Il Tirreno

 

Carrara, la Marmifera e i cavatori visti dagli occhi di Mary Poppins

David Chiappuella/
Carrara, la Marmifera e i cavatori visti dagli occhi di Mary Poppins

Il reportage ritrovato. Pamela Travers, l’autrice del celebre libro sulla magica tata, visitò la città nel 1929 Gli scritti portati alla luce dalla ricercatrice Mattei: «Molti i richiami all’esoterismo»

15 novembre 2020
7 MINUTI DI LETTURA






Carrara.
«Quella di Mary Poppins alle cave è stata una sorpresa: ho trovato per caso un richiamo a Carrara nella bella biografia su Pamela Travers, scritta da Valerie Lawson. Pensavo, approfondendo la cosa, di trovare due o tre righe da qualche parte e invece, grazie ai bibliotecari della James Joyce Library di Dublino, sono riuscita a scovare un vero e proprio reportage, nientemeno che sulla rivista letteraria più interessante di quel periodo: “The Irish Statesman,” diretta da William Russell. Mi sono davvero trovata di fronte ad una dichiarazione d’amore per questo angolo della Toscana, per il marmo e la gente del marmo».

Così la ricercatrice Maria Mattei, membro dell’Associazione italiana anglisti e presidente dell’Open Centre di Carrara, sintetizza i risultati dei suoi studi sul viaggio che nel 1929 la trentenne scrittrice inglese Pamela Lyndon Travers, autrice del romanzo “Mary Poppins” (1934), fece nel cuore delle Apuane e su cui scrisse un reportage pubblicato dalla più prestigiosa rivista letteraria dell’epoca.

L’articolo è stato trovato e tradotto dalla studiosa carrarese, impegnata da anni a ripercorrere le vicende legate al Grand Tour che gli intellettuali anglosassoni, tra ‘800 e primi del ‘900, compivano in Italia ed in particolare in Toscana come momento essenziale della loro formazione. Molti di questi viaggiatori, oltre che alle città d’arte, erano interessati al mistero, all’esoterismo ed alla ricerca spirituale. Tra essi anche la Travers, che visitò la nostra città, ricavandone un’impressione profonda.

«Vorrei proporre una riflessione in merito all’articolo su Carrara e il marmo, scritto dalla Travers nel 1929 -spiega la Mattei- e interpretare le sue parole alla luce dell’importanza che la ricerca spirituale e l’esoterismo ebbero per la scrittrice». “Mary Poppins”, tradotto in film dalla Walt Disney nel 1964, con protagonista Julie Andrews, è la celebre storia della magica tata assunta dall’agiata famiglia Banks nella Londra di fine ‘800. Ma la scrittrice, 5 anni prima di pubblicare questo libro, aveva descritto «con maestria una delle opere di ingegneria dei trasporti più affascinanti del ‘900: la Marmifera. Il treno con i locomotori a vapore che portava gli operai su in cava e i blocchi di marmo giù per le strade di montagna. La scrittrice ci lascia una bella immagine del trasporto dei marmi giù fino alla marina, con il primo molo attrezzato per i grandi velieri che imbarcavano gli enormi massi». La descrizione della burocrazia fascista locale è ironica e colorita e quella delle donne del popolo e degli animali, i buoi per il trasporto dei marmi, piena di poesia. «Pamela Travers -osserva la ricercatrice- rende mitici i cavatori e i caricatori del porto. Giganti dalla pelle scura i primi, zingari romantici i secondi. Lo fa mirabilmente, citando Michelangelo e davvero nelle sue parole ci sembra di vedere il Maestro aggirarsi tra i marmi, lassù in cava, per capire in quale blocco fosse imprigionato il David che il suo scalpello avrebbe liberato. Ma allo stesso tempo, come non pensare allo spirito intrappolato nella materia, al cubo e alla sfera del mondo esoterico?».

Secondo la Mattei, infatti, il reportage carrarese della Travers sarebbe caratterizzato da simboli alchemici come la pietra, la montagna, l’aria, il fuoco, l’acqua e le piante, «che ritroviamo nella lettura esoterica originale di Mary Poppins, cancellata da Walt Disney» con la sua «zuccherosa versione cinematografica». Il viaggio della Travers in territorio apuano, dunque, andrebbe letto alla luce di questa simbologia. «La scrittrice -riferisce la Mattei- arriva a Carrara insieme al vento che soffia la polvere bianca, depositandola su ogni cosa. Ritroviamo il vento anche nell’ultima parte dell’articolo, quando gonfia le vele dei vascelli che porteranno i blocchi per mare. Il suo viaggio verso la montagna inizia con l’immagine del fuoco. Pamela Travers viaggia insieme ai macchinisti della marmifera, gli uomini che lavorano con l’elemento fuoco e che l’accolgono con un mazzolino di fiori di lino, simbolo della antica cultura egiziana, di lino sono gli abiti dei sacerdoti». I blocchi di marmo assumono le sembianze di animali, sono “intere comunità che dormono vicine alla spiaggia”, oppure “leoni feriti ai piedi della montagna”. «Gli scarti di cava che vengono fatti cadere nei ravaneti -conclude la Mattei- sono per la Travers esseri umani, sono le bambine cinesi che i genitori non vogliono, quasi che il marmo potesse avere la stessa sostanza degli animali e degli esseri umani».


