora compagna (mai sottoposta a misure cautelari). Svariate sono le ipotesi di reato contestate dagli inquirenti a carico del medico, professionista conosciuto e stimato in tutto il territorio apuano (e incensurato): dall’esercizio abusivo della professione medica (per l’assenza di abilitazione da anestesista-rianimatore) aggravato dal fatto di essersi avvalso dell’aiuto della compagna alla truffa aggravata ai danni dello Stato, dal peculato alla combustione illecita di rifiuti (in quanto secondo gli inquirenti avrebbe bruciato nel giardino della casa di Montignoso i materiali medici usati nelle attività svolte nell’ambulatorio).