Il Tirreno

Beni estimati, la sindaca farà ricorso in Cassazione

di David De Filippi
Beni estimati, la sindaca farà ricorso in Cassazione

E annuncia: «Sarà una battaglia anche dai connotati politici»

26 novembre 2022
4 MINUTI DI LETTURA





CARRARA. La sindaca Serena Arrighi ha sciolto le riserve: presenterà ricorso in Cassazione per provare a riportare le cave considerate private, i beni estimati, nel patrimonio pubblico. Lo ha annunciato nel corso della commissione marmo presieduta da Nicola Marchetti di ieri, e che aveva al centro della discussione proprio i temi dei beni estimati e una relativamente recente decisione del Tar relativa tra l’altro alle certificazioni Emas.

«Sento il dovere di portare avanti certi argomenti – ha esordito la sindaca Serena Arrighi, durante il suo intervento – Ritengo coerente farlo sia per le persone che mi hanno votato, sia per le forze politiche che mi sostengono. Per ciò che riguarda il tema dei beni estimati, ricorreremo quindi in Cassazione e sarà una battaglia anche dai connotati politici».

E aggiunge: «Sui beni estimati siamo pronti a portare a termine il percorso intrapreso anni fa da questa maggioranza». In qualità di titolare della delega specifica, la prima cittadina ha fatto quindi chiarezza sulle prossime azioni che il Comune intraprenderà riguardo due vicende giudiziarie che negli ultimi mesi hanno interessato le cave considerate private (circa un terzo degli agri marmiferi del territorio comunale) e il relativo regolamento comunale.

«Per quanto riguarda la natura dei beni estimati – ha proseguito la sindaca - siamo pronti a procedere. Diverso è invece il caso della sentenza del Tar dello scorso agosto nella quale i giudizi fiorentini si sono espressi, tra l'altro, sull'articolo 21». L’articolo 21 riguarda, lo ricordiamo, la possibilità per le aziende di proporre e realizzare progetti a favore della città in cambio del prolungamento della concessione.

Serena Arrighi ha interpretato come una decisione positiva per il Comune, andando a confermare quasi totalmente non solo l'impianto dell'articolo in questione, ma anche dell'intero regolamento comunale degli agri marmiferi. Anche sulla materia delle certificazioni Emas (in quella sentenza, si faceva presente che chi la possiede ha diritto ad ulteriori due anni aggiuntivi rispetto ai 25, ndc), sono stati rilevati aspetti costruttivi: «Altri aspetti della sentenza come quello dell’Emas – ha proseguito la prima cittadina – rappresentano fattori positivi, che sproneranno tutte le nostre aziende a certificarsi e quindi intraprendere un percorso sempre più virtuoso, pur tenendo conto delle esigenze delle imprese, che non devono risultarne ingessate. Il mio obiettivo è comunque quello di avere nel tempo tutte le aziende dotate di certificazione».

Il consigliere Matteo Martinelli, che nel precedente mandato aveva affrontato molto da vicino il tema marmo da vicesindaco e assessore a marmo della giunta a 5 Stelle, ha inoltre ringraziato la sindaca per la presenza in commissione e invitandola anche a successivi approfondimenti, ritenendo il tema molto importante, non solo per l’opportunità di studiare un maggior gettito utile ai cittadini, ma anche per la complessa vicenda dei beni estimati.

Sugli argomenti sono interventi anche il consigliere Cosimo Ferri, Massimiliano Bernardi e Gianmaria Nardi. La consigliera Alberta Musetti ha infine proposto di mettere all’ordine del giorno un elenco dei ricorsi pendenti nel settore marmo a cui il dirigente del settore Giorgi ha suggerito l’opportunità di indicare quei ricorsi il cui esito potrebbe risultare potenzialmente in grado di incidere in modo significativo sui bilanci.

La sentenza

Era il giugno scorso quando uscì la sentenza della Corte d’Appello di Genova. I giudici di secondo grado avevano confermato l’impostazione data in primo grado dal tribunale di Massa quattro anni fa.

In diciotto pagine i giudici genovesi hanno ripercorso la plurisecolare vicenda, concludendo che «Il quadro normativo ha dato luogo ad una consolidata prassi negoziale e determinato la nascita e lo sviluppo di un diritto vivente conforme alla disciplina dei beni estimati come di natura privata. La prassi giurisprudenziale ed i numerosi atti negoziali riguardanti i medesimi beni risultano dai documenti in atti: atti di compravendita, contratti di affitto, espropriazioni individuali e collettive, in seguito alle quali i beni sono stati trasferiti al soggetto aggiudicatario, così come sentenze di accertamento dell’usucapione». Insomma, a risultare decisive non sono state le interpretazioni da dare al famoso editto di Maria Teresa Cybo Malaspina del 1751, ma tutto quello che è successo nei 251 anni successivi fino ad oggi. Il fatto che un terzo circa delle cave sia considerato privato (nella vicina Massa, ad esempio, tutte le cave sono pubbliche) presuppone che il Comune non può imporre il canone di concessione su quelle cave e porzioni di cava private. Secondo un calcolo, circa quattro milioni di euro l’anno in meno nelle casse cittadine.

Anche la Corte d’appello aveva fatto riferimento alla Corte costituzionale che aveva spiegato: «Le vicende successive all’editto del 1751 sono segnate da una sequenza di plurisecolari inefficienze dell’amministrazione, che hanno impedito le verifiche e gli accertamenti necessari a porre ordine alla materia. Tuttavia, è un dato storicamente incontrovertibile che nel diritto vivente venutosi a consolidare nei secoli diciannovesimo e ventesimo, i beni estimati non sono trattati come beni appartenenti al patrimonio indisponibile del Comune, al quale dal 1812 erano stati trasferiti i beni delle vicinanze allora abolite. È un fatto che il Comune di Carrara non ha mai incluso i beni estimati tra quelli appartenenti al proprio patrimonio indisponibile; e che, quando, nel 1994, ha adottato il suo primo regolamento che, ai sensi della legge mineraria del 1927, poneva fine alla vigente legislazione estense, quei beni non sono stati trattati». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
Turismo

Il ponte del 25 aprile? Sulle piste a sciare: «Nevicata eccezionale». Ecco gli impianti aperti in Toscana