Massa, nel 2024 cento ingressi al pronto soccorso per casi di violenza
Numeri in crescita. Il 6% dei maltrattamenti riportati riguardano minorenni
MASSA. Cento codici rosa registrati nell’area della provincia di Massa-Carrara nei primi nove mesi del 2024. Un numero destinato a salire entro la fine dell’anno: statisticamente, gli accessi ai pronto soccorso della provincia di persone vittime di violenza sono circa 11 al mese. I dati arrivano direttamente dalla Rete Codice Rosa dell’Asl Toscana nord ovest. E ricalcano, drammaticamente, uno scenario che risultava già consolidato nel 2023, addirittura con numeri in lieve crescita.
Il confronto con il 2023
L’anno scorso infatti furono 125 i codici rosa attivati tra il Noa e gli ospedali di Pontremoli e Fivizzano (rispettivamente 121 al Noa, 2 a Pontremoli e altrettanti a Fivizzano). Per il 2024 invece, secondo i dati più recenti già accertati e che fanno riferimento ai primi nove mesi dell’anno, sono 92 i casi presi in carico al Nuovo ospedale Apuane, 6 a Pontremoli e 2 a Fivizzano (con la consapevolezza che per quanto riguarda le violenze sessuali queste vengono centralizzate unicamente all’ospedale Apuane, dove è presente un ginecologo e un pediatra reperibili 24 ore su 24 e dove quindi è possibile applicare ogni necessaria procedura volta alla sicurezza della paziente). Considerando appunto la media di 11 casi registrati al mese, è probabile che il bilancio del 2024 sia quindi peggiore, pur di poco, rispetto a quello dell’anno passato. Ma il dato potrebbe anche rappresentare una faccia diversa della medaglia. Se infatti numericamente i codici rosa attivati potrebbero essere di più, questo è anche il simbolo «di una maggiore sensibilità – spiega la referente del percorso Codice Rosa per i medici del pronto soccorso zonale Maria Angela Lencioni – chi è vittima di violenza è sempre più cosciente di trovare un percorso sicuro e certificato presso i pronti soccorso, tant’è che a luglio 2023 è nata anche una procedura a livello di area nord ovest più dettagliata e che permette una diagnosi più particolareggiata caso per caso».
I numeri
Ma analizziamo più nel dettaglio i dati emersi dalla rete Codice Rosa per l’area di Massa-Carrara. Dei 92 accessi registrati al pronto soccorso del Nuovo ospedale Apuane (76 relativi a donne, 16 a uomini), 86 riguardano persone con età superiore ai 18 anni di età e sei minorenni. La maggior parte dei casi è relativo a maltrattamenti in famiglia (ben 88 su 92) mentre quattro sono state le violenze sessuali trattate dai medici del pronto soccorso adibiti al percorso di tutela del paziente. Solo donne invece per i casi di maltrattamenti in Lunigiana (5 maggiorenni e una minorenne a Pontremoli e due maggiorenni a Fivizzano), dove come anticipato non possono essere trattati i casi di violenza sessuale (centralizzati al Noa) ma i cui pronti soccorso sono comunque muniti di operatori formati in grado di riconoscere, accogliere e trattare i casi di vittime di violenza di genere. Preoccupante senza dubbio anche l’aumento dei minori registrati nei casi di violenza e maltrattamenti. Questo perché «anche la violenza assistita viene registrata in pronto soccorso come maltrattamento a tutti gli effetti – spiega la dottoressa Lencioni – quindi se una mamma si presenta con i figli che hanno assistito alla violenza diretta che lei ha subito, questi vengono presi in carico da operatori specializzati e pediatri che possono aiutarli in un percorso di supporto, anche psicologico».
Violenza generalizzata
Al di là dei numeri e delle statistiche, tuttavia, non è più possibile «identificare un profilo preciso della vittima di violenza – spiega Marco Leorin, responsabile del pronto soccorso del Noa di Massa – in passato i casi erano perlopiù concentrati in platee di persone ai margini della società, o con gravi difficoltà sociali o economiche. Oggi, anche se certo un contesto socio-economico e familiare complicato non aiuta, la correlazione non è così scontata: in pronto soccorso – racconta – si presentano anche persone con un lavoro stabile, una vita sociale attiva e una situazione socio-economica che potremmo definire agiata. Sia italiane che di origine straniera». Quello della violenza di genere è dunque «un fenomeno purtroppo generalizzato – spiega il dottor Leorin – per questo è essenziale che le istituzioni, le forze dell’ordine, i servizi sociali e il personale sanitario dei pronti soccorso rafforzi sempre più, come avvenuto negli ultimi anni, la rete del Codice Rosa, anche insieme alle associazioni che lavorano sul territorio e si occupano di vittime di violenza assicurando loro una protezione anche dopo la denuncia. È fondamentale – conclude – garantire un percorso di assistenza nel tempo perché le violenze non sono quasi mai occasionali ma hanno un background già caratterizzato da maltrattamenti. E, spesso, queste persone hanno ricadute in rapporti tossici che portano a recrudescenze del fenomeno».