La presenza massonica. Tre le logge rimaste in origine erano sedici

L’influenza massonica ed esoterica emerge anche nella storia e nell’arte cittadina. Lo stesso simbolo di Carrara è la ruota comacina, marchio dei maestri comaschi. Il Duomo è stato costruito in base alla regola della sezione aurea, il numero magico dei massoni, risalente alla tradizione pitagorica. Sul campanile compare l’immagine del bafometto, di origine templare. Il monumento a Giuseppe Mazzini in piazza Accademia fu scolpito nel 1892 da Alessandro Biggi, presidente della loggia massonica Fantiscritti e sindaco di Carrara dal 1899 al 1903. Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 erano attive sul territorio ben 16 logge. Oggi in provincia operano le logge “Fantiscritti” di Carrara, “Carlo Sforza” di Massa e “Giovanni Conti” di Fivizzano. Nel 2014 il gran maestro Stefano Bisi presenziò all’inaugurazione del busto in marmo dedicato al filosofo Giordano Bruno (1548-1600), arso sul rogo come eretico a Roma durante il pontificato di Clemente VII. L’opera, realizzata da Luciano Massari, attuale direttore dell’Accademia di Belle Arti, raffigura Bruno mentre tiene in mano un libro su cui è disegnato un triangolo, simbolo di perfezione. La scultura si trova in piazza Gramsci, accanto ad un busto scolpito da Gino Nicoli raffigurante Angelo Pelliccia (1791-1863), medico, filosofo e uomo politico originario di Bedizzano, anch’egli accusato di offesa alla religione dello Stato e definito “eresiarca” dalla “Civiltà Cattolica”, rivista dei gesuiti. —

Da Dickens a Sargent, Apuane fonte d’ispirazione per gli artisti

[[atex:gelocal:il-tirreno:massa:cronaca:1.39543664:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.iltirreno.it/image/contentid/policy:1.39543664:1652795771/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]


«Carrara e le Apuane -afferma Maria Mattei- non sono state marginali nell’esperienza di molti intellettuali e artisti anglo americani che hanno visitato la Toscana nel corso del XIX e XX secolo. Firenze e le grandi città d’arte della nostra regione -spiega- sono state il polo di attrazione di viaggiatori e viaggiatrici del cosiddetto Grand Tour, ma anche il marmo, le cave e gli studi d’arte della zona apuana sono stati meta di una ricerca del bello che si è legata indissolubilmente alla pietra e alla sua lavorazione».
Lo scrittore inglese Charles Dickens e il pittore statunitense John Singer Sargent, fiorentino per nascita e cultura e idolo della raffinata America bostoniana, soggiornarono a Carrara. Lo fecero anche le scultrici americane Vinnie Ream ed Adelaide Johnson. «La prima, -riferisce la studiosa- legata agli ambienti massonici americani, amica del Gran Maestro Albert Pike, a Roma si presenta al cardinale Antonelli per fargli un busto in marmo con la sua spilla della massoneria appuntata sul vestito. La seconda è legata alla Società teosofica e ai movimenti esoterici americani». Entrambe «lasciano lettere e scrivono pagine nei loro diari per raccontare le bellezze della zona. Frances Willard, -prosegue la Mattei- una protagonista della storia americana dell’ultima metà dell’800, si fa autrice di un reportage che tocca la situazione politica di questo peculiare angolo della Toscana. Prima ancora, scrittrici romantiche e vittoriane inglesi intessono legami suggestivi con la terra del marmo».
Le Apuane, del resto, erano circondate da un'aura magica. Il 21 dicembre del 1910, solstizio d’inverno, al Passo del Vestito, avvenne l’iniziazione del matematico fiorentino Arturo Reghini, attivo nei movimenti esoterici ed ermetici italiani, membro della Società teosofica e fondatore a Firenze della loggia massonica Lucifero. «Il fatto che l’iniziazione di colui che riteneva occorresse restituire al mondo la Geometria sacra di Pitagora sia avvenuta sulle Apuane -sostiene la Mattei- non è cosa di poco conto».
In effetti, il Passo del Vestito, al centro delle Apuane insieme al Monte Altissimo e al Monte Sagro, è sicuramente un luogo singolare. Secondo alcuni studiosi si tratterebbe di antichissime aree sacre, come dimostrerebbero alcune incisioni rupestri. Il Passo del Vestito, chiamato anche Usciolo, cioè Uscio, o Porta, si trova sull’orlo di un abisso. È un valico e rinvia al rito che permetterebbe agli Iniziati di aprire la porta attraverso la quale due diversi mondi possono comunicare. «Le leggende vogliono che in questo luogo sia sepolto l’antico tesoro dei Liguri Apuani, la popolazione guerriera sottomessa dai Romani dopo lunghe guerre. I vincitori decisero di cancellare ogni traccia di quel popolo, deportandoli nel Sannio e distruggendo per sempre la loro cultura. Inoltre, -conclude la Mattei- se dobbiamo credere a Virgilio, uno dei guerrieri Liguri Apuani era figlio di Re Cigno, che era solito adornare il proprio elmo con le piume dell’animale sacro associato al misterioso popolo degli Iperborei e ad Apollo nordico».
(d.c.)
<SC1038,169> RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
Il caso

Vigile del fuoco morto, scritta no vax al cimitero dove è sepolto. La moglie: «Gesto ignobile»