Politeama di Carrara, ecco la super perizia: «Superficialità sbalorditiva»
Depositati gli atti del consulente del tribunale. Nel mirino anche i mancati controlli del Comune
CARRARA. Nel procedimento penale per il Politeama, è stata depositata in questi giorni la super perizia del professor ingegner Gianfranco De Matteis: 161 pagine solo di relazione finale da parte del consulentetecnico d’ufficio nominato del tribunale, alle quali bisogna aggiungere altre centinaia di pagine di allegati e calcoli. Non ci esce bene palazzo civico, visto che il consulente dopo aver analizzato i vari lavori finiti nel mirino, osserva amaramente: «Gli effetti di tali improprie condotte e circostanze sono risultati senz’altro amplificati dalla mancanza di un’efficace azione di controllo da parte degli organi competenti (principalmente l’Ufficio Tecnico del Comune di Carrara)». Ma in generale, impressiona una frase: «È sussistito un generale e, sotto molti aspetti, sbalorditivo stato di superficialità che ha dato luogo alla predisposizione di atti e documenti tecnici caratterizzati da errori, imprecisioni ed omissioni».
Le conclusioni
«Nel suo insieme - osserva il consulente in merito al Politeama - l’opera, di significativa valenza architettonica, dal punto di vista strutturale rappresenta senza dubbio alcuno una tipologia costruttiva ardita ed unica nel suo genere, riferibile alla scuola antonelliana».
Ricorda che oggetto principale del giudizio sono il dissesto statico per cedimento di un pilastro del corpo centrale (giugno 2008) e il crollo parziale dell’ala sinistra (marzo 2011) dell’edificio. Ricorda: «È accertato che lo stato di sofferenza dei pilastri del piano terra del corpo centrale, in particolare del pilastro B4 e di quelli ad esso contigui, è risultato significativamente aggravato dagli interventi di sopraelevazione del corpo centrale e realizzazione della copertura in cemento armato, realizzati a seguito della concessione edilizia nr.32, rilasciata il 18/01/1989 e della successiva variante nr. 32/89, rilasciata in data 07/02/1991, e, successivamente, dalle ristrutturazioni degli appartamenti al IV e V piano del corpo centrale eseguite a partire dal 2006. Entrambi gli interventi hanno indotto sui menzionati pilastri un evidente e determinante incremento dello stato di sollecitazione». Secondo il professionista, «ricorrono diverse circostanze che impongono (e avrebbero da tempo imposto!) l’esecuzione della valutazione della sicurezza della costruzione. Nelle more che tale procedimento sia compiuto, proprio in relazione all’esito incerto (che nella circostanza a dire il vero appare certo, ma in termini negativi!) la costruzione nel suo complesso (compresa l’ala destra) deve ritenersi inutilizzabile».
Superficialità
«Con riferimento poi alla valutazione dell’istanza di indemolibilità delle opere presentata dalla Caprice s.r.l. in data 4.2.2004, relativamente all’intervento di sopraelevazione ed ampliamento del corpo centrale di cui alla Concessione n. 32 del 1989 e alla successiva variante del 1991, attraverso l’analisi puntuale della documentazione tecnico-amministrativa in atti, è risultato evidente che l’Ufficio Tecnico Comunale abbia operato con superficialità, consentendo di qualificare forzatamente l’intervento come eseguito in “parziale difformità dalla concessione” e non, invece, come effettivamente eseguito in “totale difformità”. In generale risulta palese la presenza di numerose circostanze e aspetti singolari nella gestione dell’edificio del Politeama e nell’esecuzione dei vari interventi edilizi a cui esso è stato soggetto, che, in vario modo, hanno sicuramente determinato un rapporto di causalità rispetto agli eventi verificatisi. In particolare, la disamina dei documenti presenti in atti ha posto in evidenza che è sussistito un generale e, sotto molti aspetti, sbalorditivo stato di superficialità che ha dato luogo alla predisposizione di atti e documenti tecnici caratterizzati da errori, imprecisioni ed omissioni. I suddetti aspetti di incauta gestione si sono verificati innanzitutto nella fase progettuale degli interventi, attraverso i vari tecnici intervenuti a partire dal 1989 per la redazione delle pratiche di carattere sia tecnico-urbanistico che di progettazione strutturale. Analogamente, i suddetti aspetti di incauta gestione si sono verificati anche in fase esecutiva, durante l’attuazione degli interventi, per effetto della condotta impropria da parte della direzione dei lavori, nonché dei committenti e delle imprese esecutrici, i cui effetti sono stati amplificati dalla mancanza di un’efficace azione di controllo esercitata da parte degli organi competenti».
«Anomalo e incomprensibile»
Prosegue il consulente: «Si deve segnalare inoltre che, antecedentemente al 2008 e anche pochi mesi prima del crollo del 2011, erano state prodotte numerose segnalazioni che evidenziavano lo stato di criticità del Politeama sia in termini statici che manutentivi. Proprio per far fronte a tali problematiche, nel 2009 si provvedeva allo sgombero dell’intero corpo centrale e dell’ala sinistra con la predisposizione di opere di messa in sicurezza provvisionali (puntelli) per la sola parte centrale, ma non si dava corso alla valutazione della sicurezza della costruzione, che pure, invece, risultava obbligatoria. Tra l’altro, precedentemente, la valutazione della sicurezza era stata più volte invocata da vari soggetti a vario titolo intervenuti. Si segnala altresì che a fronte di uno stato di sofferenza delle strutture (che era stato nel frattempo inequivocabilmente documentato) e del cattivo stato di conservazione e di protezione della costruzione, in particolare dell’ala sinistra, risulta anomalo e per certi versi del tutto incomprensibile il motivo per il quale si sia provveduto a porre in essere le misure cautelative (attraverso l’apposizione nell’anno 2009 delle opere di puntellamento) nella sola porzione centrale, lasciando, invece, l’ala sinistra del fabbricato priva di adeguata protezione. Risulta evidente che le eventuali operazioni di puntellamento dell’ala sinistra del fabbricato avrebbero senza dubbio alcuno evitato il crollo delle strutture in quella porzione di edificio. Probabilmente, anche una maggiore cura nella gestione di tali aree, all’epoca prevalentemente interessate da cantieri e lasciate per lungo tempo in stato di abbandono e prive di ogni adeguata protezione, avrebbe certamente consentito di mitigare gli effetti di degrado, evitando con buona probabilità la rovina delle strutture».